Divorziati e unioni gay, vescovi divisi nel Sinodo
I vescovi riuniti nel Sinodo si dividono sui temi riguardanti i diritti di omosessuali e dei divorziati. I paragrafi sul tema della comunione ai divorziati risposati e quello sulla questione degli omosessuali non hanno raggiunto nelle votazioni finali la maggioranza qualificata cioè quella dei due terzi ma solo una maggioranza semplice della Relatio al Sinodo. Comunione ai divorziati risposati e il tema delle unioni omosessuali le questioni che hanno maggiormente diviso i padri sinodali. Questi punti, non avendo raggiunto la maggioranza dei due terzi dell'assemblea, restano questioni aperte
I vescovi riuniti nel Sinodo si dividono sui temi riguardanti i diritti di omosessuali e dei divorziati. I paragrafi sul tema della comunione ai divorziati risposati e quello sulla questione degli omosessuali non hanno raggiunto la maggioranza qualificata cioè quella dei due terzi ma solo una maggioranza semplice della Relatio al Sinodo. Lo ha spiegato ieri padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana.
Comunione ai divorziati risposati e il tema delle unioni omosessuali le questioni che hanno maggiormente diviso i padri sinodali.
Questi punti, non avendo raggiunto la maggioranza dei due terzi dell'assemblea, restano questioni aperte. Ad incassare in assoluto il maggior numero di no è l'invito all'approfondimento sull'accesso ai sacramenti per i divorziati risposati. La questione, al punto 52 della Relatio, registra 74 non placet, a fronte comunque dei 104 voti positivi.
La relazione finale sui lavori del Sinodo dei vescovi sulla famiglia è stata infatti pubblicata, per volere di papa Francesco, con una tabella finale che, punto per punto, indica il numero dei voti, a favore o contro, espressi dai padri sinodali. È sempre sulla controversa questione dell'accesso ai sacramenti per i divorziati risposati il punto 53 della Relatio. In questo caso si chiede di approfondire se optare per la comunione spirituale o per quella sacramentale. Voti a favore: 112. Contrari: 64. Anche in questo caso è dunque mancata la maggioranza qualificata. Altro tema contenuto nella Relatio sul quale il voto del Sinodo ha presentato una diversificazione abbastanza accentuata è quello delle unione omosessuali.
Il punto 55 parla di "rispetto e delicatezza" ma nega nettamente l'assimilazione tra le unioni omosessuali e "il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia". A fronte di 118 'placet' si contano 62 'non placet'. Maggioranza semplice anche in questo caso.
Scarto accentuato tra 'sì e 'nò anche su un'altra questione che era già apparsa abbastanza controversa durante i lavori di questi giorni: quella sulle unioni di fatto. I padri sinodali sono arrivati alla conclusione che "occorre nella proposta ecclesiale, pur affermando con chiarezza il messaggio cristiano" indicare anche "elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più ad esso". Insomma sembra non essere ancora di fronte ad una apertura totale alle unioni civili e alle convivenze.
Voti: 125 sì e 54 no. In questo caso però i 'placet' superano i due terzi dell'Assemblea del Sinodo. Su tutto il resto della Relatio non emergono invece grandi divaricazioni di posizioni tra vescovi e cardinali. Ma l'unanimità (179 placet e 0 non placet) è stata registrata per un solo punto sui 62 della Relatio: è il numero 2 e parla genericamente della famiglia e della sua "importanza" per la Chiesa
Con la conclusione del Sinodo straordinario sulla famiglia, che ha vissuto un dibattito di portata e toni che nella Chiesa non si vedevano da decenni, papa Francesco supera la prima fase di quello che è diventato il vero banco di prova del suo pontificato.
E a mostrarsi, già da domani, sarà ora una Chiesa diversa rispetto all'immagine 'unanimisticà, priva di confronto interno, su cui il cattolicesimo mondiale sembrava adagiarsi, non senza arroccamenti rispetto alle domande poste dai mutamenti sociali. Affrontando le questioni della famiglia, in particolare delle famiglie "irregolari" e spesso lacerate di oggi, temi che toccano il corpo vivo della società e anche nervi scoperti della politica, il mini-concilio svoltosi per due settimane in Vaticano ha vissuto un confronto acceso, senza infingimenti, che da una parte ha spaccato in due il consesso di cardinali e vescovi, ma dall'altra ha portato nelle sacre stanze la ventata viva dei sentimenti sociali.
Al di là dei cambiamenti che verranno effettivamente portati nella prassi pastorale, se non nella dottrina, su temi finora quasi tabù come l'accoglienza delle coppie omosessuali o la comunione ai divorziati risposati, il cammino sinodale voluto con forza da papa Francesco sta facendo misurare la Chiesa direttamente con le sofferenze e le aspettative di persone che finora, se non tenute fuori, venivano comunque trattate come fedeli "di seconda classe".
Bergoglio ha chiamato la Chiesa a un cammino complesso, in più tappe.
Il Concistoro sulla famiglia dello scorso febbraio, in cui già la proposta Kasper sul sì ai sacramenti a chi è unito in seconde nozze (pur in un quadro "penitenziale" e solo a determinate condizioni) aveva scatenato reazioni infervorate dal fronte dei 'pasdaran' dell'indissolubilità matrimoniale; la consultazione a livello globale con il questionario alla base cattolica (con domande anche sulla morale sessuale, sulle unioni gay, sulle pratiche contraccettive) che aveva mostrato l'abisso esistente tra il magistero della Chiesa di Roma e la condotta abituale dei cattolici in tutto il mondo; la vigilia di questo Sinodo movimentata dallo scontro a distanza, sempre sul tema dell'ostia ai risposati, fra i cardinali conservatori alla Mueller, alla Burke, alla Caffarra, e il versante "aperturista" che, dietro la proposta Kasper, coalizzava ad esempio i vescovi tedeschi insieme a molti altri del Nord Europa e non solo: sono solo le prime fasi di un cammino non agevole che, nell'assemblea straordinaria terminata oggi, ha visto per la prima volta venire allo scoperto "partiti" contrapposti. E anche tra molte polemiche, come quelle - sempre però dal fronte conservatore - di un Sinodo "pilotato" e dall'esito già scritto.
Non è stato così, e l'andamento dell'assemblea, sempre sotto l'occhio attento di Bergoglio, ne è testimonianza.
La stessa controversa "Relatio post disceptationem", che aveva scontentato molti e su cui si sono abbattute centinaia di proposte di emendamento, è stata riscritta fino a far dire a uno dei padri sinodali che si erano mostrati più insoddisfatti, il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, che con il documento finale, la "Relatio Synodi", che dopo altre consultazioni a livello nazionale produrrà il documento di lavoro dell'assemblea ordinaria prevista tra un anno, "abbiamo raggiunto un punto importante", "una visione comune".
Non sono mancati scontri che hanno lasciato il segno, e d'altronde era stato lo stesso Francesco all'inizio dell'assemblea a invitare tutti alla "franchezza" (alla "parresia").
Ma il cammino è partito, e l'aria che si respira nella Chiesa già non è più quella di prima. Difficile per Bergoglio, verso cui per la prima volta si sono cominciati a coalizzare segni aperti di dissenso e malumore, sarà tenere insieme le diverse anime che si sono manifestate. Ma anche solo il fatto che un consesso così alto abbia discusso certi argomenti, anche con il contributo della componente laica, è sicuramente un segno di forte novità. Da cui la Chiesa, pur con il mal di pancia di molti, difficilmente potrà tornare indietro.