Lo sgomento della politica, le manovre sulla Siria
Dopo gli attentati di Parigi, l’obiettivo dell’incontro oggi a Vienna dovrà essere di «cercare di guidare la strada verso la pace in Siria», perché i Paesi seduti attorno al tavolo «hanno quasi tutti sperimentato lo stesso shock» degli attentati nelle ultime settimane.
Così l’Alto rappresentante Federica Mogherini da Vienna. «Europei, arabi, Oriente e Occidente, tutta la comunità internazionale» è coinvolta, quindi «la miglior risposta è unirsi, superare le differenze e cercare insieme» di arrivare alla pace in Siria.
Silvio Berlusconi dopo la strage di Parigi. commenta: «Ci troviamo di fronte a qualcosa che rappresenta l’odio e il contrario di ciò che consideriamo civiltà. È chiaro che l’Isis ha dichiarato guerra all’occidente e potrebbe essere davvero la terza guerra mondiale, visto il numero di persone che professano questa idea del mondo che è contraria agli altri».
«Siamo tutti scioccati per ciò che è accaduto di terribile stanotte, sono molto preoccupato per tutto», ha aggiunto il leader di Forza Italia in collegamento telefonico a un’iniziativa del suo partito a Milano.
L’ex premier ha rivendicato di aver visto profilarsi questo rischio del fondamentalismo islamico «già vent’anni fa», ribadendo le sue critiche all’attuale leadership occidentale e in particolare all’Unione europea.
«Rispetto all’idea che avevamo noi - ha affermato Berlusconi - l’Ue oggi è un nulla politico e uno zero militare». A sostegno di questa tesi, l’ex premier ha citato quelle che definisce «politiche autolesionistiche che hanno portato a ingaggiare una guerra commerciale con la Russia e anche con l’unico paese che rappresenta la democrazia in medio oriente che è Israele».
Di una minaccia che cambia pericolosamente parla la presidente della Camera Boldrini: «Questa è una forma di aggressione di nuova generazione e noi dobbiamo adattarci all’idea che questa è una sfida che non può essere vinta nei modi tradizionali di intendere un conflitto».
Boldrini sottolinea la necessità «di nuovi modi di rispondere lavorando molto con l’intelligence riuscendo a fare in modo che queste persone siano individuate anche nella loro attività del web. Abbiamo bisogno di strumenti nuovi per vincere questa sfida che tocca il cuore della nostra identità democratica».
Sul rischio che Roma possa essere obiettivo di un prossimo attacco Boldrini sottolinea come sia necessario «stare all’erta, predisporre tutte le misure necessarie in termini di sicurezza e sviluppare anche quei sistemi di controllo che sono non necessariamente quelli classici per riuscire ad avere un panorama più completo. La sicurezza al cento per cento non si ha mai e neanche in passato si poteva avere. Ciò detto, le nostre forze dell’ordine, i nostri Servizi sono ben consapevoli che questo è un attacco al cuore dell’Europa».
Per questo «noi dobbiamo essere uniti e continuare a vivere come abbiamo sempre vissuto perché altrimenti saremmo già caduti nella loro trappola», spiega ancora la presidente della Camera al termine dell’incontro a Palazzo Farnese con l’ambasciatrice francese a Roma Catherine Colonna.
Un invito all’unità arriva anche dal senatore e sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova: «Il nuovo attacco a Parigi, con il suo insopportabile tributo di vittime, è un attentato al cuore dell’Europa e dei suoi valori di libertà, tolleranza e democrazia. La sfida sanguinaria e inumana dei fanatici islamisti ha anche l’evidente obiettivo di destabilizzare dall’interno e dividere tra loro i paesi europei.
Per questo bisogna dimostrarsi tutti abbastanza forti da evitare scorciatoie illusorie e stringere l’alleanza politica ed economica dell’Unione Europea: in gioco sono valori fondamentali e comuni regole di convivenza, che dobbiamo difendere consolidando l’alleanza e unendo le forze e gli sforzi».
