Quegli affidi di cani dal Sud al Trentino: ma con quali garanzie?

di Giuliano Beltrami

«Pronto, buongiorno. Vorrei adottare un cane. Sa com’è? Vorrei abituare i miei bambini a vivere con un animale». Questo il tenore delle telefonate che giungono alle associazioni di volontari (ce ne sono a decine) che si occupano di trasferire cani e gatti da una parte all’altra dell’italico stivale.
Prima arrivano le foto sulla posta elettronica di ogni taglia e di ogni razza. O meglio, quasi sempre di meticci (un tempo si chiamavano bastardini) sulle quali ci si fionda in famiglia per scegliere: «Questo assomiglia a un border collie, questo a un labrador!». «È meglio questo. No, è meglio quello». Insomma, alla fine si sceglie. E parte la staffetta di volontari che te lo porta a casa.

Principalmente dal sud: da Messina o da Caserta, da Cosenza o da Napoli. E qui può cominciare una storia d’amore, o cominciano i guai. Perché il cane è una creatura con i suoi bisogni: la fame, la pipì, la passeggiata, le paure, la diffidenza, l’abbaiamento...
C’è chi si innamora, e c’è chi si disamora.

Partiamo dalle staffette. «Oggi - ci racconta una volontaria di Mezzolombardo (ma vale anche per tutto il Trentino) - ci sono staffette dichiarate e omologate, perché non molti anni fa si trasformavano in staffette della morte. Succede ancora, perché non sempre viene fatto tutto all’insegna dell’attenzione».
E quando arrivano? «Il problema - aggiunge un’altra volontaria - sta nelle associazioni più o meno note e nei volontari freelance che mandano i cani anche senza pre-affido o con pre-affido improvvisati fatti da persone senza esperienza”. Il pre-affido... Chi lo fa come si deve fare, contatta l’associazione e inoltra l’annuncio su Facebook, su «Subito.it» o su altre testate. L’associazione manda un modulo su cui vanno messe le generalità, il numero di familiari, il lavoro, il luogo in cui si alloggerà il nuovo ospite e via elencando. «In conclusione - racconta Chiara (nome di fantasia) - si dice che qualora il rapporto non fosse accettato ci si deve rivolgere all’associazione».

Se la descrizione sembra affidabile, ma purtroppo spesso anche in caso contrario, viene contattato il volontario di zona (a dire il vero, quasi sempre una volontaria, ché le donne sono più sensibili al tema) e la questione viene trattata.
Fenomeno quantificabile? Non con precisione. Di certo si parla di alcune centinaia di cani all’anno solo nella nostra provincia. E qui nascono i problemi. «Non sempre - spiega Alessandra, un’altra volontaria - si segue questa strada maestra. Posso telefonare io oppure chiamo io per un amico. Nessuno controlla, e chissà dove va a finire il cane».

Fido o chi per lui può capitare in mani ottime, o può finire legato alla catena di un metro, cacciato in una gabbia, in mezzo alle immondizie, e picchiato. «Se io, volontaria seria, ho seguito il pre-affido - commenta Chiara - il giorno che mi accorgo che il cane viene maltrattato lo tolgo. Mi è già successo. Se l’associazione manda il cane tramite la foto o tramite Facebook... Nessuno controlla. E qui capitano casi scabrosi. Il cane diventa una proprietà, per cui i proprietari possono dirti: Ma tu che cavolo vuoi? Il cane è mio. Non c’è una regolamentazione».
Nessun controllo da parte dei servizi veterinari o simili? «No. Ci sono blacklist di persone segnalate per aver abbandonato, o maltrattato, il proprio cane. Un tempo c’era una lista nazionale, che è stata proibita per questione di privacy. In ogni caso la famiglia segnalata può arrangiarsi attraverso privati. Pensi a quante cucciolate ci sono, con proprietari che devono disfarsi dei cuccioli».
E le associazioni ufficiali? E le guardie zoofile? Ce ne sono tante. «Posso dire? Ma non dica il mio nome - esclama un volontario - prima che si muovano quelli, il cane è morto. Nemmeno i vigili urbani si muovono. Dovrebbero essere i primi, se chiamati, a muoversi per legge, perché potrebbero incorrere in una denuncia penale, ma non si muove mai nessuno. Fra l’altro, tranne che a Trento e a Rovereto, nelle valli non ci sono canili pubblici».

Nel caos totale accade che volontari denuncino situazioni drammatiche di animali maltrattati ma non si muove nessuno. Fanno tenerezza finché sono piccoli, poi crescono e...

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