Troppa neve, crollata la grande serra dell'azienda agricola di Imer

Un forte botto nella sera del primo dell’anno ha fatto sussultare gli abitanti di via Motte e dintorni ad Imèr. Ma non erano i classici petardi di Capodanno: era la copertura in ferro zincato della serra per piante e fiori dell’Azienda Agricola «Le Terre Alte» di Maurizio e Marisa Carletti che collassava sotto il peso della neve: due terzi dei 630 metri quadrati hanno ceduto, in totale 400 metri quadrati.
La robusta struttura per la coltivazione florovivaistica era costituita da colonne in ferro e tetto in vetro a più spioventi ed era stata rinnovata 13 anni fa. Il danno stimato ammonta fra i 150 e i 200 mila euro.
«Mai avrei immaginato che quei 50 centimetri di neve soffice e polverosa fossero capaci di far tanti danni. Fosse stata la neve caduta l’altro giorno, pesante e bagnata, avrei potuto capire. Inoltre, la copertura non è implosa al centro come si potrebbe supporre, è crollata vicino alle colonne portanti». Insomma, Maurizio Carletti non si spiega l’accaduto, mentre ci racconta il brutto colpo subìto. «Con gli auguri di Capodanno, ero convinto che peggio del 2020 non ci poteva essere, e invece…»
Un anno difficile, il 2020 per i florovivaisti, a causa del Covid, che ha posticipato a data da destinarsi anche l’inaugurazione del giardino botanico Val Noana creato dall’artista del verde per l’amministrazione comunale di Imèr alla località Cappuccetto Rosso. «Avevo un sacco di idee sul giardino botanico, la pandemia le ha fatte mettere in un cassetto».
Maurizio Carletti era stato il primo, alla fine del 1989, ad investire nelle serre florovivaistiche a Primiero, con passione e tenacia. Oggi gli crolla il mondo addosso, «l’investimento è andato in fumo», come sottolinea, ma è speranzoso: «Ieri i Vigili del Fuoco Volontari di Imèr hanno spaccato i vetri rimasti per mettere in sicurezza la struttura. Io devo aspettare che se ne vada la neve prima di pensare a come recuperare quello che rimane. Dovrò fare un passo indietro, stringere i denti e comunque andare avanti. L’idea è di far funzionare una porzione che si è salvata come punto vendita e sperare poi che Dio ce la mandi buona, sarà quel che sarà. Quando succedono cose così, bisogna scoprire che cosa ne possa uscire di nuovo. Ora rimane solo l’angoscia, non ho neppure più lacrime, ma sono certo che se non si molla si scopriranno nuove opportunità».

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