I prati del Finonchio sono un vero tesoro

È un gioiello naturalistico che non teme confronti quello dei prati aridi sul Finonchio. Un vero unicum a livello nazionale, per la biodiversità e la varietà della flora, che conta ben 500 diverse specie. Ma è una ricchezza che va difesa, perché è un patrimonio storico e botanico, oltre che un richiamo per decine di migliaia di turisti all’anno.
 
Presso la sede della pro loco di Noriglio il professor Antonio Sarzo ha recentemente illustrato, in una sala gremita, le caratteristiche che fanno dei prati aridi del Finonchio un valore autentico da difendere e promuovere. Per l’esito dell’incontro, ha mostrato soddisfazione, l’organizzatore Andrea Bertotti, che ha sottolineato la piena riuscita dell’intervento: «L’argomento ha attirato molte persone, da Rovereto città, e da Moietto, in tutto più di una quarantina. Molti hanno fatto degli interventi, altri ancora hanno chiesto materiale informativo e altre spiegazioni».
Ha spiegato Sarzo, autore di decine di pubblicazioni scientifiche in ambito naturalistico e insegnante presso un Istituto superiore di Rovereto: «Quello che è stato fatto sul Finonchio è un esperimento pilota, iniziato nel 2003, che ha riscosso un pieno successo, per merito dell’impegno dei custodi forestali di Terragnolo con la collaborazione del servizio forestale di Noriglio. È stato recuperato un terreno di vaste dimensioni, circa 107 ettari, restituendogli una ricchezza vegetale che ha pochi confronti». Due gli aspetti centrali nella riflessione del professore, che nel corso della serata ha anticipato uno studio (realizzato con altri tre autori Silvano Zorer, Massimo Folgarait e Filippo Prosser ), che sarà pubblicato sugli Annali del museo civico di Rovereto.
Da una parte l’impegno volto a evitare la concimazione, che trasformerebbe il prato da arido in grasso, con l’effetto di ridurre drasticamente la varietà della flora. Come è avvenuto in moltissime aree dove i prati sono ricoperti soltanto da una, o al massimo due specie, come il comunissimo tarassaco o dente di leone. Invece, ha commentato lo studioso, «i nostri prati aridi possono vantare, ad esempio anche molte orchidee, specie protette che donano un effetto estetico ben maggiore. Oggi le specie censite sono 497, un quinto di quelle di tutto il Trentino, ma 10 sono piante quasi estinte in provincia, e altre 14 tipiche solo del Finonchio».
 
Dall’altro la fondamentale importanza dello sfalcio, un’operazione indispensabile che garantisce la vita del prato arido e della sua abbondanza floristica. Ha ammonito il professore: «È l’unico modo per evitare il pericolo più insidioso per una prateria come quella del Finonchio, il rimboschimento naturale che fagocita tutta la vegetazione». Infine, non è mancata una riflessione storica del docente: «Lo sfalcio dell’erba coinvolgeva tante comunità. Gli sfalciatori, una volta all’anno, agli inizi di agosto, giungevano persino da Volano per tagliare l’erba degli immensi prati, che nell’Ottocento arrivavano a ben 235 ettari».
 

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