Hollande: «È stato un atto di guerra dell’esercito dell’Isis»
Silenzio in strada, forze di sicurezza mobilitate, ricerche di amici e parenti che forse non ce l’hanno fatta. Parigi si è svegliata sotto shock, se mai è riuscita a dormire dopo le stragi di ieri sera che hanno causato almeno 128 morti e 200 feriti.
Per la seconda volta in poche ore il presidente francese Francois Hollande ha parlato in tv direttamente alla nazione.
«È stato un atto di guerra compiuto dall’esercito dell’Isis», ha detto, assicurando che «la Francia trionferà sulla barbarie» e che «le forze di sicurezza e l’esercito sono mobilitate al massimo livello».
Il capo dell’Eliseo ha lanciato un appello «all’unità indispensabile» e decretato tre giorni di lutto nazionale, dopo che ieri sera - con la tragedia ancora in corso - aveva annunciato lo stato d’emergenza in tutto il Paese, con la conseguente chiusura delle frontiere.
Dopo che la rivista ufficiale dell’Isis in francese, Dabiq, si era assunta nella notte la paternità del massacro, evocando una «vendetta per i raid in Siria», e un successivo video di minacce, i jihadisti dello Stato islamico hanno diffuso un comunicato ufficiale e un audio per rivendicare gli attacchi e lanciare nuovi anatemi.
Parigi è stata presa di mira perché «capitale dell’abominio e della perversione». «È solo l’inizio della tempesta»: la Francia, e chi la sostiene, «rimarrà tra gli obiettivi principali» dell’Isis e «continuerà a sentire l’odore della morte per aver preso la guida della crociata, aver insultato il Profeta e essersi vantata di combattere l’Islam».
Un passaporto siriano è stato ritrovato sul corpo di uno degli attentatori kamikaze, riferisce Bfm-Tv. Sono 8 in tutto i terroristi morti nei diversi luoghi degli attacchi, secondo i dati forniti dal procuratore Francois Molins e dai suoi servizi.
Almeno sei di loro si sono fatti esplodere con la cintura esplosiva. Il procuratore Molins parla di altri terroristi probabilmente in fuga, al momento se ne ignora il numero. In particolare, quattro sono i terroristi morti durante l’irruzione della polizia per liberare gli ostaggi al Bataclan, tre si sono fatti saltare con la cintura esplosiva, uno è stato ucciso dagli agenti.
Altri tre kamikaze si sono fatti saltare davanti allo Stade de France, provocando la morte di tre passanti e numerosi feriti gravi. Un ottavo terrorista, secondo la procura, è stato ucciso a boulevard Voltaire, nei pressi del Bataclan.
La scorsa settimana, sull’autostrada fra Monaco e Salisburgo, la polizia aveva arrestato un uomo di 51 anni che nascondeva nel bagagliaio kalashnikov, bombe a mano ed esplosivo.
L’uomo proveniva dal Montenegro.
Secondo informazioni della radio Bayerischer Rundfunk, che la polizia non conferma, l’uomo era diretto a Parigi e sarebbe vicino al gruppo degli attentatori.
Focus online, citando fonti della polizia, rivela che avrebbe taciuto durante gli interrogatori, rendendo difficili le indagini.
La condanna internazionale degli attentati è unanime, da tutta l’Europa alla Russia, dagli Stati Uniti alla Lega araba, dal Papa all’imam di Al Azhar. Anche il premier Matteo Renzi ha avuto un colloquio telefonico con Hollande. Mentre diversi ministri della comunità internazionale sono riuniti a Vienna per discutere del futuro della Siria con un occhio agli sviluppi di Parigi e determinati a «coordinare la lotta al terrorismo».
Nel quartiere del teatro Bataclan, nel XI arrondissement, dove si conta il maggior numero delle vittime - almeno 70 - i parigini portano fiori e ceri sul marciapiede ancora sporco di sangue. In molti chiedono ancora notizie di propri cari.
Un’italiana è irrintracciabile, mentre un’altra, Laura Apolloni, ha una scheggia di proiettile nella spalla e attende di essere operata. Risulta inoltre un’altra persona ferita, in un altro attacco.