Inferno su Gaza, una striscia di sangue

Non si ferma la guerra, anzi si intensifica. Un possibile cessate il fuoco ad ora sembra improbabile e un'azione terrestre resta un'opzione possibile. Una realtà che gli Usa si sono augurati di «non vedere». «Nessuno vuole assistere a un'invasione di Gaza da parte di Israele. Per questo è importante un allentamento delle tensioni», ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato, Jennifer Psaki. Al terzo giorno di guerra le vittime nella Striscia sono salite a 87 con circa 620 feriti, e si è infittito il numero dei razzi nei cieli di Israele, compresi quelli di Tel Aviv e Gerusalemme: oltre 100. In meno di tre giorni ne sono arrivati 365, uno ogni 10 minuti

Non si ferma la guerra, anzi si intensifica. Un possibile cessate il fuoco ad ora sembra improbabile e un'azione terrestre resta un'opzione possibile. Una realtà che gli Usa si sono augurati di «non vedere».
«Nessuno vuole assistere a un'invasione di Gaza da parte di Israele. Per questo è importante un allentamento delle tensioni», ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato, Jennifer Psaki. Al terzo giorno di guerra le vittime nella Striscia sono salite a 87 con circa 620 feriti, e si è infittito il numero dei razzi nei cieli di Israele, compresi quelli di Tel Aviv e Gerusalemme: oltre 100. In meno di tre giorni ne sono arrivati 365, uno ogni 10 minuti.

 

gaza israele


Il premier Benyamin Netanyahu ha ribadito ieri che «una tregua non è in agenda» e le operazioni militari continueranno. Ma oltre all'altolà arrivato dagli Usa, si è alzata anche la voce dell'Onu. Il segretario generale Ban Ki Moon, pur condannando l'uso dei razzi da Gaza, ha definito «intollerabile l'eccessivo uso della forza da parte di Israele». Ban - che ha parlato con Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen - ha invitato alla «massima calma» per «evitare il rischio di una ulteriore escalation». Anche il presidente russo Vladimir Putin ha invocato - durante una telefonata con Benyamin Netanyahu - uno stop «urgente del confronto armato». L'Egitto, mediatore storico tra Hamas e Israele, si muove invece con più lentezza: il presidente al-Sisi, dopo aver rotto con la fazione islamica, è apparso molto cauto anche sui raid israeliani. E Israele sembra determinato a non permettere più ad Hamas di bersagliare il paese: finché non termineranno i razzi e non sarà riportata la calma l'operazione continuerà. Anzi sarà estesa: l'esercito, dopo il richiamo dei 40 mila riservisti, è già schierato ai confini con la Striscia. «Fino ad adesso non ho parlato con nessuno di un cessate il fuoco», ha tagliato corto Netanyahu, gelando ogni speranza. E il presidente Shimon Peres - che ieri ha avvertito Hamas sulla possibilità di un'azione di terra - ha ripetuto con chiarezza che Israele «è pronto ad ogni scenario per proteggere» i propri civili. «Non permetteremo di essere vittime», ha incalzato. Una linea ribadita con forza dall'ambasciatore israeliano all'Onu Ron Prosor, secondo cui «Israele non sosterrà un cessate il fuoco» visto che la sua «è un'azione di autodifesa». Dal rappresentante palestinese al Palazzo di Vetro Riyad Mansour è invece arrivato l'appello al Consiglio di Sicurezza per agire «subito per proteggere i civili». È ancora quindi il terreno a parlare: a Gaza, che dall'inizio delle ostilità - secondo alcune fonti - è stata bersaglio di circa 800 raid (60 solo ieri), la situazione sta peggiorando sempre di più. Le autorità egiziane - prima azione del Cairo - hanno riaperto il valico con la Striscia di Rafah proprio per consentire l'evacuazione nel Sinai egiziano di palestinesi feriti durante i raid. Uno degli episodi più cruenti è avvenuto su una spiaggia di Gaza: nove palestinesi sono stati uccisi mentre vedevano la partita Olanda-Argentina.
Nel meccanismo del conflitto, l'esercito israeliano ha inviato sms per avvertire i residenti di Gaza, fra Beit Lahya e Jabalya, nel Nord della striscia, e a Rafah, alla estremità Sud, di allontanarsi dalle zone. Ma secondo fonti palestinesi, la polizia di Hamas ha suggerito alla popolazione di ignorare quei messaggi, definendoli «una forma di guerra psicologica». In Israele il susseguirsi dei razzi - anche quelli a lungo raggio - ha coinvolto la zona centrale del paese e quella del Sud. In particolare in quella più vicina alla Striscia, la vita in pratica si svolge attorno ai rifugi visto il poco tempo che si ha per mettersi al riparo.

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