Anziani, allarme del personale «Al Don Ziglio le Oss sono esauste»

di Andrea Tomasi

La speranza è che non ci sia una seconda ondata di coronavirus. Si spera che i nuovi contagiati - quelli che una volta, con termini meno terroristici, venivano chiamati «portatori sani» - non si trasformino in malati veri e propri.

«Nella malaugurata ipotesi di un ritorno all'emergenza le Rsa trentine rischiano il collasso».

La questione riguarda tutti, ma a Levico Terme il riflettore è puntato sulla struttura di riabilitazione Levico Curae - Don Ziglio, l'ex Piccola Opera che unisce l'assistenza agli anziani a quella ai disabili gravi.

Se lo scorso inverno le Operatrici socio sanitarie (Oss) del Don Ziglio sono arrivate a contestare i vertici (direzione e presidenza), evidenziando le carenze e l'assenza di dotazioni di sicurezza (mascherine, camici e guanti), fra poche settimane la tensione rischia di salire.

Rischia di essere un autunno caldissimo in Alta Valsugana.

Lo ha urlato ieri Renzo Maria Grosselli, ospite di Onda Civica, il movimento fondato dal consigliere provinciale (ex Cinque Stelle) Filippo Degasperi, candidato sindaco a Trento.

Accanto a lui il consigliere comunale Andrea Maschio.

Grosselli invece non è candidato, anche se le proposte non sono mancate.

Il giornalista, scrittore e storico è stato coinvolto nella conferenza stampa elettorale, perché negli scorsi mesi è stato un punto di riferimento in Valsugana per Degasperi (autore di varie interrogazioni sul caso Don Ziglio), per i sindacati e soprattutto per le Oss, che anche dalle pagine de l'Adige hanno denunciato situazioni di grave difficoltà nel centro di riabilitazione: un ingranaggio che, durante l'emergenza Covid, sembra essersi inceppato più volte, con conseguenti disagi e disservizi per gli ospiti.

E così Grosselli ieri ha infervorato i presenti al flashmob davanti alla casa di riposo San Bartolomeo, invitando ad ampliare lo sguardo al sistema sanitario provinciale dove «i soldi ci sono e basterebbe spenderli».

Con Degasperi e Maschio ha fatto appello alla voglia di protesta da parte dei parenti degli anziani: «Vecchi segregati nelle Rsa, trattati peggio di carcerati a cui almeno viene concessa l'ora d'aria». Ha annunciato una protesta davanti al palazzo della Provincia e ha chiesto soldiarietà verso infermiere e Oss. Queste, a suo dire, sono tre volte in difficoltà: esposte più di altri al virus, ricattabili («Hanno spesso contratti a tempo determinato») e con uno stipendio più basso rispetto a quello delle colleghe («Quello base nelle Rsa è di 1470 euro, mentre nell'Azienda provinciale per i servizi sanitari è di 1790»).

 

Spiega di volere evitare «i populismi», ma invita i presenti a farsi sentire come popolo. Rivolgendosi ai presenti dice, anzi grida: «Se il lockdown è stato continuato è perché non avete difeso i vostri vecchi». Invita all'attivismo e non alla lamentela silenziosa «alla democristiana» o peggio «alla trentina».

Alla politica provinciale chiede di mettere a disposizione le risorse necessarie. Sul caso specifico del Don Ziglio spiega che si riparte con personale azzoppato: «Le Oss sono distrutte, demotivate. All'inizio della pandemia anche al Don Ziglio ci fu assenteismo, fisiologico, perché ci fu dappertutto, a Milano, Roma, Napoli, Trento. Adesso però le Oss sono stanchissime e non sono state assolutamente sentite, interpretate. Anzi si è andati avanti nel trattarle con sufficienza... e non aggiungo altro. Filippo Degasperi ha presentato una mozione in tempi di bilancio di assestamento. La mozione è stata firmata da tutti, opposizione e maggioranza. La giunta se ne è fatta carico. Diceva tre cose: 1) il don Ziglio non muore perché è l'unica istituzione per l'handicap grave in Trentino; 2) è ora di mettere mano all'edificio che non tiene più; 3) la giunta si impegna seguire cosa è stato fatto al don Ziglio in epoca di Covid duro. Parliamo di una specie di investigazione amministrativa.

Dunque grande attenzione sulla struttura di Levico, i cui vertici rischiano di dover gestire un'altra bufera. Nei mesi scorsi è stato sscelto il nuovo direttore: Michele Bottamedi , per anni alla guida della casa di riposo di Malé, poi spostato alla De Tschiderer a Trento (un periodo breve a cui è seguito il passaggio alla guida di una cooperativa sociale), marito della responsabile della formazione Upipa, autrice del ChangeLab (un modello per la gestione della disabilità oggi sospeso a causa del virus) e in grande sintonia con la presidenza della Levico Curae. In questa storia parallela il grande escluso è Pier Giuseppe Saba , direttore prima dell'Era Uez (per un decennio) e oggi in comando all'Azienda provinciale per i servizi sanitari. Saba - che era considerato il candidato direttore più vicino al personale del Don Ziglio - si è rivolto al Difensore Civico chiedendo gli atti della selezione. Non esclude di fare ricorso straordinario al presidente della Repubblica. Autunno caldissimo, Covid o non-Covid.

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