Taglio dei vitalizi, no degli ex parlamentari trentini Gubert: ho il mutuo per rifare il maso, niente riduzioni
Vitalizi più magri degli ex parlamentari trentini porterebbero ad un risparmio di 325 mila euro l'anno: un piccolo ma fondamentale contributo per raggiungere quei 76 milioni di euro di risparmi - a livello nazionale e sempre sui 12 mesi - calcolati dal presidente dell'Inps Tito Boeri.
L'invito a «tirare la cinghia», perché la spesa negli ultimi anni è stata «sempre più alta dei contributi versati» e il «sistema è insostenibile», è stato espresso nel corso di un'audizione alla Camera, giovedì. E subito si è sollevato un polverone, da parte dell'Associazione nazionale degli ex parlamentari in primis . Il presidente dell'Inps ha infatti parlato di una spesa per i vitalizi che si ridurrebbe del 40% «applicando le regole del sistema contributivo in vigore per tutti gli altri lavoratori all'intera carriera contributiva dei parlamentari».
Ecco qualche dato: su un costo attuale dei circa 2.600 vitalizi erogati ad ex deputati ed ex senatori pari a 193 milioni di euro, applicando il metodo contributivo la spesa totale si ridurrebbe a 118 milioni di euro l'anno, con un risparmio di 76 milioni (760 nei prossimi 10 anni).
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Anche gli ex deputati ed ex senatori trentini sarebbero dunque chiamati a dare il loro contributo. Una sostanziosa sforbiciata al vitalizio l'avrebbe l'ex senatore e più volte sottosegretario Giorgio Postal , che ogni mese si porta a casa poco meno di 6 mila euro lordi (5.847,79, per la precisione, l'importo più alto fra gli ex parlamentari trentini): se passasse la «dieta Boeri» si troverebbe con 2.339 euro in meno, con il vitalizio che scenderebbe a 3.508 lordi. L'ex leader dei Verdi Marco Boato , che ha dato il proprio contributo politico fra Montecitorio e Palazzo Madama per trent'anni, passerebbe dagli attuali 5.590 euro lordi a 3.354.
I tagli meno consistenti, sempre calcolati nella percentuale del 40%, sarebbero ai vitalizi di Tarcisio Andreolli , dell'ex segretario della Cgil Trentina Sandro Schmid e di forzisti della prima ora come Costantino Armani , Gianfranco Spisani , l'ex ristoratore Sergio Chiesa e Giancarlo Innocenzi : da 793 a 886 euro in meno al mese, considerando che il loro vitalizio è di «soli» 1.900-2.200 euro lordi.
Sbirciando fra «gli ex più ricchi», preceduto da Postal e da Boato è il roveretano Renato Ballardini con gli attuali 5.291 euro lordi al mese. L'avvocato-partigiano manterrebbe la sua terza posizione pur con un taglio di oltre 2.100 euro, che lo porterebbe a ricevere 3.174 euro al mese. Seguono in classifica l'ex sottosegretario socialista Mario Raffaelli e il giornalista democristiano Luciano Azzolini : il primo con 4.842 euro al mese lordi e il secondo con 4.230 lordi, secondo la linea di Tito Boeri, darebbero un buon contributo alle casse statali in tema di risparmio, con tagli di 1.900 e 1.700 euro al mese.
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Insomma, con l'impegno forzoso dei parlamentari trentini si potrebbero risparmiare 27mila euro al mese e oltre 300 mila all'anno. «Misure non solo simboliche - ha evidenziato il presidente dell'Inps - ma in grado di contribuire in modo significativo alla riduzione della spesa pubblica o al finanziamento dei programmi sociali».
Per Boeri la formula è semplice: considerare gli ex parlamentari come tutti gli altri lavoratori, applicando il metodo contributivo. Le reazioni sono state immediate. Da Montecitorio è stato precisato che «gli oneri derivanti sia dal nuovo sistema contributivo che dal sistema dei vitalizi in vigore in precedenza gravano interamente ed esclusivamente sui bilanci interni di Camera e Senato, e non dell'Inps». Un modo gentile per avvertire Boeri che il problema - «ben noto all'amministrazione della Camera dei deputati» - non lo riguarderebbe.
