Rovinato dalla 'ndrangheta deve versare un milione di euro a Equitalia e chiede aiuto a Mattarella

«Se entro domani non verremo ascoltati da Agenzia delle Entrate e Inarcassa, inizieremo tutti e quattro lo sciopero della fame». Lo hanno annunciato, in una conferenza stampa a Torino, l’imprenditore torinese Mauro Esposito, che aveva avuto il coraggio di denunciare e di testimoniare contro le cosche della ‘ndrangheta al processo San Michele, il senatore e il consigliere regionale Pd Stefano Esposito e Antonio Ferrentino, e l’imprenditore calabrese Pino Masciari, simbolo della lotta contro le cosche. L’iniziativa è appoggiata anche dal parlamentare del Pd Davide Mattiello.

La vicenda riguarda Mauro Esposito che chiede «aiuto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e di essere ascoltato dalla Commissione antimafia», aggiunge. Esposito spiega che «Agenzia delle Entrate e Inarcassa hanno chiesto di versare oltre un milione di euro per non avere ottemperato a vecchi versamenti, negandomi una dilazione di quattro anni, di scontarmi more e interessi e senza considerare il fatto che è stata la ‘ndrangheta a rovinarmi. In una risposta mi scrivono - aggiunge Esposito - che non c’è nessun legame tra la vicenda penale e quella della mia società».

L’imprenditore sostiene che, a causa di un cavillo giudiziario è stato costretto a chiudere un’impresa redditizia in Oman e a dimezzare il numero dei dipendenti in Italia, passando da 60 a 30. «La storia di Mauro - ha detto il senatore Esposito - spiega bene il trattamento che lo Stato e la sua assurda burocrazia riservano ad una persona che ha messo in gioco la sua vita per denunciare un’organizzazione criminale».

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