Liberate Greta e Vanessa, le cooperanti rapite in Siria

«Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono libere e torneranno presto in Italia»: lo ha annunciato poco fa il governo tramite l’account Twitter di palazzo Chigi. Si tratta delle due giovani volontarie italiane che erano state rapite in Siria il 31 luglio scorso. Nel dicembre scorso, dopo la diffusione di un video in cui le due giovani dicevano di rischiare l'uccisione, il ramo siriano di al Qaida, Al Nusra, poche ore dopo, aveva confermato di tenerle in ostaggio; è presumibile peraltro che dopo essere candute nell'imboscata l'estate scorsa, le due ragazze siano state usate come merce di scambio fra vari gruppi, passando di mano più volte..

Un lungo e unanime applauso dall’aula della Camera si è levato quando il ministro Maria Laura Boschi ha confermato all’assemblea «una bella notizia. Greta e Vanessa sono state liberate».

«Oggi l’Italia ha ottenuto due grandi successi: la risoluzione ad ampissima maggioranza del Parlamento Europeo per il rimpatrio dei nostri due marò dall’India e la liberazione in Siria di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli. La nostra intelligence ha compiuto un’eccellente operazione riconducendo a casa due nostre connazionali, ora il governo riporti in Italia, con la collaborazione dell’Europa, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone», afferma il vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito, senatore di Area Popolare (Ncd-Udc).

«L’ho saputo adesso, sono davvero felice a nome di tutta la comunità»: sono le prime parole di Mario Doneda, il sindaco di Brembate, il paese della Bergamasca dove Vanessa Marzullo aveva abitato prima di trasferirsi, di recente, a Verdello. Intanto, appresa la notizia, il parroco ha fatto suonare le campane della parrocchiale a festa.

«La liberazione delle due ragazze mi riempie di gioia ma l’eventuale pagamento di un riscatto che permetterebbe ai terroristi islamici di uccidere ancora sarebbe una vergogna per l’Italia. Presenteremo oggi stesso un’interrogazione al ministro degli esteri per appurare se sia stato pagato un solo euro per la liberazione delle due signorine», afferma in una nota il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini.

L’Italia, diversamente da altri Paesi, come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, dà la precedenza alla vita degli ostaggi e accetta la trattativa con i rapitori.

Prima del rilascio delle due giovani lombarde erano quattro gli italiani sequestrati nel mondo e sulla cui sorte non si avevano più notizie: ora restano il gesuita romano padre Paolo Dall’Oglio, sequestrato a fine luglio 2013 sempre in Siria, e il cooperante palermitano Giovanni Lo Porto, scomparso il 19 gennaio 2012 tra Pakistan e Afghanistan.
Di Lo Porto si sono completamente perse le tracce da quasi tre anni. Padre Dall’Oglio invece, secondo le ultime indiscrezioni trapelate, sarebbe detenuto in una delle prigioni dell’Isis a Raqqa. Ma non si hanno conferme di alcun tipo.

«Siamo in pericolo, potremmo essere uccise, supplichiamo il nostro governo di riportarci a casa entro Natale»: così le due giovani nel video diffuso un mese fa su Youtube dai rapitori, dopo cinque mesi di silenzio.
«Siamo Greta Ramelli e Vanessa Marzullo», dice in inglese tenendo gli occhi bassi la prima delle ragazze nel video, che sarebbe stato girato il 17 dicembre. «Supplichiamo il nostro governo e i suoi mediatori di riportarci a casa prima di Natale.Siamo in estremo pericolo e potremmo essere uccise», prosegue con tono provato. «Il governo e i suoi mediatori sono responsabili delle nostre vite», conclude senza mai guardare la telecamera mentre l’altra giovane italiana la fissa per pochi secondi. Le due ragazze avevano indosso una tunica nera lunga che copre loro il corpo e i capelli, ma lascia libero il volto («abaya»). A parlare è solo una di loro, Greta, mentre Vanessa tiene in mano il foglio dove si legge la data di mercoledì 17 dicembre 2014.
Rispetto alle fotografie circolate sul web prima del rapimento, le due appaiono molto dimagrite e dai tratti particolarmente tirati.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani, la ong basata a Londra che ha il polso di quanto succede nel Paese devastato dalla guerra civile, spiega che dal 2011 il conflitto ha provocato circa 200mila morti e oltre 76mila solo nel 2014, la metà dei quali civili.

 

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