Napolitano: «Amnistia per il disastro carceri»
L'emergenza carceri è «drammatica». E ormai solo un'amnistia può risolverla. Giorgio Napolitano sceglie la strada del messaggio alle Camere per scuotere le forze politiche e sollecitarle ad adottare «rimedi straordinari» per mettere fine a una situazione insostenibile. Napolitano parte dalla condanna della Corte europea per i diritti dell'uomo, che ci ha dato un anno di tempo per correggere le storture del sistema. Da quel momento, sottolinea il Presidente, il nostro Paese si trova «in una situazione umiliante sul piano internazionale per le tantissime violazioni del divieto di trattamenti inumani e degradanti nei confronti dei detenuti»
L'emergenza carceri è «drammatica». E ormai solo un'amnistia può risolverla. Giorgio Napolitano sceglie la strada del messaggio alle Camere per scuotere le forze politiche e sollecitarle ad adottare «rimedi straordinari» per mettere fine a una situazione insostenibile.
Napolitano parte dalla condanna della Corte europea per i diritti dell'uomo, che ci ha dato un anno di tempo per correggere le storture del sistema. Da quel momento, sottolinea il Presidente, il nostro Paese si trova «in una situazione umiliante sul piano internazionale per le tantissime violazioni del divieto di trattamenti inumani e degradanti nei confronti dei detenuti». Al punto in cui siamo, osserva, c'è un «abisso» tra la realtà carceraria e il principio di rieducazione della pena sancito dalla Costituzione. Per Napolitano c'è un «dovere costituzionale dei poteri dello Stato a far cessare la condizione di sovraffollamento carcerario». Di più: c'è un «imperativo morale» che deve spingere ad agire. Non è più il momento dell'attesa: rivolgendosi ai parlamentari Napolitano mette davanti ai loro occhi «l'inderogabile necessità di porre fine, senza indugio, a uno stato di cose che ci rende tutti corresponsabili delle violazioni contestate all'Italia».
Ma come intervenire? Napolitano elenca una serie di misure che possono essere adottate per rendere meno pesante la condizione carceraria. Sia va da una «incisiva depenalizzazione» alla costruzione di nuove carceri, dal ricorso più vasto agli arresti domiciliari alla limitazione della custodia cautelare e alla possibilità di far scontare la pena dei detenuti stranieri nei loro Paesi di origine. Tuttavia, riconosce per primo lo stesso Napolitano, si tratta di provvedimenti che avrebbero un efficacia «pro futuro». E l'Italia, pressata dall'Europa, non può più aspettare. Servono dunque «rimedi straordinari»: l'amnistia e l'indulto. È ormai tempo di superare, secondo Napolitano, «l'ostilità agli atti di clemenza diffusasi nell'opinione pubblica» che ha bloccato il ricorso all'amnistia per 23 anni (l'ultima risale al 1990). Napolitano non entra nel merito dei reati che dovrebbero essere amnistiati o indultati: sottolinea che andranno tenuti fuori i reati «di rilevante gravità e allarme sociale», come i reati di violenza contro le donne. «La perimetrazione della legge di clemenza - ricorda - rientra tra le esclusive competenze del Parlamento». L'argomento è delicato, perchè di mezzo c'è la condanna di Berlusconi per frode fiscale e i suoi processi ancora aperti. Ma al Quirinale sono netti nel respingere sospetti e illazioni: sarà il Parlamento a stilare l'elenco dei reati da inserire e da escludere e la maggioranza richiesta dalla Costituzione per approvare un'amnistia o un indulto è quella dei due terzi, e presuppone dunque un'ampia intesa tra le principali forze politiche.
Quanto agli effetti, l'indulto - dice Napolitano - avrebbe l'effetto di «ridurre considerevolmente la popolazione carceraria», mentre l'amnistia consentirebbe di definire subito i processi per i fatti di lieve entità, destinati per lo più alla prescrizione. Ma a tutto questo si deve affiancare l'impegno di Parlamento e Governo per «riforme strutturali» capaci di scongiurare che l'emergenza si ripresenti.