Due reattori nucleari a rischio in Belgio
La denuncia di Germania, Olanda e Lussemburgo: «Non sono sicuri». Intanto l'Ucraina toglie il segreto di Stato a 49 documenti che rivelano gli errori commessi nel 1986
L’Ucraina ha tolto il segreto di Stato da 49 documenti «top secret» legati al disastro di Cernobyl. Lo riporta la testata online Rosbalt.ru, secondo cui il materiale desecretato rivela l’impreparazione delle autorità sovietiche a far fronte a un incidente come quello che si verificò il 26 aprile 1986. Intanto si trema in Europa per i pericoli derivanti da reattori nucleari che si trovano nel bel mezzo del vecchio continente. È allarme rosso per le centrali nucleari belghe. A lanciarlo sono i ministri di Germania, Lussemburgo ed Olanda, seriamente preoccupati per la tenuta dei reattori di Doel 3 e Tihange 2, vicini ai loro confini e riaperti recentemente dopo un periodo di inattività dovuto ad una serie di guasti.
Un allarme che arriva a 30 anni esatti dall’incidente di Chernobyl suscitando inquietudine e imbarazzo. I tre governi chiedono ulteriori ispezioni sui sarcofagi dei due reattori dopo che un rapporto realizzato da tecnici indipendenti ha evidenziato carenze in caso di eventuali incidenti o di surriscaldamento, carenze determinate dalla presenza di numerose microfessure.
«È per questo - ha affermato mercoledì scorso la ministra dell’ambiente tedesca Barbara Hendricks - che penso che sarebbe bene sconnettere questi due siti dalla rete, almeno fino a che nuove indagini non vengono realizzate». «Andrebbero valutati anche nuovi test», l’eco dell’ambasciatore tedesco in Belgio Ruediger Luedeking, «dopo quel che abbiamo visto a Fukushima è chiaro che i sarcofagi sono la prima linea di difesa contro gli incidenti nucleari».
Venerdì anche il Lussemburgo ha appoggiato la richiesta tedesca, dopo che già a gennaio la Segretaria di Stato allo sviluppo durevole Camille Gira aveva espresso le proprie inquietudini per lo stato dei due reattori. Lo stesso aveva fatto la ministra olandese all’ambiente Melanie Schultz in un incontro con il ministro degli interni belga Jan Jambon.
L’ipotesi di nuove indagini è però stata seccamente respinta dal governo belga che si fa scudo del giudizio indipendente dell’Agenzia federale belga per il controllo nucleare (Afcn). L’Agenzia ha ribadito la bontà delle due installazioni, assicurando che la Germania «non ha tutte le informazioni necessarie» per valutare lo stato delle strutture.
«Ma l’Agenzia non è chiaramente indipendente», dice al telefono l’eurodeputato belga Philippe Lamberts, capogruppo dei verdi a Strasburgo, «si tratta di decisioni politiche che rischiano di mettere in pericolo la sicurezza di milioni di cittadini: le centrali belghe sono vecchie». A fine 2015 il governo di Charles Michel ha deciso di allungare di altri 10 anni la vita di 2 dei 7 reattori del Paese, Doel 1 e Doel 2. Ma per i belgi possiamo dormire sonni tranquilli.