M5S, marcia Perugia-Assisi per il reddito di cittadinanza
Si contano già circa 20 mila persone giunte a Perugia per partecipare alla Marcia per favorire l'approvazione in Parlamento di una legge sul reddito di cittadinanza. Molti con le bandiere del M5S, gli striscioni con le parole d’ordine della giornata ma soprattutto con quel grido, «onestà», ritmato a gran voce da tutti. A Perugia oggi c’ è il sole e fa caldo. Assisi è lontana una ventina di chilometri dalla storica porta da dove parte la Marcia della pace ideata da Aldo Capitini che termina alla Rocca della città di San Francesco mentre i grillini si fermeranno qualche chilometro prima, a Santa Maria degli Angeli.
Ad aprire il corteo è il camper di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Quando il leader dei 5 Stelle scende viene accolto da applausi e grida dei tanti che gli si fanno intorno. Muove i primi passi verso Assisi ma a quel punto si scatena una vera e propria ressa, con il servizio d’ordine che tenta di contenere giornalisti, fotografi e teleoperatori. Momenti concitati e di tensione intorno a lui e a Casaleggio. «Ma che vogliono i giornalisti?» si chiede, infastidito, qualcuno dei manifestanti.
Nel corteo i parlamentari e i volti noti del movimento. Quando il deputato Alessandro Di Battista arriva con la mamma qualcuno gli grida «non trattare con nessuno...». «State tranquilli» la sua risposta.
Poi in tanti gli si fanno intorno per scambiare una parola, avanzare proposte ma anche per l’immancabile sefie con il telefonino («sei fichissimo» gli dice qualcuno).
Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio arriva con indosso una maglietta sulla quale sono stilizzati Grillo insieme a un lupo e agli uccelli, i simboli francescani. Poco lontano da lui c’ è Roberto Fico.
La gente (giovani e anziani insieme a qualche famiglia con bambini al seguito) li applaude, vuole stringere loro la mano.
Intanto un gruppo dispiega un grande striscione: «Speranza, tormento, violenza. La povertà ingrassa le mafie» c’ è scritto.
Alcuni indossano magliette con scritto «Schiavi mai», mentre da un altoparlante parte una sorta di rap che dice «non siamo un partito, non siamo una casta, siamo cittadini punto e basta».
Lungo la stretta strada iniziale sfilano gli altri striscioni. Come «Prigione Piemonte» con il simbolo dei No-Tav sorretto da un gruppo di donne; poi il coordinamento provinciale di Frosinone; Antonio, pensionato sessantaquattrenne di Torino che riferendosi al suo reddito di 1.300 euro al mese ha scritto su un cartone «no elemosina, meglio la galera»; il M5S di Costa dei Gelsomini e un signore di Roma con la barba, capelli e occhiali da sole scuri che lo fanno auto-definire «il sosia di Beppe Grillo».
Da Novi Ligure arrivano invece due giovani cugini, lui e lei, che mostrano orgogliosi una sciarpa con scritto «belin che movimento». Sono pronti ad affrontare tutta la marcia fino alle porte di Assisi. «Si, è lunga ed è caldo - dicono convinti - ma ci spaventano di più i politici...».
La marcia avviene il giorno dopo del blitz romano di Beppe Grillo con il flash mob davanti il Parlamento, per denunciare le espulsioni di massa dei deputati 5 Stelle e lo stop mirato dei vitalizi (che loro vorrebbero invece integrale).
Grillo oggi ha colto l’occasione per criticare il governo: «Poletti è un ministro per caso ma sono tutti lì per caso...». Anche Renzi dunque è lì per caso? «È il caso che governa Renzi», risponde il leader M5S che aggiunge: «Governa chi vince». Renzi non ha vinto? «Evidentemente no».
Quanto al Quirinale, ha spiegato: «Ho solo detto che è stato il più veloce presidente della repubblica a firmare una legge ma non mi sono ancora fatto un’opinione su di lui».
Poi, sull’iniziativa in corso: «Questa è una marcia per i diritti e per la dignità dei cittadini e non del Movimento 5 Stelle. Il reddito di cittadinanza necessario perché non possiamo fare finta che non ci sia un sistema economico agonizzante».
«Ci vuole un’idea da portare avanti e seguirla, sennò è politichina di quella da mercato», dice il leader M5s dal camper dove sale per raggiungere il capoluogo umbro dove domani guiderà la marcia francescana per il reddito di cittadinanza. Alla ricerca di quel «mondo nuovo» e «straordinario» che il popolo 5 Stelle non deve mai smettere di sognare. Un mondo «che forse ci crollerà addosso» ma che il leader del movimento, assieme a Gianroberto Casaleggio, vede come l’unico indirizzo perseguibile per lasciarsi alle spalle quel mondo di intrighi e veleni a cui vedono costretti i parlamentari pentastellati.
«Il reddito di cittadinanza è una misura che deve essere approvata: io ci credo perché c’è in tutto il mondo». Così Casaleggio, alla partenza della Marcia: «La consulta dice di restituire soldi indebitamente sottratti ai pensionati: è un furto ma non basta per non fare il reddito di cittadinanza».
«Il reddito di cittadinanza è un’utopia? Anche il nostro ingresso in Parlamento era un’utopia. L’utopia, come diceva Galeano, serve a comunicare», gli ha fatto eco Alessandro Di Battista, che ieri era in Trentino per la campagna elettorale delle comunali di domani.
«Siamo disposti a trattare con il Pd per realizzare il reddito di cittadinanza. L’importante è che non si annacqui: 780 euro mensili da garantire a chi ne può usufruire non è un capriccio, ma la cifra indicata come quota per stare sopra la soglia minima di povertà», afferma oggi il noto deputato del M5S Luigi Di Maio, anche lui in regione ieri per le comunali, in un’intervista al Corriere della Sera.
La marcia di oggi, da Perugia ad Assisi, punta a «fare più rumore possibile pacificamente per sensibilizzare il Parlamento sul reddito di cittadinanza», spiega il vicepresidente della Camera. «Ufficialmente non c’è stata nessuna apertura, ma in Parlamento a parole sono tutti d’accordo. È che Renzi preferisce mettere i soldi in altre cose. Oppure da segretario del Pd preferisce non tagliare del tutto i vitalizi per i condannati».
La delibera, aggiunge, «guarda caso non tocca quasi nessuno del Pd».
Parlando dell’Italicum, «per me questa legge è un pò come l’Expo ora: un’opera incompiuta. Ci sono delle zone d’ombra sulla clausola di salvaguardia. Al Senato in questo momento la maggioranza spaccata non ha i numeri per far passare la riforma costituzionale», dice Di Maio. «Mi chiedo: se dovesse cadere il governo ora con che legge andremmo a votare? Può Mattarella sciogliere le Camere in mancanza di una legge certa?». Quanto al Capo dello Stato, «anche quando non si condividono le scelte si continuano a stimare la persone. Anzi, ora chiediamo al Presidente di spendere una parola per il reddito di cittadinanza».