M5S, riunioni fiume per discutere della situazione in giunta a Roma
Più di otto ore di riunione alla ricerca di una soluzione sul caso Roma.
È un vero e proprio conclave quello odierno dei vertici M5S alla Camera: presenti diversi esponenti del Direttorio (tra gli altri Luigi Di Maio, Roberto Fico e Carla Ruocco) oltre agli esponenti del mini-direttorio Stefano Vignaroli e Paola Taverna.
La riunione, a quanto si apprende, non verterebbe solo sul caso dell’assessore Paola Muraro ma sull’intero capitolo Roma.
E l’obiettivo è trovare una exit strategy comune per uscire dal vespaio capitolino. Di certo, si apprende ancora, è esclusa l’ipotesi, circolata su alcuni organi di stampa, di togliere il simbolo del Movimento alla sindaca Virginia Raggi.
Quest’ultima, dopo aver incontrato i consiglieri comunali M5s, in serata vedrà gli assessori.
Al centro degli incontri ancora una volta il «caso Muraro», l’assessore indagato che ieri ha riferito, insieme alla sindaca, in commissione Ecomafie.
Colle del Campidoglio e piazzale Clodio. Su questa direttrice, che attraversa il cuore di Roma, viaggia un pezzo importante del futuro della giunta comunale guidata da Virginia Raggi.
Il Palazzo Senatorio, sede della squadra di governo della città, e la sede della Procura.
Sul tappeto vicende politiche ma anche giudiziarie con l’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti nella Capitale, che vede indagata l’assessore all’Ambiente, Paola Muraro, che potrebbe subire una nuova accelerazione.
Altra tegola è rappresentata dalla nomina dell’ex capo di gabinetto del sindaco sulla quale, dopo un esposto presentato nei giorni scorsi da Fratelli d’Italia, la Procura ha aperto un procedimento.
Il fronte caldissimo resta, comunque, quello dei rifiuti.
Dopo aver ricostruito, per oltre cinque ore, la sua vicenda professionale in Ama davanti alla Commissione Ecomafie e dopo aver parlato del suo ruolo di consulente durato circa 12 anni, Muraro, ha chiesto oggi, tramite il suo avvocato, di essere interrogata dai pm che stanno indagando anche su di lei dal 21 aprile scorso. Il reato contestale quello di «gestione di rifiuti non autorizzata».
L’assessore entrerebbe nell’indagine per il suo ruolo svolto per la municipalizzata negli ultimi anni e che riguarderebbero le verifiche sulla qualità in entrata e uscita dei rifiuti dagli impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) a Rocca Cencia e di via Salaria. Muraro per Ama ha rivestito il ruolo di referente Ippc, un protocollo internazionale sulla qualità dei rifiuti. Aveva in sostanza il compito di controllare sul tipo di qualità del rifiuto in entrata e in uscita che fossero conformi all’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale).
Il difensore dell’assessore, l’avvocato Salvatore Sciullo, ha avuto oggi un breve colloquio con il pm Alberto Galanti, titolare dell’indagine, comunicandogli l’intenzione della sua assistita di recarsi a piazzale Clodio per essere interrogata.
Al momento gli inquirenti vogliono attendere la trascrizione completa dell’audizione svolta in commissione. Presto a piazzale Clodio potrebbe arrivare anche il dossier di mille pagine che la Muraro ha consegnato ai parlamentari al termine dell’audizione.
Si tratta di report, documenti e mail risalenti al periodo che va dal 2013 al 2015 e del lavoro svolto anche sotto la gestione dell’ex amministratore Ama, Daniele Fortini.
Agli atti dell’indagine ci sono proprio una serie di dossier e dichiarazioni che all’inizio di agosto l’ex numero uno di Ama ha consegnato ai pm capitolini. Si profila quindi una vera propria guerra a colpi di carte bollate tra la stessa Muraro e l’ex presidente della municipalizzata.
Sulle dichiarazioni fatte in Commissione dalla Muraro, Fortini risponde affermando che «ci saranno degli strascichi» perchè, a suo dire, dall’assessore «sono state dette delle cose molto sgradevoli e tante non vere». Parole che non sono passate inosservate anche per il vicepresidente della commissione, Andrea Augello.
«Le dichiarazioni - afferma - dell’assessore Muraro circa il ‘canale preferenzialè che l’ex vertice di Ama Fortini avrebbe avuto in Procura sono passate sotto silenzio ma sono assolutamente gravi» e «abbiamo deciso di presentare un’ interrogazione perchè se fosse confermata la circostanza la cosa potrebbe avere un rilievo penale».
Infine in questa vera e propria guerra di dossier arriva anche la denuncia contro Fortini da parte di Manlio Cerrone, proprietario di Malagrotta, e dei vertici di Colari, che fa sempre capo al «re della monnezza romana», il Consorzio Laziale Rifiuti, proprietario dell’impianto di tritovagliatura di Rocca Cencia. Nella denuncia del consorzio si ipotizzano i reati di tentata estorsione aggravata, inquinamento ambientale, disastro ambientale e diffamazione.