Sardagna vince la battaglia stop alla discarica, stralcio dal Piano provinciale

«Discarica da stralciare dal Piano provinciale di gestione dei rifiuti inerti». È una frase che a Sardagna aspettavano da decenni. Poche parole dal significato storico per il paese dove gli abitanti si sono battuti, uniti, contro il sito. L’ex cava di argilla - scavata alle porte del paese negli anni Settanta dall’Italcementi e poi destinata ad accogliere inerti, prima 150.000 mc poi 1.220.000 mc - non sarà più una discarica e non potrà essere riattivata. La giunta provinciale, con un conchiuso, ha infatti approvato il piano di stralcio relativo alle discariche di inerti. Piano che depenna dalla lista il sito di Sardagna.
Sono molteplici le ragioni per cui la Provincia, accogliendo la richiesta degli abitanti, ha cancellato la discarica di inerti, ma la motivazione principale è un movimento franoso non compatibile con l’accumulo di inerti. «Il sito - si legge nel capitolo dedicato a Sardagna dal Piano provinciale - si trova in un’area con penalità elevate, per la Carta di sintesi della pericolosità, per la presenza di fenomeni franosi».
In particolare, per l’Allegato 1 del decreto legislativo 36 del 2003, la presenza di frane è considerata una condizione di non idoneità non derogabile. Lo stesso criterio costituisce una condizione di non idoneità anche per la normativa provinciale. Alla luce di tali considerazioni «la discarica non può essere localizzata, stante la pericolosità dell’area».
Ci sono però anche altre ragioni che avrebbero dovuto sconsigliare la pianificazione di una discarica nell’ex cava di Sardagna. «La parte occidentale della discarica, costituita da quasi la metà dell’area, rientra inoltre nella fascia di 300 m dall’area agricola di pregio sita a ovest, imposta quale condizione di non idoneità non derogabile.
La zona sud del sito si trova inoltre in area a bosco, anche questi considerati come criteri non derogabili dalla normativa nazionale, ma derogabile da quella provinciale previa verifica». E ancora: «Il sito rientra anche nell’area sismica 3, in parte in tutela ambientale, in parte all’interno delle fasce di rispetto cimiteriali, considerate condizioni di non idoneità da poter tuttavia superare con valutazioni specifiche».
Infine «la discarica si trova vicino all’abitato di Sardagna e prossimo alle case isolate a nordovest. Per tali fattori, la normativa impone la valutazione delle condizioni locali di accettabilità dell’impianto. In tal merito si evidenziano le numerose osservazioni pubbliche e la grande partecipazione dell’assemblea pubblica riscontrata durante l’ultima istruttoria di Via».
Ecco le conclusioni: «Si ritiene che il sito non sia idoneo alla realizzazione di una discarica, pur ritenendo necessario prevedere un contenimento geotecnico del sito, eventualmente accompagnato dal mantenimento del sistema teleferico di trasporto del materiale per non andare ad incidere nel centro abitato.
A Sardagna la notizia ha subito fatto il giro del paese: «Che dire, siamo molto contenti - dice Alessandra Degasperi portavoce del comitato di cittadini contro la discarica - abbiamo avuto fiducia nella politica e siamo stati premiati». Rimane da capire quale sarà il futuro dell’ex cava. «Abbiamo un sogno: che l’area venga acquisita dal’ente pubblico e recuperata a verde. Il nostro obiettivo era difendere la montagna, ci siamo riusciti. Sarebbe bello che si creassero le condizioni perché un luogo simbolico come la cascata diventi fruibile da tutti».

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Sardagna, la discarica della discordia

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