Divieto di burkini in spiaggia L'Onu condanna la Francia
L’Alto commissariato Onu per i diritti umani attacca il divieto di alcuni comuni francesi al burkini in spiaggia, perché «discrimina» i musulmani. E accoglie con favore la decisione del Consiglio di Stato di bloccare l’introduzione del divieto.
«Questi decreti - spiega - non rafforzano la sicurezza ma, al contrario, alimentano intolleranza religiosa e discriminazione.
La parità di genere non si ottiene regolamentando i vestiti che le donne decidono di portare».
Per l’Alto commissariato Onu per i diritti umani, favorendo la polarizzazione tra le comunità, i decreti anti-burkini «hanno solo aggravato le tensioni e potrebbero in realtà nuocere agli sforzi destinati a combattere e prevenire l’estremismo violento».
«Le limitazioni alla libertà di ogni persona di manifestare la propria religione o le proprie convinzioni, inclusa la scelta dell’abbigliamento, sono autorizzate solo in circostanze molto limitate, inclusa la protezione della sicurezza pubblica, l’ordine pubblico, la salute pubblica o la morale», prosegue la nota. Inoltre, «i codici che riguardano i vestiti, quali i decreti anti-burkini, colpiscono in modo sproporzionato le donne e le ragazze e ledono la loro autonomia, limitano la propensione ad adottare decisioni indipendenti sui modi di vestirsi e costituiscono una chiara discriminazione nei loro confronti».
Intanto si scatenano nuove polemiche sul burkini in Francia, dopo una frase del primo ministro Manuel Valls secondo il quale «Marianne, il simbolo della Repubblica, ha il seno nudo perché lei nutre il popolo, non è velata perchè è libera. La Repubblica è questo».
Parlando ieri a Colomiers, nella regione dell’Alta Garonna (sud), Valls ha ribadito la fedeltà della Francia alla «libertà» delle donne contro il «nuovo totalitarismo islamico» che bisogna «combattere e abbattere» cambiando la «nostra cultura della sicurezza».
Le reazioni non si sono fatte attendere. Cecile Duflot, ecologista, ha affermato che Valls «avrebbe fatto meglio a rimanere alle parole scritte del suo discorso perchè quando si lancia in digressioni finisce per inciampare». E ha postato su Twitter immagini della Marianne interpretata alcuni anni fa da donne di banlieue. Benoit Hamon, socialista dissidente dal governo e candidato alle primarie interne, accusa Valls di aver «molto contribuito a dividere il paese quest’estate». Per Jean-Luc Melenchon (Front de gauche) «non c’è bisogno di essere nudi per essere Marianne».
Per parte sua, il Collettivo contro l’islamofobia in Francia ha presentato quattro nuovi ricorsi ai tribunali amministrativi di Nizza e Tolone per far sospendere i divieti di usare il burkini in altrettanti comuni del sudest della Francia.
Lo ha annunciato l’avvocato dell’associazione su Bfm Tv.
Venerdì, il Consiglio di Stato ha ordinato la sospensione del divieto imposto nel comune di Villeneuve-Loubet, ritenendolo lesivo delle libertà personali. La decisione costituisce un precedente giuridico per decisioni sulla validità di tutte le ordinanze analoghe.
I quattro comuni della Costa azzurra sono Nizza, Roquebrune-Cap-Martin, Mentone e Frèjus.
«La legge sulla laicità autorizza l’esercizio del culto, anche all’esterno, ma l’ordinanza municipale vieta qualsiasi manifestazione di segni religiosi ostentati. Questo riguarda tutte le religioni, anche se nei fatti appare evidente che le sole persone coinvolte sono di confessione musulmana», ha annunciato l’avvocato del Collettivo contro l’islamofobia, Sefen Guez Guez.
Venerdì scorso, il Consiglio di stato ha sospeso l’ordinanza del comune di Villeneuve-Loubet, ritenendo che le donne che fanno il bagno in costume integrale non rappresentano una minaccia all’ordine pubblico. Diversi comuni vicini, come Nizza o Mentone, hanno rifiutato di sottomettersi e hanno deciso di continuare a multare fin quando la loro ordinanza non sarà annullata dalla massima istanza giuridica amministrativa.