Cambia la norma, per i sindaci sarà facile escludere dalla giunta le donne assessore
Ora, grazie al ripensamento del consiglio regionale, i sindaci potranno liberarsi delle donne-assessore ritenute di «troppo», che hanno messo in giunta controvoglia. Le donne sono uscite con le ossa rotte ieri dal consiglio regionale: sconfitte su tutta la linea. È stata infatti depotenziata la norma che era stata introdotta solo due anni fa, per garantire un'adeguata rappresentanza nelle giunte comunali, accogliendo il disegno di legge proposto da Rodolfo Borga (Civica Trentina) e condiviso dalla maggioranza, che ha ritoccato il calcolo - prima più favorevole - fissando la proporzione matematica rispetto alle donne elette in consiglio comunale. E nel contempo non è stata presa in considerazione per nulla dalla maggioranza la richiesta
dell'assessora provinciale alle pari opportunità, Sara Ferrari, di compensare questo arretramento con l'introduzione in Trentino della doppia preferenza di genere per l'elezione dei consigli comunali, come già avviene per i comuni del resto d'Italia.
Il Pd, che con l'assessora Ferrari ma anche le colleghe Violetta Plotegher, Donata Borgonovo Re e Lucia Maestri, aveva presentato un disegno di legge sulla doppia preferenza, non è riuscito a convincere il resto della maggioranza - Patt, Svp, Upt e Ual - a condizionare l'approvazione del disegno di legge Borga all'approvazione contestiale di questa norma che per altro lo stesso Borga aveva bloccato già ad inizio d'anno presentando centinaia di emendamenti. Il consigliere della Civica Trentina ha confermato ieri la sua contrarietà a lasciare passare la doppia preferenza motivando il suo no in particolare con il fatto che sarebbe stata introdotta solo in Trentino e non in Alto Adige.
La maggioranza ha ritenuto prioritario arrivare all'approvazione della modifica della norma sulle giunte comunali e quindi ha acconsentito alla richiesta di Borga di non toccare il suo disegno di legge. Il consigliere è riuscito anche a costringere le donne della Svp a ritirare un emendamento che avevano depositato ieri con cui si prevedeva che la nuova norma sulle giunte comunali non si applicasse a quelle nate dai consigli comunali eletti il 10 maggio scorso per i prossimi 24 mesi. Le donne Svp infatti temono che ora i sindaci, approfittando della nuova norma approvata ieri dal consiglio regionale che è retroattiva, decidano di modificare la composizione delle giunte magari estromettendo le donne che hanno nominato. Borga aveva pronti centinaia di emendamenti al suo stesso disegno di legge se non fosse stato ritirato l'emendamento delle donne Svp.
Il Pd, per voce del capogruppo Alessio Manica, alla fine ha annunciato la sua «astensione per protesta rispetto alla non volontà di affrontare la questione della rappresentanza di genere nel suo complesso e il tema delle preferenze rimane sepolto dall'ostruzionismo». Quasi tutti i consiglieri Pd, capogruppo compleso, si sono astenuti garantendo però con il voto di Bruno Dorigatti e dell'altoatesino Roberto Bizzo che ci fosse la maggioranza visto che, oltre alle assenze, si temevano diserzioni
fra le donne Svp. Così anche il Pd ha permesso l'approvazione della legge che comunque condivideva.