Una giovane coppia per il rifugio Boz: "Puntiamo alle famiglie e ai bambini, con un occhio ai social ma anche ai prodotti local"

di Manuela Crepaz

FELTRE/PRIMIERO -  Il rifugio Boz ha una nuova gestrice, dopo l'addio di Ginetta e Daniele Castellaz che per 39 anni lo hanno custodito con passione. Al termine di un'articolata selezione, il Cai di Feltre ha infatti deciso di affidarne la gestione a Erika De Bortoli, per sette anni al rifugio Dal Piaz, e Andrea Marchetti, una giovane coppia con salde radici ai piedi delle Vette Feltrine. Lei infatti è di Sovramonte (Belluno), dove ha dato vita alla sua azienda agricola dedita all'allevamento di bovini allo stato semibrado e alla coltivazione di fagioli di Lamon e pom prussian, mentre lui è bellunese, maestro di sci a Croce d'Aune.

La soddisfazione del presidente del Cai di Feltre Ennio De Simoi è lampante: «Erika al Dal Piaz aveva contribuito al rilancio e allo sviluppo del rifugio grazie a capacità organizzative e sapiente utilizzo dei mezzi di comunicazione. Sono sicuro che lei ed Andrea sapranno sviluppare l'escursionismo lungo i due versanti delle Vette Feltrine, quello feltrino e quello primierotto, e particolare attenzione riserveranno in rifugio a famiglie e giovani».

Infatti, il rifugio sotto le torri di Neva appartiene al comune di Mezzano ma è nel territorio comunale di Cesiomaggiore (Belluno). L'accesso da Primiero è la Val Noana, con una bella escursione che sale ai 1718 metri della vecchia malga che si affaccia sul Sass De Mur.

Erika, bella la vita in rifugio?

«Sì, dopo 7 anni al Dal Piaz esco da una realtà che si è fatta mia: si era creato un rapporto con la montagna e quei territori che facevo fatica a lasciare e ne sentivo la mancanza. È difficile da spiegare, ma ne sentivo proprio l'esigenza».

Che programmi di sviluppo avete per il Boz?

«Spazio alle famiglie con bambini, anche perché io ne ho due di 9 e 6 anni: niente stravolgimenti, ben s'intende, ma attenzione al servizio con fasciatoio, seggiolini per bambini ai tavoli e poi in accordo con il Parco delle Dolomiti Bellunesi alcuni giochi all'esterno e degli animali da cortile, un paio di galline, due caprette, un orto sinergico. In cucina porterò i miei prodotti e investirò anche nelle collaborazioni con produttori locali sia feltrini che primierotti: io allevo vitelli e la carne sarà la mia, come lo era al Dal Piaz. Niente scatolette!»

E l'alpinismo?

«È una parte fondamentale al Boz, il Sass de Mura richiama parecchio. Tanto per dire, Manolo bazzica parecchio da quelle parti. C'è poi una numerosa sentieristica e non dimentichiamo l'Alta Via: avrò lavoro anche nella promozione alpinistica. Punterò molto sui social, mi sono resa conto che giocano un ruolo fondamentale. All'inizio ero scettica, credevo nei rapporti umani e nel passa parola, ma i social sono immediati, per aumentare le presenze con il passa parola servono almeno tre anni».

Quando prevedete di aprire?

«Partiamo con tanta neve e tutta la burocrazia, vedremo se riusciremo ad aprire prima della data canonica del 20 giugno, ci stiamo organizzando e, per quando la neve se ne andrà, saremo sicuramente pronti».

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