GUBERT: NESSUN TAGLIO, HO IL MUTUO PER RIFARE IL MASO
«Boeri intraprende una battaglia rivolta a squalificare tutta la sfera politica». Non è piaciuto a Gerardo Bianco, classe 1931, presidente dell'Associazione Nazionale di oltre 1.500 ex parlamentari di ogni schieramento politico, l'intervento di Tito Boeri. «Farebbe bene ad occuparsi dell'Inps evitando una vera e propria invasione di campo dal punto di vista del rispetto dei valori istituzionali» evidenzia. Non è scontato che l'opinione di Bianco rappresenti il pensiero di coloro che dal presidente dell'Inps vengono chiamati in causa. «Non si può non tener conto del contesto in cui si vive: tutti sono chiamati in qualche modo a dare un loro contributo» evidenzia Luciano Azzolini. «Se si decide di ridurre il vitalizio, io accetterei» aggiunge Marco Boato.
Ma c'è anche chi è pronto al braccio di ferro: «Boeri faccia tornare i conti con gli stipendi dei manager e dei dirigenti provinciali, che prendono tanto quanto un parlamentare, cifre iperboliche» tuona Renzo Gubert . L'ex professore di centrodestra è, tra l'altro, coordinatore regionale dell'Associazione degli ex parlamentari. «Come si fa a cambiare le carte in tavola? Io ho fatto dei mutui, per ristrutturare il maso: se mi dovessero tagliare il vitalizio del 40%, cosa dovrei fare? andare in difficoltà? - spiega Gubert - Il vero privilegio del parlamentare era di avere un vitalizio abbastanza alto. Il vitalizio è previsto dalla Costituzione. Non viene specificato l'ammontare, è vero, ma su questo si può discutere. Vorrei sottolineare che non si tratta di una pensione, ma di un elemento della libertà parlamentare, che permette di votare senza essere costretti a fare dei favori. ll vitalizio è una misura di garanzia e di libertà, come l'indennità».
«Se dicessi di essere entusiasta per la proposta di Boeri, la gente non mi crederebbe. Ma tutte le volte che c'è stato da ridimensionare qualche privilegio dei deputati, quando ero nell'Ufficio di Presidenza ho sempre preso posizione favorevole» spiega Marco Boato , che con i suoi 30 anni di attività politica a Roma ha maturato un vitalizio di 5.590 euro lordi al mese. «Boeri non ha titolo ma il Governo potrebbe inserire nella legge di stabilità il contributo di solidarietà: tali misure sono state prese anche in passato e non ho mai minimamente obiettato - spiega - Al posto di Boeri prima di pronunciarmi in materia e di provocare reazioni e terremoti, mi consulterei di volta in volta con il ministro del Lavoro o dell'Economia, e in questo caso, dato che la materia è diversa da quella strettamente pensionistica, mi consulterei prima con il presidente della Camera e con il presidente del Senato».
Si fanno trovare impreparati in materia l'ex segretario della Cgil trentina Sandro Schmid e Ivo Tarolli , che pur non avendo mai vinto un'elezione è stato pescato per due volte come «miglior perdente». «Devo ancora approfondire la vicenda. Preferisco informarmi bene prima di valutare le parole di Boeri» dice Schmid. «Non sono al corrente, mi trovo fuori sede» taglia corto Tarolli.
«I vitalizi non sono pensioni, ma rispondono ad un'esigenza di un equilibrio tra i poteri dello Stato e hanno una loro autonomia - precisa Luciano Azzolini - Non sarei contrario ad un contributo di solidarietà che coinvolga i parlamentari a beneficio di un riequilibio economico più generale. Si trovino le forme concordate perché anche i parlamentari contribuiscano per la loro parte al risanamento del Paese. In questo momento non bisogna alzare le barricate».