Le elezioni a Trento e il ruolo delle circoscrizioni
Indicate come una palla al piede e un costo inutile, denigrate come inutili e ridondanti, candidate alla soppressione o quantomeno all'accorpamento le circoscrizioni sono ancora vive, pronte a raccogliere una nuova ondata di consiglieri anche in occasione delle prossime elezioni. A Trento sono dodici e rappresentano ormai una rarità nel panorama nazionale, dove per legge sono state abolite in tutte le città con meno di duecentomila abitanti.
Qui grazie all'autonomia la norma non è passata ma comunque la riforma delle circoscrizioni è stata al centro del dibattito a lungo, arrivando alla conclusione poche settimane fa, in extremis. Un primo passaggio era avvenuto nell'ottobre scorso con la modifica dello Statuto comunale che poneva le basi per una modifica organica, introducendo norme che favoriscono la partecipazione dei cittadini attraverso assemblee e momenti di confronto su singole questioni di portata locale e aprendo la strada a una razionalizzazione dei servizi, con accorpamento tra alcuni degli uffici anagrafe sparsi sul territorio, considerati un costo non più sostenibile nel momento in cui molte certificazioni vengono ormai rilasciate in digitale senza necessità di recarsi agli sportelli.
I cambiamenti più importanti però risalgono a poco più di un mese fa. Sono inseriti nella modifica del regolamento sul decentramento approvata dal consiglio comunale. Le circoscrizioni rimangono dodici e gli accorpamenti ipotizzati qualche anno fa non si faranno: troppo forti i campanilismi per rinunciare ai propri spazi. È stato invece tagliato il numero di consiglieri. Dai 194 di prima si scenderà dopo il 10 maggio a 150 eletti. Le più grandi avranno 15 consiglieri, quelle di medie dimensioni 11 e Sardagna, la più piccola, ne conferma 9, numero difeso coi denti dopo che la proposta di modifica del regolamento prevedeva inizialmente il taglio a 7. Meno consiglieri e minori spese di funzionamento dei consigli, ma non tanto per il taglio. In realtà era stata la legge regionale a intervenire in precedenza sul punto, stabilendo la gratuità dell'impegno nelle circoscrizioni, salvo diverse disposizioni dei consigli comunali.
Questi potranno decidere di reintrodurre l'indennità a favore dei presidenti, che non dovrà però superare il 10% di quanto guadagna il sindaco, dunque poco più di 500 euro al mese netti, con una riduzione di un terzo rispetto a quanto guadagnavano finora; potranno essere reintrodotti anche i gettoni di presenza, ma solo per i consigli circoscrizionali e non per le commissioni e per una cifra non superiore alla metà di quella stabilità per i consiglieri comunali, cioè al massimo 60 euro lordi a seduta.
Il taglio delle indennità può spiegare in parte il calo di candidature e la difficoltà a mettere assieme le liste riscontrata dai partiti in vista delle elezioni. Una difficoltà che segna l'allontanamento e il disimpegno della gente nei confronti della politica anche nelle forme territoriali più vicine ai cittadini. Ma la riforma si occupa anche di questo e ha introdotto un capitolo specifico dedicato a informazione, partecipazione e cittadinanza attiva proprio per incentivare il coinvolgimento dei cittadini, anche stimolandoli a dare il loro contributo a eventuali iniziative di gestione dei beni comuni.
Per contro il regolamento solleva i consigli circoscrizionali da tutta una serie di pareri su questioni di valenza comunale che ne assorbivano in buona parte l'attività ma che avevano un'incidenza scarsa o nulla sulle scelte di Palazzo Thun.
Il vero nodo rimane comunque l'incisività di queste istituzioni, che non hanno la forza per imporre al consiglio comunale le loro idee e rischiano di rimanere solo una palestra dove coltivare le proprie ambizioni di carriera politica.
