Discarica addio, arriva il campo da golf

di Nicola Guarnieri

Sarà la trentina Ecoopera ad occuparsi di archiviare la pratica discarica dei Lavini.

Tra sette anni il cumulo di immondizie ospitate a Rovereto Sud sarà infatti solo un ricordo da narrare ai nipoti che sopra staranno giocando a golf. Insomma, sulla spazzatura ci si divertirà e si farà sport. Ma il passaggio dal marcio al diletto ha un costo. Tant'è che piazza Dante ha staccato un assegno per eliminare per sempre il più grande hub dei rifiuti del Trentino. Le cose gettate metaforicamente nel cestino, d'altro canto, costano.

Non solo per tariffe e bollette ma soprattutto per raccoglierle e trattarle in modo da non sporcare ancora di più il territorio. Perché un conto è la raccolta differenziata e un altro l'immondizia propriamente intesa che finisce in discarica. Come quella dei Lavini, dichiarata esaurita anche grazie alle battaglie del quartiere di Marco, nel 2013. La montagna di ciarpame più o meno fastidioso è comunque lì, a ricordare quanto buttiamo nel cestino tutti i giorni.

La Provincia, però, ha messo sul piatto 6 milioni 200 mila euro per la pulizia del sito in modo da trasformare una grande pattumiera in una location perfetta per svagarsi, giocare, liberarsi dallo stress quotidiano. E tra sette anni salvo complicazioni, come detto, la discarica dovrebbe diventare il primo campo da golf ufficiale di Rovereto, una risorsa da diporto ma pure turistica.

All'appalto per liberare il secchione della spazzatura dalle impurità e, come il bacio del principe azzurro alla rana, convertirlo in un ambiente da cartolina hanno partecipato tre consorzi di impresa. Compresa chi ha gestito la discarica fino ad oggi, la Snua, la società che si occupa della raccolta differenziata della Vallagarina tranne Rovereto.

E anche questo è un passaggio che sarà formalizzato entro l'anno: tutti i rifiuti dai Murazzi a Borghetto in mano a Dolomiti Ambiente. Nel frattempo rimane da ultimare la bonifica del polo della «monnezza» accanto al biotopo. E la partita riguarda la gestione integrata della discarica (che da tempo non accoglie nemmeno un granello di sabbia) con la lavorazione dei rifiuti e l'esportazione a recupero del sopravaglio. Ultimato questo lavoro non ci saranno più appalti per il sito in questione.

La Ecoopera, comunque, dovrà provvedere al trasporto degli scarti urbani (ottenuti separando i materiali per pezzatura ed isolando i componenti al fine di ottenere singoli prodotti con accettabili gradi di purezza) verso impianti autorizzati allo smaltimento. Dovrà eseguire altre operazioni ma la più onerosa è proprio la vagliatura che permette di separare i materiali ingombranti da quelli più minuti, la frazione secca dall'umido, il vetro e la sabbia dai combustibili, la carta e la plastica dal vetro e dai metalli. Il sottovaglio, diciamo il «core business» dell'operazione, è quanto raccolto nelle tramogge sottostanti il separatore e contiene in genere metalli, legno, inerti e vetro.

L'azienda trentina dovrà quindi eseguire tutti i controlli, i monitoraggi e le manutenzioni previsti nell'Autorizzazione integrata ambientale, la gestione dell'impianto di trattamento, la triturazione, la vagliatura e la biostabilizzazione con il conseguente trasferimento del residuo per lo smaltimento. Ovviamente dovrà pure indirizzare rifiuti differenziabili agli impianti autorizzati indicati dalla Provincia.

Insomma, pur non incamerando altra spazzatura per fine corsa, la discarica dei Lavini vivrà ancora per sette anni in modo da essere sicuri che quanto rimasto in loco sia effettivamente roba da buttare, non recuperabile a nuova vita e, soprattutto, non dannosa per l'ambiente. Il dopo, chiaramente, è un capitolo a se stante. Ma già questo lavoro sarà opera per puristi. Perché si tratta di ritrattare la differenziata che molti cittadini snobbano. Negli scarti recuperabili, infatti, ci finisce di tutto per l'incuria di chi prova a separarli.

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