Arresto cardiaco a 7 anni Viene salvato dai pompieri

di Luisa Pizzini

Un intervento come quello che mercoledì sera ha salvato la vita ad un bambino di sette anni in arresto cardiaco riempie di valore anni ed anni di volontariato. Perché Mauro Maltauro (nella foto), comandante dei vigili del fuoco di Mori, ha risposto a migliaia di chiamate della centrale unica nella sua “carriera” di pompiere ma ci sono eventi - come questo - che lasciano il segno. E con lui stavolta c’era anche il figlio Alessio, volontario dello stesso corpo.

È successo mercoledì sera a Mori: la centrale unica ha chiesto il supporto dei vigili del fuoco volontari di Mori per l’arrivo dell’elisoccorso. «Solitamente in questi casi una delle nostre macchine con due volontari va nel luogo dove atterra l’elicottero, mentre un’altra con altri due vigili si porta sul luogo dell’evento.

In questo modo possiamo raccogliere più notizie da dare anche ai medici o ai sanitari che sono in arrivo», spiega Maltauro. Mercoledì sera sul mezzo che si è diretto nella casa dove hanno chiesto aiuto c’erano lui e suo figlio. Sapevano che c’era un bambino in arresto cardiaco, si sono precipitati come fanno sempre quando è richiesto il loro aiuto, ma non si aspettavano di arrivare prima dell’ambulanza.

Succede spesso, proprio perché i corpi sono distribuiti in ogni comune ed i volontari sempre disponibili a correre in caso di chiamata. L’infermiere con l’auto sanitaria o l’ambulanza hanno qualche chilometro in più da coprire, così come l’elicottero che deve seguire una procedura prima di alzarsi in volo.
Sta di fatto che il comandante Maltauro e suo figlio sono arrivati in quella casa mentre la nonna del bambino gli stava praticando il massaggio cardiaco. Sono arrivati sotto lo sguardo disperato di due genitori che avevano davanti un figlio il cui cuore aveva smesso di battere. La preparazione dei due pompieri e l’adrenalina che in quel momento permette loro di agire nelle situazioni più complicate ha fatto in modo che non rimanessero lì fermi in attesa dei sanitari. «Abbiamo in dotazione il Dae, il defibrillatore, e lo abbiamo usato, continuando poi le manovre di rianimazione in attesa dei sanitari» spiega Mauro Maltauro. Questione di pochi minuti, in cui il tempo però si è dilatato per chi era in quella stanza: «Mi sono sembrati un’eternità», commenta il comandante la mattina dopo.
Il cuore del bimbo di sette anni ha ripreso a battere. Rispondere a quella chiamata, precipitarsi sul posto e saper usare il defibrillatore ha salvato la vita del piccolo. Così come fondamentale è stato il massaggio praticato dalla nonna, infermiera.

«Non è la prima volta che utilizziamo il defibrillatore. Ci è toccato in altre occasioni e non sempre è andata bene. Però negli altri casi stesi a terra c’erano degli adulti, stavolta c’era un bambino... », aggiunge Maltauro rendendo l’idea dei sentimenti provati in quei momenti.
Poi il piccolo si è ripreso ed è stato affidato alle mani esperte del medico rianimatore e dei sanitari che lo hanno portato al Santa Chiara. Da qui poi, una volta stabilizzato, in volo fino a Padova dove proseguiranno le cure.
«Stamattina ho ricevuto un messaggio dai famigliari che ci hanno ringraziato dell’aiuto». Sicuramente uno degli attestati più belli che un volontario possa ricevere e che lo ripaga di tempo ed energie spese per la comunità. Così come il grazie dei sanitari arrivati su quell’intervento.
«Non servono parole tra di noi, mi è bastato un loro sguardo».

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