La sinistra attacca: con Renzi il Pd va a destra e perde voti
Il risultato delle elezioni regionali scatena le critiche della sinistra contro il Pd renziano, accusato di una svolta a destra che non porta nemmeno voti. «Nessuno ha da stappare una bottiglia di champagne, ma ha molto da riflettere soprattutto il dartito democratico, che per la prima volta vede sfregiata l'immagine del leader invincibile. A distanza di pochi mesi il leader non è più tanto invincibile», osserva il leader di Sel, Nichi Vendola, parlando con i giornalisti alla Camera.
Per l'ex governatore della Puglia «è evidente a tutti il grave arretramento che il Pd subisce, una punizione nei confronti delle scelte politiche di Renzi. Credo che vada enfatizzato il dato straordinariamente grave della crescita del partito del non voto. Metà degli italiani ha preferito rifiutare le urne, perchè la politica si presenta talvolta come il teatro del trasversalismo, del trasformismo, il luogo in cui vincono i trafficanti di voti invece dei costruttori di futuro. Il Pd prende un colpo durissimo in Liguria, dove tra le due destre, quella di Toti e quella di Paita, gli elettori hanno scelto l'originale.
Quando il Pd pensa di poter costruire un'alleanza con frammenti di centrodestra, pensa di sperimentare formule ibride e incomprensibli agli elettori, quando si intesta riforme che attaccano diritti sociali, il cuore della nostra storia di lotte e di sacrifici, il Pd si assume la responsabilità di una vittoria di Pirro. Renzi ha caricato politicamente il voto della Liguria, e lì ha perso. E non va sottovalutata la vittoria sofferta in Umbria. Il Pd globalmente fa fatica a offrire un racconto affascinante.
C'è motivo di riflessione - prosegue il leader di Sel - e anche derubricare il voto al M5S come voto inutile è un'idea malata della politica. Il M5S drena una parte importante del voto di protesta. Purtroppo anche le destre anti-europeiste, razziste, che hanno avvelenato la campagna elettorale, prendono un risultato importante, perchè la crisi genera mostri. Quando si risponde alla crisi solo con tonnellate di propaganda la destra morde nelle viscere della convivenza della società, e i rischi sono notevoli».
Anche Pippo Civati manda un segnale chiario al suo ex partito: «Siamo arrivati quasi al 10% - prendendo in termini assoluti metà dei voti che prende il Pd - senza un simbolo nazionale, senza felpe, con una proposta che non ha eguali in altre regioni, dove peraltro in molti casi il Pd era alleato con la sinistra e non c'erano altri Pastorini in campo. Ora forse la percezione del problema, che prima era considerata immaginaria, sarà reale», scrive riferendosi in particolare al voto delle regionali in Liguria, dove a sinistra del Pd correva un candidato sindaco della sinistra che ha raccolto un decimo dei consensi.
«Avremmo lanciato il nostro progetto (Possibile, ndr) anche con la metà dei voti e delle percentuali. Figuriamoci se non lo facciamo ora. E siccome tutti ridono facendo il paragone con Podemos, faccio notare che mai nessuno a sinistra del Pd ha fatto un risultato simile. E che Podemos, la prima volta che si è presentato, ha fatto l'8%».
E riferendosi ai renziani, aggiunge caustico: «Fanno peggio della "ditta" (il Pd di Bersani, ndr) e non lo ammettono neppure, dopo avere venduto la ditta agli alieni. Se attacchi per mesi la sinistra in tutte le sue forme, non fai solo un favore a Renzi e ai suoi, ma anche a Berlusconi e a Salvini, pure alla Meloni. Tu fai le politiche di Berlusconi - sottolinea, parlando del Pd renziano - poi arriva uno che ci aggiunge ancora un po' di demagogia e magari di razzismo e vince. Insegnamento per l'Italicum e per altre furbate di questi mesi.
In Veneto, con una candidata divenuta renzianissima - come Paita in Liguria - e inviata direttamente dal premier, il Pd scende ai minimi storici. E non è colpa della candidata. Nédella sinistra di Sel, per dirne un'altra, che là era alleata del Pd». In Liguria, osserva l'ex deputato Pd, «i dati assoluti lo confermano: nemmeno sommando i voti delle liste che hanno sostenuto Pastorino e Paita avrebbero superato le liste che sostengono Toti. Quindi questa è l'ultima bugia della campagna più triste della storia. Le persone hanno scelto: Pastorino prende molti voti disgiunti e supera la somma delle liste che lo sostengono (+3%), Paita nemmeno quello (-3%)».