Cesare Battisti divide ancora a 100 anni dall'impiccagione

di Giuseppe Ferrandi

Il 4 febbraio 1875 e il 12 luglio 1916: sono poco più di quaranta anni quelli che dividono la data di nascita e quella di morte di Cesare Battisti. Si rimane colpiti dall'intensità di questa breve esistenza, sicuramente anche dalla drammaticità e dalla coraggiosa determinazione che hanno segnato gli ultimi anni, le ultime scelte. I mesi delle campagne interventiste, l'arruolamento come volontario, l'esperienza diretta al fronte, quell'ultimo tragitto così tanto immortalato che lo ha portato dalla cattura sul Corno al patibolo della fossa del Castello del Buonconsiglio.

Non è possibile, e non sarebbe onesto intellettualmente, dividere le fasi di questa biografia con l'intento di contrapporne: un Battisti studioso da un Battisti irredentista, un Battisti socialista e leader politico al giovane studente uscito dagli studi liceali al Prati e approdato a Firenze nel 1893 per compiervi gli studi universitari. Cento anni di distanza devono servirci a qualcosa. Innanzitutto a liberare la figura di Cesare Battisti dal peso enorme avuto dall'uso pubblico che di questa figura è stato fatto.

Non si tratta di prescindere dalla monumentalizzazione e dalla forza simbolica legata alla sua personalità, ma di scavare, comprendere, interrogare. Facendo i conti con la mole davvero impressionante di scritti, discorsi, corrispondenze che rendono il suo archivio uno dei punti di forza del nostro patrimonio museale. Ed in questo contesto gli anni della formazione, degli studi e dell'adesione al socialismo sono parte di una vicenda più ampia, di un contesto storico e culturale che ha segnato il passaggio tra il XIX secolo e il Novecento. Un passaggio molto significativo per il Trentino, che in quei decenni si muoveva nella costruzione e nel rafforzamento di una propria identità culturale, territoriale e politica.

Battisti al suo Trentino ha dedicato proprio la tesi di laurea in geografia, pubblicata nel 1898 con il titolo «Il Trentino: saggio di geografia fisica e di antropogeografia». Uno studio tuttora ritenuto di grande interesse, ma che assume, insieme ad altre ricerche specie in campo idrologico-limnologico, il senso prioritario di descrizione del territorio e di rappresentazione scientifica della propria terra, operazioni intellettuali che sono connesse alla predisposizione di un intervento direttamente politico. La stessa idea di autonomia, il suo riformismo socialista, le modalità con le quali è stato rappresentante eletto nel consiglio comunale di Trento e al Parlamento di Vienna, sono il frutto di questo faticoso impegno intellettuale.

A delineare la sensibilità di Battisti, e a segnare comunque il suo profondo radicamento/attaccamento al Trentino, contribuisce la famiglia d'origine. Il padre è un commerciante che porta lo stesso nome del figlio, la madre è Teresa Fogolari. L'ambiente giovanile e gli studi ginnasiali e liceali favorirono una forma di coscienza politica di tipo liberal-nazionale, che ben si sintonizzava con gli orientamenti della classe dirigente municipale dell'epoca. Il giovane Battisti legge, discute e scrive. Lo troviamo giovanissimo impegnato nella redazione di un giornalino scolastico e, poco più tardi, a criticare le modalità e i contenuti dello studio liceale sul giornale liberale «L'Alto Adige».

In particolare Firenze tra le sedi universitarie frequentate dallo studente universitario Battisti (le altre sono Graz, Vienna e Torino), ha avuto sicuramente un ruolo di grande importanza per la sua formazione ed è la città dove Cesare ha conosciuto la sua fidanzata e futura moglie, Ernesta Bittanti. Proprio la frequentazione dell'appartamento abitato da Ernesta in via Lungo il Mugnone, ha favorito la sua adesione al socialismo. Insieme a lui e a Ernesta, per citare solo i più noti ed importanti, troviamo lo storico Gaetano Salvemini e i fratelli Ugo Guido e Rodolfo Mondolfo.

Parlando di via Lungo il Mugnone Gaetano Salvemini ha descritto un percorso di avvicinamento al socialismo che caratterizzò l'intero gruppo di amici. Quello degli anni fiorentini è ancora un socialismo fortemente intrecciato con la cultura positivistica ed è fortemente legato ad una visione intellettualistica. Saranno le esperienze seguenti, successive al ritorno in Trentino e all'incontro con la socialdemocrazia austriaca, a conferire un carattere politico e sociale alla scelta socialista di Battisti.

Giuseppe Ferrandi
È direttore del Museo Storico del Trentino

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