Ciech licenziato dalla Rurale di Folgaria riceverà 125 mila euro più gli interessi
Lui puntava a vedersi riconosciuto il licenziamento arbitrario. Così non è andata. Ma il giudice del lavoro Michele Cuccaro una cosa l’ha detta: l’allontanamento dalla Cassa Rurale di Folgaria dell’ormai ex direttore Marcello Ciech non fu per giusta causa, ma semmai per giustificato motivo soggettivo. Per l’ex dirigente e per l’istituto di credito la differenza è sostanziale: a Ciech la Rurale dovrà versare 125 mila euro di mancato preavviso, a cui si aggiungono gli interessi dall’11 febbraio 2014.
Si tratta di una sentenza del giudice del lavoro, che quindi nel merito del dissesto folgaretano non è entrato ma è difficile non considerare il pronunciamento come un primo tassello in una vertenza che è più politica che legale. Perché le memorie difensive che si contrapponevano, presentavano due diverse ricostruzioni di una vicenda che va ampiamente al di là dei destini dei singoli: da una parte si voleva dipingere Ciech come l’unico responsabile del dissesto che ha scosso l’altopiano, dall’altra si sosteneva che non era possibile imputare ad un unico soggetto una crisi che era di sistema e che non poteva non vedere l’intero Cda come pedina centrale.
Per questo ad essere interessanti, in questa storia, sono soprattutto le tesi difensive. Perché danno risposte - seppur opposte - a tante domande che sull’altopiano e non solo ci si sta facendo da almeno due anni. Da quando cioè, nel febbraio 2013, scoppiò il caso. Il primo e di gran lunga il più grave di quelli che si sarebbero susseguiti poi nel sistema del credito cooperativo. La politica espansiva degli anni precedenti e la crisi economica generale avevano portato a troppi crediti di fatto inesigibili. Da lì il bilancio di guerra portato in assemblea: svalutati 10 milioni di crediti deteriorati, passivo di 6 milioni di euro. Per l’altopiano uno shock, per il sistema cooperativo uno scossone.
Banalizzando molto, serviva capire di chi era la colpa. E mesi dopo la famigerata assemblea che fece i conti con la realtà, la Cassa con un gesto pareva dare risposte: licenziò il direttore Ciech per giusta causa. Da qui il procedimento davanti al giudice del lavoro.
La Rurale al direttore imputava un’infinità di cose. Ma per quel che riguarda l’interesse pubblico della vicenda, imputava soprattutto la gestione disinvolta del credito, l’elargizione di mutui a tasso agevolato a chi non ne avrebbe avuto diritto, la mancata severità con i debitori in caso di sofferenze, l’apertura di credito a soggetti che poi si sono rivelati insolventi. Insomma, pareva buttare sul direttore la responsabilità totale di quanto accaduto. Ed è questo teorema che la difesa - Ciech è assistito dall’avvocato Barbara Zenatti - ha contestato. Tirando in ballo, soprattutto, l’ex Cda. Perché si è osservato che dei due settori finiti sott’acqua uno, quello edile, non è stato più finanziato almeno un anno prima che Ciech diventasse direttore. Per quanto riguarda quello alberghiero, si è osservato che il direttore aveva potere di proposta al Cda, che comunque valutava ogni scelta. E si è osservato pure che le pressioni per l’apertura di credito al settore erano tante e da vari settori: gli enti locali, la stessa Provincia, che nel 2009 pubblicò un bando ad hoc per l’altopiano, per la ristrutturazione delle strutture vetuste. Insomma, in un sistema che si muoveva all’unisono, mettere sulle spalle di un unico uomo, fosse pure il direttore, le responsabilità del dissesto, secondo la difesa era quantomeno riduttivo.
Tra le due ipotesi in campo, il giudice Michele Cuccaro non ha scelto, non in questi termini. Non competeva a lui: lui si è limitato ad escludere la giusta causa. Ha riconosciuto solo il giustificato motivo soggettivo: significa che ci sono gli estremi per immaginare che il Cda contestasse le strategie gestionali del proprio dirigente apicale. Che non può ritenersi del tutto estraneo a quanto accaduto. Ma non può nemmeno - e su questo altri si pronunceranno - essere considerato l’unico responsabile.