Addio a Sandro Chistè che marciava per la pace

di Patrick Zeni

Addio a Sandro Chistè, indimenticabile camminatore per la pace da un capo all’altro dello Stivale. Se n’è andato in punta di piedi, su quei piedi spossati e doloranti che lo hanno assistito nelle sue inarrestabili marce con la bandiera color arcobaleno al collo.

Il corpo esanime del sessantatreenne agricoltore in pensione è stato rinvenuto accasciato al suolo nel tardo pomeriggio di sabato in un tratto di bosco al limitare della campagna, a breve distanza dalla sua abitazione di Pergolese. Intervenuti sul posto, i soccorritori del 118 non hanno potuto fare altro che constatare il decesso avvenuto per arresto cardiaco improvviso.
Nessuno o quasi trova la forza di parlare, il dolore è troppo intenso perché possa essere superato così presto. Pergolese è tramortita, l’unica reazione alla mesta notizia è un religioso silenzio.

Mai sopra le righe e di una semplicità disarmate, Sandro manifestava una sensibilità non comune alle altrui sofferenze, e il metodo pacifista - quello delle marce - di esplicita ispirazione gandhiana lo aveva conquistato al punto da incamminarsi più volte verso il centro-sud d’Italia.
Aveva legato il suo nome al memorabile pellegrinaggio verso il colonnato del Bernini in compagnia della figlia Maria Chiara, rientrati a giugno 2013, come ebbero a dire di lì a poco, “«cambiati nel corpo e nello spirito» dopo aver macinato chilometri senza alcun soldo in tasca «ma contando sulla Provvidenza».

E poi, un anno mezzo fa, l’ancora più impegnativo «cammino per la pace dal Brennero a Palermo» patrocinato dal Forum trentino per la Pace: 1.870 chilometri, per di più in solitaria, affrontati con la forza mite della preghiera implorando il «sereno sull’umanità». «Noi abbiamo la pace - aveva premesso alla vigilia della sua partenza - ma nel mondo c’è chi lotta per conquistarla e ognuno di noi può fare qualcosa».

Di lui, che s’era speso tanto per la comunità, il responsabile del Cedas di Vezzano Carlo Benigni riesce a dire a stento: «Ci aveva aiutato più volte nella raccolta del mobilio per la Caritas, era una persona speciale». Fatica a commentare anche il sindaco di Madruzzo Michele Bortoli: «Era una persona con un grande cuore, si è fatto volere bene da tutti, aveva sentimenti e valori enormi da cui abbiamo tutti da imparare». Ne è prova lampante la miriade di messaggi di cordoglio che si susseguono in rete in queste ore da tutta la penisola, perfino dalla tastiera di alcuni esponenti politici del meridione.

A don Paolo Devigili, che lo ricorda come «un uomo semplice, generoso e sempre sorridente» il compito di officiare le esequie domani, alle 14.30, a Pergolese.

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