Contromano provocò 4 morti Condannato a 18 anni di carcere
Diciotto anni e quattro mesi di carcere per avere provocato la morte di quattro persone guidando da ubriaco contromano in autostrada.
La Corte d’appello di Torino non ha avuto bisogno della nuova legge sull’omicidio stradale - peraltro non ancora in vigore - per punire con severità Ilir Beti, imprenditore edile di origine albanese processato per un incidente avvenuto il 13 agosto 2011 sulla A26 nel territorio di Ovada (Alessandria). Per i giudici è stato sufficiente il codice: e hanno deciso che si è trattato di un omicidio volontario.
La pena sarebbe stata ancora più alta se la causa non si fosse celebrata con il rito abbreviato.
La sentenza è deflagrata a Palazzo di Giustizia nella sorpresa generale. La Cassazione, infatti, lo scorso marzo annullò la precedente condanna per l’ipotesi dolosa, ordinando un nuovo processo d’appello. E il pg Francesco Fassio, oggi, aveva chiesto 14 anni e otto mesi per omicidio colposo. Ci si aspettava che la vicenda restasse inquadrata in questa cornice.
Non è stato così. «Sono sconcertato - ha detto il difensore, l’avvocato Mario Boccassi - e voglio proprio capire, con le motivazioni, quale è stato il ragionamento seguito dai giudici torinesi per aggirare i paletti collocati dalla Suprema Corte».
Applaudono, si abbracciano e piangono di commozione i familiari delle quattro vittime, rimasti per ore in attesa fuori dall’aula di udienza: sono tutti francesi, così come francesi erano i ragazzi (il più grande aveva 27 anni) morti nello schianto fra la loro Opel Astra e il Suv condotto da Beti.
«Ringraziamo la giustizia italiana - dice una mamma - ma quattro anni per arrivare a una decisione sono sofferenza che si aggiunge alla sofferenza. I fatti sono evidenti così come le responsabilità dell’imputato, che sono state accertate da un’ inchiesta puntigliosa. Ma nei processi non ci si è ancora accordati sulla natura del reato. Per noi è insopportabile».
«Non abbiamo l’improntitudine di sostituirci ai giudici - aggiungono i parenti - ma riteniamo corretta la contestazione di omicidio volontario». Applaude «il coraggio e la coerenza» della Corte d’Appello di Torino anche l’Asaps, l’Associazione sostenitori Polstrada, che chiede «solidarietà e rispetto» per i famigliari dei quattro ragazzi.
«Non so spiegare cosa è successo», disse Beti fra le lacrime dopo essere stato arrestato. L’imprenditore, che al test risultò con un tasso alcolemico superiore al limite, aveva fatto una inversione di marcia nei pressi del casello di Alessandria e, contromano, aveva percorso una trentina di chilometri, durante i quali era stato evitato di un soffio da alcuni camion: «Anche lui - afferma la difesa - poteva morire. Come si può sostenere la volontarietà?».
Il caso giudiziario esplora il confine che separa la «colpa cosciente» dal «dolo eventuale». E di sicuro sarà portato nuovamente al vaglio della Cassazione.