«I musulmani che vivono in Europa - sottolinea Della Vedova - sono l’obiettivo politico indiretto: il sangue versato in nome della loro fede punta a scavare un solco di diffidenza e di paura e a aggravare un’emarginazione sociale e politica che porta, a propria volta, a moltiplicare le reclute potenziali dell’eversione violenta. Deve essere chiaro a tutti che nella nostra difesa intransigente della sicurezza e della libertà per i cittadini di qualunque fede, un’ostilità generalizzata verso i musulmani non è solo ingiusta e contraria ai valori europei, ma utile solo alla causa del terrore islamista.
Nel contempo deve essere altrettanto chiaro alle leadership politiche e religiose dell’Islam europeo, che l’unico modo per dissipare qualunque equivoco è di schierarsi in prima fila, con voce chiara, senza distinzioni e giustificazioni capziose, in difesa dei valori fondamentali di libertà, democrazia e uguaglianza», conclude Della Vedova.
Il movimento Cinque stelle condanna il terrorismo in un post pubblicato sul sito di Beppe Grillo: «Quanto accaduto a Parigi è scioccante. Siamo vicino alle famiglie delle vittime, alla Francia, a tutto il popolo francese, colpito oggi da un attacco terribile, che deploriamo con fermezza».
Il leader leghista Matteo Salvini, commentando gli attentati di Parigi, rilancia alcune delle parole d’ordine del suo partito: «Non è più il momento dell’ipocrisia, delle sfilate e dei minuti di silenzio, questa è una guerra, serve un intervento militare internazionale subito in Siria ed in Libia».
«Non dobbiamo avere paura, non dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere, l’Europa continuerà a perdere solo se farà finta di niente», aggiunge Salvini.
«Non mi fanno tanto paura i terroristi - ha proseguito il segretario leghista - ma i governi occidentali che dormono. Una volta pregato per i poveri morti di Parigi io penso che bisogna passare all’azione. E l’Italia deve fare la sua parte. A partire da controlli serrati su tutto il territorio nazionale».
«I clandestini non sono tutti terroristi ma qualche migliaia in meno darebbero un pò più sicurezza. Quelli che ieri sera hanno festeggiato anche in Italia andrebbero arrestati messi ai lavori forzati o rimandati al loro Paese», ha aggiunto il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, parlando con i giornalisti in piazza della Scala a Milano, dove ha commentato gli attentati terroristici di Parigi.
«Non tutto l’Islam è uguale evidentemente - ha aggiunto - però un certo tipo di Islam è incompatibile con i valori di libertà, di pace e di democrazia. Se c’è Islam buono al di là delle sfilate ce lo dimostri con i fatti».
Le parole del leader leghista raccolgono un commento a distanza da Massimo D’Alema: «Rispetto a Salvini, Grillo sembra una persona ragionevole. E comunque, di fronte ad una vicenda così drammatica, mescolarci Salvini mi pare di cattivo gusto».
D’Alema, intervistat dal Tg3, aggiunge: «Questa vicenda va risolta con la forza ma la discriminante è che bisogna usare anche l’intelligenza».
Critica con chi strumentalizza il sangue a fini elettorali la deputata di Sinistra italiana, Monica Gregori: «Hanno ucciso cittadini inermi che erano allo stadio, a teatro, in bar e ristoranti. Questo è un attacco alla civiltà, ed in questo momento non servono divisioni e strumentalizzazioni politiche, come quelle di Matteo Salvini, ma serve interrogarsi su quello che è successo in tutti questi anni.
È evidente che va intensificata la prevenzione e vanno aumentati i livelli di sicurezza. Il terrorismo va combattuto, ma questo non vuol dire che anche noi dobbiamo armarci per andare a sparare ed uccidere in un altro paese, la guerra non è la soluzione».
«Dobbiamo reagire con fermezza ed intelligenza, e dobbiamo dimostrare di non avere paura. Se cambiassimo il nostro modo di vivere - aggiunge - faremmo il loro gioco. A tutto il popolo francese va la mia vicinanza e solidarietà».
Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area popolare, commenta ricordando che sul terrorismo potremo vincere difendendo i nostri ideali: «L’orrore di questa notte a Parigi dice del fondo di violenza nichilista cui può giungere il travisamento fanatico della religione. Ha ragione Marc Lazar, gli islamisti che sparavano sulla folla inerme non hanno attaccato dei luoghi simbolo, hanno attaccato la nostra vita quotidiana, vogliono farci vivere nel terrore mentre prendiamo un caffè al bar o mentre andiamo a fare la spesa».
«Di fronte ai giovani corpi trucidati del teatro Bataclan non possono non tornare in mente le parole di Osama Bin Laden: noi vinceremo perché noi amiamo la morte più di quanto loro amino la vita.
Ebbene, tutta la nostra storia, tutta l’esperienza di continua rinascita di cui l’Europa è stata protagonista anche nell’ultimo terribile secolo dopo la carneficina di due guerre mondiali, padre Kolbe ad Auschwitz e il ritorno alla libertà di interi popoli dopo settant’anni di oppressione e di morte civile, tutto questo testimonia di fronte al mondo che la vera vittoria è quella della vita.
Allora noi non fuggiremo di fronte alla minaccia del terrore solo se riprenderemo coscienza viva di questo nostro grande tesoro che nessun terrorista assassino può strapparci dal cuore.
Non fuggire vuol dire affrontarli con fermezza, con coraggio, con tutti gli strumenti a nostra disposizione, compresa la forza di chi vuole difendere ciò che ha di più caro, ma senza cadere nella loro logica di odio, perché la nostra storia, la nostra ragione ci dicono che l’ideale non è l’homo homini lupus ma una convivenza umana in cui ci siano spazio e dignità per ogni popolo, cultura e religione.
Allora resta una grave domanda su questa nostra volontà, noi europei, noi che siamo nell’immaginario di chi fugge da guerre e povertà il posto ideale di approdo, noi eredi del grande incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma, fra religione ebraica, razionalità greca e cristianesimo, crediamo ancora nella novità di esperienza umana che le nostra fede porta nella vita di chiunque la incontri? La nostra fede di oggi, non il nostro pur glorioso passato. O comunque quell’esperienza di civiltà, di convivenza, di bellezza oggi possibile perchè non taglia i ponti con queste radici. È nella risposta a questa domanda radicale la possibilità di una resistenza reale a chi ci odia. E di unità tra noi, senza immediatamente cedere alle speculazioni politiche anche sul terrore che non fanno altro che dividerci».
Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, definisce il terrorismo una «fabbrica di odio» e mette in guardia dal rischio di cadere nella sua trappola: «Il nostro cordoglio per le vittime della barbarie nazista dell’ISIS che ieri si è espressa in tutta la sua evidenza a Parigi. L’Isis uccide e distrugge per separare e seminare odio.
L’Isis è una fabbrica di odio che vuole distruggere ogni forma di pacifica coesistenza tra i popoli e nei popoli per cercare di assoggettare i mussulmani ai suoi barbari precetti che nulla hanno a che vedere con la religione musulmana. Occorre sconfiggere non solo l’Isis ma le idee barbariche che la animano, il suo progetto politico».
«Al contrario, i fascioleghisti di casa nostra propongono a loro volta l’odio e la guerra di civiltà: come fanno i nazisti dell’Isis. Noi al contrario operiamo affinchè l’umanità possa vivere in pace, in una libera coesistenza tra fedi, convincimenti, culture ed etnie diverse. Per questo sosteniamo il popolo Kurdo nella sua battaglia contro l’Isis e lo stato islamico, battaglia finalizzata a costruire la democrazia e la civile convivenza tra i popoli. Per questo chiediamo una volta ancora che il Pkk venga tolto dalla lista dello organizzazioni terroristiche: il Pkk si batte concretamente per la sconfitta dei terroristi dell’Isis, è vergognoso che venga considerato una organizzazione terroristica», conclude Ferrero.
In queste ore, frattanto, in tutto il mondo, Italia comrpesa, si rincorrono iniziative di solidarietà con la Francia.
Da pochi minuti è stata ammainata in segno di lutto anche la bandiera del portone principale della presidenza della Repubblica, al palazzo del Quirinale.