Accusato di omicidio ma resta libero Il caso della lite a colpi di zappa

di Nicola Guarnieri - NO

C’è una vittima e c’è un, diciamo così, assassino. Ma chi pensa ad un omicidio «classico» sbaglia strada.

Perché quanto successo a malga Susine in Polsa rimane, pur nella sua drammaticità, il tragico epilogo di una lite senza che nessuno avesse intenzione di uccidere chicchessia.

Certo, l’alcol ha avuto una parte determinante nell’epilogo e infatti il responsabile ne pagherà le conseguenze. Ma per il momento, fino al processo per intenderci (sempre che non emergano altri elementi in corso di indagine), Viorel Adrian Iordache, 36 anni, rimarrà un uomo libero.

Il sostituto procuratore Fabrizio De Angelis (nella foto), dopo aver ascoltato i titolari dell’azienda agrituristica dell’altipiano di Brentonico e aver acquisito i verbali dell’interrogatorio dei carabinieri, non ha ritenuto di chiedere misure cautelari.

L’uomo, d’altro canto, non ha palesato l’intenzione di tornarsene a casa, in Romania, per sfuggire alla giustizia. È ovviamente costernato per come è finita quella lite ma ha ripetuto più volte che davvero non aveva intenzione di uccidere il collega pastore.

E, ubriacatura a parte, non pensava nemmeno che le condizioni dell’amico fossero così gravi da andarsene tranquillamente a letto senza chiedere aiuto. Perché quella sera, lunedì scorso, dopo aver cenato insieme ed alzato il gomito, la lite è finita a scazzottate prima e colpi di zappa poi. Ma, come detto, fendenti che non volevano togliere la vita al compagno.

Purtroppo, però, la serata post lavoro è finita peggio di come ci si potesse immaginare. E adesso i due rumeni, venuti in Vallagarina in cerca di un lavoro, hanno il futuro rovinato. Il primo per sempre, ucciso e senza possibilità alcuna di riabbracciare i propri affetti; il secondo con un fio da espiare dopo il processo e, soprattutto, con un macigno sullo stomaco. Perché quel delitto proprio non avrebbe voluto commetterlo e il rimorso, il senso di colpa sono pene assai più gravi da sopportare.

Nel frattempo l’inchiesta coordinata dal pm De Angelis è passata ai carabinieri di Trento che hanno acquisito i verbali dei colleghi della stazione di Brentonico e del nucleo operativo di Rovereto. Ma i contorni della turpe vicenda sono ben delineati, non c’è un giallo da risolvere ma solo un banale litigio che l’abuso di sostanze alcoliche ha trasformato in una bara.

La Procura, al momento, ha disposto l’autopsia sul cadavere di Stelian Codranu. E, dopo la prima denuncia per lesioni gravissime, ha aggravato la posizione trasformando l’imputazione in omicidio preterintenzionale. Ma, come detto, non si è ritenuto di adottare misure cautelari ma semplicemente l’invito a non allontanarsi dalla zona.

I fatti, come detto, risalgono a lunedì sera. Da quanto accertato dai carabinieri, i due pastori avevano cenato insieme e entrambi avevano bevuto troppo. A tal punto da litigare, passare alle mani e alla fine trovarsi entrambi in un bagno di sangue.

La peggio è toccata a Coldranu, colpito con la zappa. Che è stato medicato in qualche modo dallo stesso collega. Le ferite, come ha riferito Iordache agli inquirenti, non sembravano così gravi da chiamare il 118. Tant’è che entrambi sono andati a dormire. Il giorno dopo Codranu è stato trovato privo di conoscenza: la corsa al Santa Chiara - con l’elicottero e l’equipe del medico rianimatore a malga Susine per cercare di guadagnare tempo - è servita per portarlo ancora vivo in terapia intensiva. Ma la lesione alla testa era troppo grave.

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