Paolo Primon la sua prima e unica esperienza istituzionale l'ha fatta nel lontano 1989 come consigliere circoscrizionale e vice presidente del Centro storico-Piedicastello. Oggi che si presenta come candidato sindaco però le circoscrizioni le snobba, non presentando la lista di Popoli Liberi e i candidati. «È una scelta precisa perché considero le circoscrizioni uno sperpero di denaro pubblico. Si spende per pagare i gettoni di presenza, i giornalini, gli spazi, le bollette a fronte di un potere decisionale pari a zero» afferma. Proponendo in alternativa per portare avanti le istanze di quartieri e sobborghi l'istituzione di una nuova figura: il referente di frazione. Verrebbe eletto scegliendo da una lista apartitica di persone disponibili a rappresentare i problemi della sua frazione in Comune.
Anche il Movimento 5 Stelle era fino all'ultimo indeciso se presentarsi o meno nelle circoscrizioni. Alla fine ha prevalso il sì e sarà presente in nove su dodici. «Vogliamo cambiarle dall'interno - spiega il candidato sindaco Paolo Negroni - perché oggi sono dei piccoli consigli, con maggioranza e minoranza, che producono decisioni di poco valore perché non sono vincolanti. Meglio sarebbe invece organizzare sulle questioni importanti assemblee aperte a tutti, coordinate a turno dai consiglieri comunali, che abbiano il potere di prendere decisioni vincolanti per la giunta comunale». I grillini vogliono anche introdurre i referendum a quorum zero par far partecipare e dare voce ai cittadini.
Favorevole a forme nuove di cittadinanza attiva e partecipazione anche Antonia Romano. La candidata di «Altra Trento a sinistra» cita come esempio quanto fatto nella vicina Feltre e a queste condizioni si dice favorevole al potenziamento delle circoscrizioni.
Favorevole alla valorizzazione, in particolare di quelle periferiche, è Claudio Cia che ne vorrebbe però cambiare l'impostazione individuando una formula diversa da quella attuale. «In questi anni se hanno perso significato - sostiene il candidato sindaco del centrodestra - è perché sono state strumentalizzate dalle segreterie dei partiti che le hanno sbandierate quando si muovevano in linea con le direttive, snobbandole invece quando i pareri non erano allineati». Cia è convinto che anche nelle prossime elezioni le liste locali siano più che altro uno strumento di consenso e un catalizzatore di voti per i partiti e che poi gli eletti finiranno per rappresentare più il gruppo politico che le esigenze del territorio.
«C'è qualcuno che vorrebbe far passare le Circoscrizioni come un inutile appesantimento dell'attività amministrativa, come un residuo del passato, da sfoltire se non eliminare de tutto. Io sono invece convinto che le Circoscrizioni siano la vera antenna dell'Amministrazione comunale sul territorio. Sono il nostro primo strumento di partecipazione, di coinvolgimento dei cittadini, di promozione della vita associativa e culturale nei quartieri». Lo afferma Alessandro Andreatta, sindaco uscente e candidato del centrosinistra autonomista. Che vede nelle circoscrizioni anche un importante punto di riferimento per i cittadini che abbiano voglia di prendersi cura dei beni comuni ripulendo strade e parchi, abbellendo le aiuole, facendo piccole riparazioni. «Le Circoscrizioni - aggiunge - avranno un ruolo chiave per quanto riguarda il tema dei beni comuni: perché si tratta di un'istituzione di prossimità, che può accorgersi della trascuratezza prima che diventi degrado, che può ascoltare il disagio prima che diventi protesta».
Quanto al tema del quorum zero, Andreatta si dice perfettamente in linea con quanto deciso dal consiglio comunale due anni e mezzo fa, quando si ritenne che non fosse esente da rischi, visto che rischia di consegnare a eventuali piccole minoranze organizzate il potere di decidere per la maggioranza. Il consiglio comunale aveva all'epoca scelto di abbassare il quorum in caso di referendum comunale alla soglia del 30 per cento e nel contempo di alzare (dal 3 al 5 per cento dei cittadini iscritti nelle liste elettorali) il numero delle firme necessarie per richiedere l'indizione del referendum. «Mi pare - dice Andreatta - che questa soluzione garantisca i diritti di tutti».