La Corte di Strasburgo dice no a Berlusconi
«La richiesta è stata respinta». Così la Corte dei diritti umani di Strasburgo ha ufficializzato in una breve nota la decisione di non accogliere la richiesta di adottare misure urgenti «ad interim» per consentire a Silvio Berlusconi di candidarsi alle elezioni europee. La richiesta di misure urgenti, giunta ieri mattina via fax a Strasburgo, è stata presentata dall'avvocato Ana Palacio (ex ministro degli Esteri spagnolo) in nome di alcuni parlamentari di Forza Italia e di circa 3.900 cittadini italiani
«La richiesta è stata respinta». Così la Corte dei diritti umani di Strasburgo ha ufficializzato in una breve nota la decisione di non accogliere la richiesta di adottare misure urgenti «ad interim» per consentire a Silvio Berlusconi di candidarsi alle elezioni europee.
La richiesta di misure urgenti, giunta ieri mattina via fax a Strasburgo, è stata presentata dall'avvocato Ana Palacio (ex ministro degli Esteri spagnolo) in nome di alcuni parlamentari di Forza Italia e di circa 3.900 cittadini italiani. Nel ricorso si lamenta la violazione del loro diritto a libere elezioni - sancito dall'articolo 3 protocollo 1 della Convenzione europea dei diritti umani - a causa della non candidabilità del Cavaliere alle europee.
La Corte ha rifiutato la richiesta perchè la regola 39 - adozioni di misure provvisorie d'urgenza - non può essere applicata a situazioni del genere. La regola 39 è infatti utilizzata, e utilizzabile, solo per casi dove sia a rischio la vita di uno o più ricorrenti o dove ci sia la possibilità che siano sottoposti a tortura o trattamenti inumani e degradanti.
Il rigetto della Corte sull'applicazione della regola 39 non vuol tuttavia dire che la Corte non prenderà in esame il connesso ricorso presentato da Ana Palacio. Questo nuovo ricorso si va ad aggiungere agli altri due presentati dal Cavaliere e tuttora pendenti alla Corte di Strasburgo.
La reazione? Un misto di rabbia ed incredulità. Così viene descritto Silvio Berlusconi a chi lo ha sentito al telefono poco dopo la decisione. Un niet arrivato nel giro di 24 ore che ha contribuito ad incupire ancora di più l'ex capo del governo: è sempre la stessa storia, sarebbe stato lo sfogo, l'obiettivo resta quello di mettermi a tacere.
Nonostante la notizia bruci parecchio, il Cavaliere (dolorante ancora al ginocchio tanto da doversi sottoporre a delle infiltrazioni) sceglie di restare in silenzio. Nessun commento da parte sua nè tanto meno dai dirigenti azzurri. A consigliare all'ex capo del governo di silenziare tutti sarebbe stato proprio il pool dei suoi avvocati.
Saltati tutti gli appuntamenti tra cui quello clou con Matteo Renzi diventato un vero e proprio giallo. Fonti ben informate di Forza Italia fanno sapere che il faccia a faccia tra i due era in programma per ieri a palazzo Chigi. Nulla da fare, il tutto si è risolto in una telefonata.
Forza Italia continuerà a sostenere le Riforme ma questo non vuol dire che l'atteggiamento di Renzi vada bene all'ex premier.
L'insofferenza sale, dunque, ma per il momento Berlusconi viene invitato a rimanere in silenzio. Il pensiero corre al 10 aprile e nonostante Giovanni Toti metta in chiaro che il tribunale di Milano «non può mettere il bavaglio ad un leader politico votato da milioni di persone», la preoccupazione del diretto interessato è quella di essere messo a tacere. E il quotidiano cattolico Avvenire anticipa: «Gli faranno scontare la pena ai servizi sociali, impegnato ad accudire anziani disabili in un ospizio».