Nella scia di Vale Rossi sulla moto nata a scuola

Matteo Bertè, a soli 14 anni, sul podio nelle piste d'Italia

di Nicola Guarnieri

Ha solo 14 anni, una doppia passione per scuola e sport agonistico e, di conseguenza, un doppio sogno in qualche modo legato. Matteo Bertè ha le idee chiare in testa: da grande vuole diventare Valentino Rossi o, se dovesse andare male, almeno essere un ingegnere in grado di fornire ai futuri campioni della MotoGp una moto, appunto, da campioni.

Il ragazzo alense, per ora, coltiva con successo entrambe le ambizioni. È iscritto al primo anno dell'Itt Marconi meccatronica di Sant'Ilario e riempie la bacheca di vittorie e podi sui circuiti italiani ed europei delle due ruote veloci. Tutto qui? Giammai! Perché la moto di Matteo è, come detto, il sogno ma anche il domani visto che - unica al mondo - non è realizzata da uno dei mostri sacri del firmamento dei bolidi carenati (Honda, Yahama, Ducati o Suzuki) ma esce direttamente dalla scuola.

La progettazione e la costruzione, infatti, è opera degli studenti del Politecnico di Torino e la giovanissima guida di casa nostra partecipa allo sviluppo, testa le prestazioni e poi sfreccia nelle gare tricolori. Ed è forse il solo esempio di studente che ha appena iniziato le superiori ma è già impegnato nel tirocinio, addirittura universitario e quindi almeno un lustro più avanti rispetto alla tabella di marcia didattica. Della serie: quando finirà le Iti avrà una porta spalancata proprio al Politecnico e ci arriverà già formato. Roba da far invidia anche ad americani e giapponesi.

Il pilota del Motoclub Ala, nonostante l'anagrafe lo inquadri nell'adolescenza, cavalca una 250 quattro tempi, roba forte insomma, e sta collezionando podi nel campionato italiano velocità classe PreMoto3. Tradotto, significa che è ad un solo passo dal circuito iridato, quella Moto3 che apre tutte le gare dei vip e che, non a caso, è il trampolino di lancio per i futuri Rossi, Lorenzo, Marquez. E scusate se è poco.

Matteo, diciamolo subito, è stato selezionato dal team torinese diretto dal professor Lorenzo Peroni che ha chiamato attorno a sé, come didattica avanzata, i cinque migliori studenti del suo corso per creare una moto decisamente fuori dal coro, senza una marca, senza una multinazionale a vantarsi nelle suite dell'economia globale ma inserita nel progetto «2Wheels PoliTO» che ha come punto di forza, e inedito accorgimento meccanico, il telaio incollato. Si tratta di una soluzione composita basata su parti di Cnc, tubolari, lamiere in alluminio e schiuma di alluminio.

Per farsi notare nel circus, però, si deve necessariamente vincere. O comunque ottenere risultati importanti. E qui entra in gioco Matteo Bertè, campione di Minimoto a nemmeno 12 anni che è entrato subito in sintonia con il gruppo tanto da non limitarsi a guidare e salire sul podio con una quarto di litro a quattro tempi ma partecipando ai briefing e imparando di persona i segreti della meccatronica, guarda caso l'argomento che ha scelto di studiare dopo le medie.

Sport e scuola, dunque, presente e futuro senza grilli per la testa e con il sogno di essere il Valentino Rossi di domani, pilota da coppe del mondo capace di leggere la moto da dentro. Al Politecnico di Torino Matteo è piaciuto subito: sguardo serio, poche parole e mai a casaccio, educato; uno studente modello, insomma, che quando abbassa la visiera del casco numero 42 sfreccia più veloce del vento dando la polvere a piloti di team ufficiali.

Certo, gareggiare ad alti livelli costa e, se dovesse spiccare il salto verso l'alto, il sostegno indispensabile di papà Thomas e mamma Michela potrebbe non bastare. Ma il ragazzo, si scusi il gioco di parole, Vale. Intanto si avvicina la finale del campionato, il 7 e 8 ottobre al Mugello, mica una pista da gokart!

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