Si allarga l'eco-scandalo Vw Coinvolte 11 milioni di auto

L’eco-scandalo Volkswagen si allarga a macchia d’olio e, dopo gli Usa, anche l’Europa vuole chiarezza e corre ai ripari e, a partire dall’Italia, comincia ad avviare inchieste e pensa a misure analoghe a quelle americane come lo stop alle vendite. Il software che «bara» sulle emissioni auto è su 11 milioni di auto in tutto il mondo e non solo su modelli Vw, ha ammesso la casa tedesca, pur assicurando che le nuove euro 6 diesel vendute in Ue sono «in regola». Mentre le associazioni dei consumatori sono in rivolta, la Commissione Ue, che non ha poteri per aprire un’inchiesta europea, chiede il rispetto delle norme e agli stati membri di vigilare, ricordando che già dal 2016 saranno in vigore nuovi test su strada per le emissioni.

«Dobbiamo andare sino in fondo», ha promesso Bruxelles, precisando che, date le indagini tuttora in corso sia negli Usa che in Germania, per ora «è prematuro» dire se in Europa siano necessarie «misure immediate di sorveglianza specifiche». «Per il bene dei consumatori e l’ambiente, abbiamo bisogno della certezza che l’industria rispetti in modo scrupoloso i limiti delle emissioni», ha avvertito la portavoce al mercato interno Lucia Caudet, «abbiamo preso la questione molto sul serio».

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A chiedere subito un’inchiesta Ue è stato il ministro dell’economia francese Michel Sapin, ma anche i consumatori europei del Beuc. Sebbene sia la Commissione a fissare le regole su procedure di controllo e limiti delle emissioni, è però competenza degli stati membri applicarle e compiere le verifiche necessarie. Da qui l’invito rivolto da Bruxelles alle autorità nazionali di omologazione a «essere particolarmente vigili e rigorose», e la convocazione immediata di una riunione straordinaria a inizio ottobre.
Va quindi in questa direzione la decisione dell’Italia presa dal ministero dei trasporti di avviare un’indagine, interpellando sia l’omologatore tedesco Kba che Volkswagen, e di chiedere chiarimenti da parte del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Con la richiesta, «qualora necessario», di «assumere analoghe iniziative già intraprese per il mercato americano» quali il blocco delle vendite e il ritiro dei veicoli già commercializzati «anche a tutela dei consumatori italiani».

Le verifiche, ha in ogni caso assicurato il sottosegretario Claudio De Vincenti, saranno fatte «in tempi rapidi».
Intanto anche il ministro dell’ambiente francese Segolène Royal ha annunciato l’apertura di una «inchiesta approfondita» su Volkswagen, chiedendo pure «ai costruttori nazionali di verificare che tali atti non avvengano in Francia». E persino la Corea del Sud ha avviato un’indagine sulle auto diesel Vw. 

Le associazioni dei consumatori, da Beuc ad Adiconsum, con Altroconsumo che ha già portato il gigante auto tedesco in tribunale per i dati fuorvianti sul consumo di benzina, chiedono test su strada anzichè in laboratorio sulle emissioni auto. La Commissione Ue ha ricordato che già dal primo gennaio 2016 entreranno in vigore proprio i nuovi test su strada. Anche senza incorrere in una frode, ci possono essere discrepanze sostanziali con i valori delle emissioni riscontrati in laboratorio.


«Il governo tedesco sapeva delle truffe sull’antismog». È quello che scrive Die Welt, nella edizione on line, a proposito dello scandalo che sta investendo Volkswagen. «La tecnica della manipolazione dei motori è nota da tempo a Berlino e Bruxelles - si legge -. Lo dimostra un documento del ministero dei Trasporti». Il giornale cita una risposta a un’interrogazione dei Verdi in materia, che risale al 28 luglio scorso.

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Nuovo tracollo in borsa per Volkswagen. Le azioni ordinarie hanno perso a Francoforte il 22,5% a 111,2 euro e le privilegiate il 26,2% a 106 euro. I titoli nelle ultime due sedute hanno perso un terzo del loro valore: la capitalizzazione complessiva bruciata ammonta a oltre 24 miliardi di euro.

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