Arresti nel «blocco nero» che devastò il centro di Milano
Dalle prime ore di questa mattina, la polizia di Stato sta eseguendo a Milano e in Grecia dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di cittadini italiani e stranieri tutti accusati di devastazione e saccheggio, resistenza a pubblico ufficiale aggravata e travisamento, reati commessi durante gli scontri della manifestazione «No-Expo» del 1° maggio a Milano.
Altre persone sono indagate in stato di libertà per gli stessi reati.
I destinatari sono cinque giovani milanesi appartenenti alla locale area anarco-squatter-antagonista, già noti agli agenti della Digos milanese e cinque anarchici greci.
A questi si aggiungono cinque indagati a piede libero per i medesimi reati: tre milanesi, un comasco e un greco.
Il gruppo di violenti greci identificato dalla polizia di Stato insieme a quelli italiani nelle indagini sui disordini No Expo del 1° maggio è stato scoperto grazie a un’identificazione del 2 maggio successivo, scaturita da una spesa all’Esselunga un po’ troppo movimentata. Il gruppo, 14 tra ragazzi e ragazze, entrato in un punto vendita in via Washington, venne identificato dalle volanti, chiamate dai commessi intimoriti, all’uscita.
I giovani arrestati stamani per la «guerriglia» del primo maggio scorso, infiltrandosi nel corteo pacifico contro l’Expo, si sarebbero «compattati in modo da formare un unico blocco nero» e avrebbero commesso più di un centinaio di fatti di devastazione in concorso «con almeno 300 soggetti».
È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano Donatella Banci Buonamici su richiesta del pm Piero Basilone. Otto (4 milanesi e 4 greci) sono già in carcere, mentre due (un greco e un milanese) risultano latitanti.
Tra i giovani destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare con al centro l’accusa di devastazione e saccheggio c’è Alexandros Kouros, un anarchico greco che, stando agli atti, sarebbe stato il più pericoloso e il più attivo negli incendi e nelle devastazioni.
Come si legge nell’imputazione, il «blocco nero» avrebbe agito usando anche «bombe carta» e «razzi», danneggiando e incendiando «istituti di credito», auto e «esercizi commerciali».
Gli arrestati farebbero parte di un «circuito anarchico» e squatter e non apparterrebbero a centri sociali e nemmeno all’area no Tav.
Come si legge nell’imputazione, «travisati con maschere antigas, passamontagna, caschi da motociclista, sciarpe» e «armati di bastoni, sassi, bottiglie di vetro, bottiglie con liquido infiammabile tipo molotov, razzi, bombe carta» e compattati «in modo da formare un unico blocco nero» avrebbero compiuto più di un centinaio di fatti di devastazione e «gravissimi atti di danneggiamento».
Tra questi l’incendio di auto, negozi, banche e altri oggetti di «arredo urbano», utilizzando anche «cassonetti dell’immondizia e fioriere».
L’accusa di devastazione e saccheggio è punita con pene che vanno dagli 8 ai 15 anni di carcere.