Il primo giorno dei nuovi eletti
Spaesati e incuriositi. Consapevoli che la legislatura potrebbe durare anche pochissimo. Intenzionati a fare. E soprattutto giovani, ben più dei loro predecessori. È questo l'identikit dei nuovi deputati per i quali ieri si sono aperte le porte di Montecitorio in vista della prima seduta, il 15 marzo. Il Palazzo è assediato dai cronisti: cercano i neoeletti, soprattutto quelli del Movimento Cinque Stelle, che però nella maggior parte dei casi tirano dritto e non rispondono. Il primo ad arrivare è Michele Ragosta, di Sel
Spaesati e incuriositi. Consapevoli che la legislatura potrebbe durare anche pochissimo.
Intenzionati a fare. E soprattutto giovani, ben più dei loro predecessori. È questo l'identikit dei nuovi deputati per i quali ieri si sono aperte le porte di Montecitorio in vista della prima seduta, il 15 marzo.
Il Palazzo è assediato dai cronisti: cercano i neoeletti, soprattutto quelli del Movimento Cinque Stelle, che però nella maggior parte dei casi tirano dritto e non rispondono. Il primo ad arrivare è Michele Ragosta, di Sel: «inaugura» il centro allestito nella sala del Mappamondo per le cinque fasi in cui sono stati divisi i «primi adempimenti»: dalla foto per il tesserino alla raccolta dei dati anagrafici ed amministrativi, compreso le coordinate bancarie per ricevere l'indennità e la diaria dalla Camera. Anche alcuni grillini comunicano il loro codice Iban agli uffici della Camera, dando vita così ad un piccolo giallo: in un'assemblea del M5S, infatti, era stato deciso di soprassedere fin quando non sarebbe stato deciso come utilizzare i soldi della Camera. «Tutto regolare - rassicura il capogruppo al Senato, Vito Crimi - ma chi non si attiene alle regole è fuori».
A fine giornata si registrano in quasi duecento, in maggioranza di Pd e M5S.
Il primo deputato grillino, Cosimo Petraroli, si presenta con una «coppola» nera in testa alle 9,30 e non dice una parola ai cronisti. Poi arrivano a gruppi; i più giovani si muovono in fila indiana, in molti casi con in mano una copia del «Fatto quotidiano».
All'ingresso si presentano anche due mamme con i loro neonati al seguito in carrozzina. Una è la grillina Gessica Rostellato: i commessi, implacabili, spiegano che i bambini non possono entrare. Per fortuna la parlamentare è accompagnata dal marito, che prende in consegna il bebè.
Impeccabile il look dei deputati del M5S: tutti in giacca come prescrive il «dress code» della Camera. Al Senato, dove è obbligatoria la cravatta, il grillino Marco Scibona ne esibisce una con una vistosa scritta «No Tav». Due esponenti del partito di Grillo, ignorando i divieti, avrebbero voluto scattare qualche foto in Transatlantico in ricordo della prima giornata, subito stoppati dai commessi.