Altissima tensione nel Pd, la minoranza all'attacco

Altissima tensione nel Pd, sulla scia delle primarie in Liguria, da annullare per evidenti irregolarità (compresa la partecipazione al voto di molti noti esponenti di destra) secondo Sergio Cofferati, sconfitto dalla renziana Raffaellla Paita (52% contro 48%) che per questo ha lasciato il partito.
Ma ad aggravare il solco fra la maggioranza renziana e almeno consistente una parte della minoranza interna sono anche le manovre sulla legge elettorale, attualmente in discussione al Senato, che il premier vorrebbe far approvare velocemente, prima che si apri lo spinoso capitolo della elezione del successore di Giorgio Napolitano al Quirinale.

«Renzi oggi ha detto che tanto ci sono strumenti parlamentari che gli consentono di far votare la legge in 48 ore. Al netto di trucchi e trucchetti che offendono il Pd e la Costituzione noi ci aspettiamo un confronto», dice il senatore Dem e storico Miguel Gotor sottolineando come altrimenti «si aprirebbe un’altra partita».
E stasera i circa 30 senatori della minoranza del Pd, Gotor compreso, che hanno presentato un emendamento contro i capilista bloccati non voteranno l’Italicum se esso dovesse essere respinto in Aula, ma devono decidere se tale posizione si tradurrà in un «no» o nella non partecipazione al voto. «Berlusconi vuole i capolista bloccati - ha detto ancora Gotor - perché tanto, arrivando secondo o terzo, eleggerà deputati solo nominati. Ma questa è una svendita non è una trattativa».

In questo clima interno incandescente, il capo del governo si rivolge alla minoranza interna affermando che «on può fare il partito nel partito».

E che in effetti qualcosa di nuovo possa nascere fuori da Pd sembra entrare ormai fra le prospettive probabili, magari dopo il voto grego che fra pochi giorni potrebbe fotografare il successo della Sinistra di Alexis Tsipras e delle sue proposte di riforma delle politiche economiche e finanziarie europee.

Sta alzando i toni, dopo la mancata sospensione del risultato delle primarie liguri, Pippo Civati: «Se si andrà al voto in primavera, io non mi presenterò col Pd. Non sono mai stato così distante dalla segreteria del Pd come lo sono ora».
Poi, il deputato lombardo, esponente di spicco dell’ala sinistra e ambientalista del partito, intervenendo a «Un giorno da pecora» a Radiodue, ha replicato al presidente del partito, Matteo Orfini: «Ha detto che la mia frase sul Pd come partito di centrodestra è una cretinata? Orfini ne dice tante di cretinate, lui è in testa alla classifica delle cretinate».
A Orfini, peraltro, anche Maurizio Landini, oggi manda un messaggio che si richiama alla dura reazione del presidente del Pd alle parole pronunciate nel novembre scorso dal leader della Fiom, quando durante una manifestazione aveva affermato che Renzi non aveva solo il consenso dell’Italia onesta. «Ora lo stesso Orfini - dice Landini - è stato chiamato come commissario del Pd a Roma, dopo lo scandalo che ha fatto emergere ciò che abbiamo visto».

Quanto alla possibile nascita di una nuova forza di centrosinistra, attorno a figure come Landini, Cofferati, Civati e altri, oggi interviene l’ex ministro Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista-Sinistra europea: «Le vicende degli ultimi giorni hanno aperto in Liguria un laboratorio - non solo locale - per unire la sinistra e costruire l’alternativa al renzismo.
Le degenerazione del Pd e la coerente scelta di Cofferati hanno aperto il vaso di Pandora e posto le condizioni per un grande salto di qualità nel dialogo a sinistra. La Liguria è diventata oggettivamente un laboratorio in cui tutte le anime della sinistra - politiche, sociali e culturali - stanno dialogando e cercando una strada comune che, guardando all’esperienza greca di Syriza ponga con forza anche in Italia il tema della fuoriuscita dalle politiche neoliberiste di austerità. Alla fine anche l’arroganza e le scelte di destra di Renzi contribuiranno alla ricostruzione della sinistra».

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