Rispediti in India
«Il governo italiano - recita la nota di Palazzo Chigi - ha richiesto e ottenuto dalle autorità indiane l'assicurazione scritta riguardo al trattamento che sarà riservato ai fucilieri di Marina e alla tutela dei loro diritti fondamentale
NEW DELHI - I marò Latorre e Girone tornano in India. Con la garanzia da parte di New Delhi che non sarà applicata loro la pena di morte e che i due fucilieri della marina militare, accusati di omicidio di due pescatori, potranno intanto stare nell'ambasciata italiana.
Dopo settimane di duro braccio di ferro con l'India, la rinuncia della linea italiana sulla vicenda dei due soldati della marina - che Roma non voleva far rientrare in India - arriva in serata a meno di 24 ore dalla scadenza del permesso di quattro settimane concesso dalla Corte suprema indiana. È stato Palazzo Chigi a ripensare la questione e, con l'avallo del Quirinale, a fare marcia indietro. Oltre alle conseguenze diplomatiche e di immagine per il Belpaese, hanno pesato, riferiscono alcune fonti, anche gli ingenti interessi commerciali in ballo tra i due Stati.
«Il governo italiano - recita la nota di Palazzo Chigi - ha richiesto e ottenuto dalle autorità indiane l'assicurazione scritta riguardo al trattamento che sarà riservato ai fucilieri di Marina e alla tutela dei loro diritti fondamentali.
Alla luce delle ampie assicurazioni ricevute, il governo ha ritenuto l'opportunità, anche nell'interesse dei fucilieri di marina, di mantenere l'impegno preso in occasione del permesso per partecipare al voto del ritorno in India entro il 22 marzo. I fucilieri di Marina - fa sapere il governo - hanno aderito a tale valutazione». La formula della «tutela dei loro diritti fondamentali» viene spiegata dal sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, che assieme al premier Mario Monti e al ministro della Difesa Giampaolo Di Paola aveva incontrato poco prima Latorre e Girone per comunicare loro il cambio di rotta su quanto annunciato alcuni giorni fa, quando il governo italiano annunciò che i due accusati non sarebbero tornati in India. New Delhi, in sostanza, ha fornito garanzie scritte che non sarà applicata la pena capitale ai militari in caso di eventuale condanna per la morte dei due pescatori indiani di cui sono accusati; e che Latorre e Girone potranno risiedere nell'ambasciata italiana, dove avranno «piena libertà di movimento».
«Potranno anche andare al ristorante se vogliono», ha aggiunto il sottosegretario, che accompagnerà personalmente i marò in India. E poi una giustificazione per il retromarcia dell'esecutivo italiano: «La parola data da un italiano è sacra: noi avevamo solo sospeso» il loro rientro «in attesa che New Delhi garantisse alcune condizioni». La notizia del ritorno dei due marò in India è «un bene per entrambi i Paesi», è stata la prima reazione del ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid. Mentre Giorgio Napolitano ha espresso «l'apprezzamento per il senso di responsabilità con cui i due marò anno accolto la decisione del governo».