Regionali, scandalo impresentabili e una «tegola» per De Luca
L'antimafia riesce a diffondere i nomi di tutti i candidati dubbi
Doppio scossone sulla campagna elettorale delle regionali, in programma domenica: da un lato, la commissione parlamentare antimafia non riesce a diffondere la lista dei candidati ritenuti eticamente impresentabili (per guai giudiziari sia pure non tali da costituire al momento un impedimento formale); dall’altro, la Corte di cassazione che in sostanza stabilisce che la competenza sull’applicazione della legge Severino ai politici condannati è del tribunale ordinario e non del Tar, quindi, per esempio in Campania, il candidato Pd Vincenzo De Luca - allo stato candidabile ma non eleggibile - non può più contare su una sospensiva disposta dai giudici amministrativi regionali.
Il quadro, dunque, si fa più caotico e fluido e sembra sempre più difficile fare previsioni sul responso delle urne, anche se pare ormai una tendenza consolidata quella di un forte astensionismo, a testimonianza di un certo disorientamento dell’elettorato, al voto in Campania, Marche, Puglia, Toscana, Liguria, Veneto e Umbria.
Sulla vicenda della lista degli impresentabili, ieri nella seduta dell’antimafia dedicata alla pubblicazione dei nomi, il clima si è fatto rovente e le urla della presidente Rosy Bindi risuonavano nei corridoi del palazzo parlamentare. In sostanza, malgrado il complesso lavoro di verifica delle situazioni di migliaia di candidati, ieri mancava ancora la trasmissione delle liste da parte di alcune prefetture della Campania, una delle regioni più delicate da questo punto di vista.
In definitiva, sono usciti quattro nomi riguardanti liste presentate in Puglia. Nel centro-nord, a quanto è dato sapere, non vi sarebbero «imrpesentabili», mentre restano da confermare quelli, trapelati informalmente nei giorni scorsi, di una dozzina di candidati che risulterebbero presenti in Campania sia nel centrosinistra sia nel centrodestra.
A proposito dei ritardi nell’arrivo delle liste campane, alcuni parlamentari hanno parlato di «sciatteria» da parte di organi periferici del governo, ma altri hanno adombrato una precisa volontà di assecondare le manov re di chi cerca di posticipare questo momento di trasparenza. Al punto che, ora, i nomi sono annunciati per venerdì, cioè a poche ora dalla fine della campagna elettorale e dal giorno di silenzio prima dell’apertura delle urne: in questo modo la gran parte dei cittadini rimarrebbe disinformata.
Un primo terremoto c’è comunque stato con la pubblicazione dei quattro nomi dei pugliesi impresentabili - Giovanni Copertino (Forza Italia, circoscrizione Bari); Fabio Ladisa (Popolari per Emiliano,circoscrizione Bari); Massimiliano Oggiano (Oltre con Fitto, Schittulli presidente, circoscrizione Brindisi) e Enzo Palmisano (Movimento politico per Schittulli, area popolare, circoscrizione Brindisi) - lo ha provocato: il candidato alla poltrona di governatore in Puglia del Pd Michele Emiliano, ha chiesto al coordinatore della lista Udc, Realtà Italia, Centro democratico di ritirare il candidato Ladisa dalla competizione elettorale.
Diverse le valutazioni del lavoro fatto dalla commissione antimafia dentro il Pd. Il capogruppo, Franco Mirabelli parla di «lavoro importante» e invita a «riflettere se siano sufficienti le 48 ore date alle commissioni elettorali per valutare le liste»; concorda con questa valutazione il Pd Davide Mattiello, il quale sottolinea come sia stato segnato «un punto di non ritorno: un precedente che non potrà più essere ignorato, dal momento che è stato dato concretamente seguito al codice di autoregolamentazione votato da tutti i partiti che impone di non candidare persone rinviate a giudizio e comunque sottoposte a procedimenti penali per fatti riguardanti mafia e corruzione». Diversa l’opinione della senatrice Pd Rosaria Capacchione, che ha avuto parole di fuoco contro gli «impresentabili» nelle scorse settimane. Per Capacchione «il lavoro della Commissione Antimafia non è comunque sufficiente, anche perchè la commissione indica solo criticità di tipo giudiziario: è dunque un lavoro parziale».
Parole dure sono arrivate invece dai Cinque stelle e da Sel. «Abbiamo assistito a una pantomima: gli unici a chiedere la pubblicazione immediata dei nomi di impresentabili raccolti finora siamo stati noi e il vicepresidente della commissione antimafia Claudio Fava. Abbiamo chiesto fino all’ultimo senza successo che venisse pubblicata in maniera integrale la lista degli impresentabili candidati alle prossime elezioni regionali», fa sapere il deputato M5S Francesco D’Uva, dell’Ufficio di presidenza dell’Antimafia, il quale sottolinea che venerdì, quando verrà pubblicata la lista integrale degli impresentabili, si arriva fuori tempo massimo.
Per il senatore di Sel Peppe De Cristofaro, «se i nomi degli impresentabili non fossero resi noti entro venerdì, sarebbe gravissimo e intollerabile». De Cristofaro ha aggiunto di essere tuttavia convinto che entro venerdì questi nomi saranno resi noti anche perchè «c’è una grande attesa nel Paese e bisogna fare tutti gli sforzi per completare il lavoro. Sarebbe assurdo che non ci fosse trasparenza proprio in Campania, la regione dove è maggiore il numero di impresentabili».
E potrebbe essere depositato entro venerdì mattina anche il verdetto della Cassazione sulla legge Severino. L’orientamento dei giudici, già emerso prima della camera di consiglio, sarebbe comunque ampiamente maggioritario per attribuire al giudice ordinario, e non al Tar, la competenza ad applicare la legge Severino ai politici condannati.
Le Sezioni Unite civili della Cassazione, riunitesi ieri, dovevano appunto stabilire se sia del giudice ordinario o del Tar la competenza a decidere il destino dei politici condannati e incappati nell’esilio forzato dagli incarichi elettivi per effetto della legge Severino.
Se la tempistica sarà rispetta, la decisione, come detto, potrebbe incidere già sulla tornata elettorale di domenica prossima, in particolare per la Campania, dove si tratta di capire se, in caso di vittoria dello sfidante Vincenzo De Luca, sarà effettivamente il candidato del Pd a governare la Regione e a prenderne le redini dalle mani del governatore uscente Stefano Caldoro del Pdl che nel marzo 2010 aveva avuto la meglio con più di dieci voti percentuali di scarto.
De Luca potrebbe avere la strada in salita per insediarsi nel nuovo incarico e potrebbe dover scontare diciotto mesi di purgatorio «severiniano». Tradizionalmente, infatti, i magistrati ordinari sono meno «laschi» di quelli amministrativi nell’applicare la Severino, anche se le eccezioni si possono sempre verificare.
Torna dunque estremamente attuale la polemica sulla decisione del segreatrio Pd e premier Matteo Renzi di spianare la strada alla candidatura De Luca.
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