Mensa dei Cappuccini: il superiore fra' Massimo in crisi si prende un anno di pausa

di Nicola Marchesoni

Un fulmine a ciel sereno. Fra’ Massimo Lorandini, il superiore del convento dei Cappuccini di Trento e pilastro della mensa dei poveri, ha deciso di fermarsi. Per un anno.

Lasciando sgomenti coloro che operavano con lui. Durante questi dodici mesi deciderà cosa fare in futuro. Per sua stessa ammissione «sarà però difficile rimettere insieme una corda interiore che si è spezzata». Il suo posto verrà preso da fra’ Nicola De Pretto, rettore dell’abbazia di San Lorenzo di Trento. A gestire la mensa sarà un frate che arriverà oggi dal Veneto, fra’ Fabio Squizzato.

Prima di lasciare il convento nella giornata di venerdì, fra’ Massimo, 47 anni, ha spedito ai volontari una lettera (nel riquadro trovate il testo integrale, ndr) in cui vengono spiegati i motivi della sua decisione. A farlo precipitare in una crisi fisica, psicologica ed emotiva più grande della sua enorme forza interiore e spirituale, è stata la prematura scomparsa del suo braccio destro padre Gianpietro Vignandel. Covid-19 ha avuto la meglio sul poderoso fisico del cappuccino.

Per il suo aspetto, grande e corpulento, era affettuosamente soprannominato «fra’ Tuck», richiamando l’omonimo personaggio della saga di Robin Hood che ben si addiceva anche alla personalità di Gianpietro: sempre in prima linea per i poveri, una delle anime della mensa del convento.

Da quel momento fra’ Massimo si è sentito a terra «come un pugile pestato». Originario di Spormaggiore e arrivato a Trento nel 2014, nel 2016 era stato chiamato ad una sfida difficile da vincere: prendere il posto di padre Fabrizio Forti. Lo ha fatto nel migliore dei modi. In poco tempo è riuscito a diventare un punto di riferimento per le persone con cui il destino è stato ingeneroso e un simbolo del Trentino solidale. Il Coronavirus ha messo in ginocchio il convento e la mensa della Cervara. Tutti i dieci frati che compongono la comunità cappuccina sono stati colpiti, chi in maniera più lieve chi, appunto, con sintomatologie più gravi e preoccupanti. Due hanno perso la vita, gli altri hanno abbandonato per mesi le loro attività.
Al posto della cena ci si è dovuti limitare alla sola consegna di panini, bibite e scatolame al posto della cena al coperto. A peggiorare una situazione già di per sé complessa anche la regola che prevede che l’attività di distribuzione possa essere fatta solo dai volontari con meno di 55 anni.
Nel giorno successo alla notizia della pausa di riflessione di un anno di fra’ Massimo, i sentimenti che prevalgono negli animi dei frati e dei volontari sono la tristezza e l’incredulità.

«Per noi - spiega fra’ Nicola - è un momento molto complicato. Inutile negarlo. Ci daremo da fare per superarlo. Le cose che che mi sono detto con Massimo restano riservate, non è giusto renderle note. Gli siamo vicini». E aggiunge: «Siamo reduci da mesi terribili, durante i quali abbiamo dovuto affrontare delle prove durissime. Insieme alla persona che arriverà dal Veneto dobbiamo mandare avanti la nostra realtà». Anche Alessandra Cipollone, responsabile della Comunità Nuovi Orizzonti di Trento, dopo aver saputo della decisione di fra’ Massimo, le ha mandato un messaggio di vicinanza: «Chi porta avanti una missione come la sua, perché di questo si tratta, spesso si dona completamente e finisce per ritrovarsi in solitudine. Spero che in questo periodo Massimo riesca a recuperare e a tornare in prima linea». E ancora: «A complicare il lavoro di assistenza a chi è in difficoltà, ci si è messo quest’anno Covid-19. La pandemia ha avuto effetti devastanti. Pure nel nostro caso il Coronavirus, ma passerà. Ne sono sicura»

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