Referendum, l'ex presidente Napolitano si schiera con Renzi: «Voterò sì»
«Vi trasmetto il mio messaggio: in serena coscienza ed in coerenza con le mie posizioni voterò sì» al referendum: il presidente emerito Giorgio Napolitano ha fatto la sua dichiarazione di voto in tv ospite della trasmissione di Bruno Vespa Porta a Porta.
Un endorsement atteso quello di Napolitano che si è molto speso in questi anni a favore di una riforma costituzionale. «Sono convinto della necessità di questa riforma da oltre trenta anni - ha sottolineato - in cui il problema non trovava soluzione a fronte di necessità sempre più incalzanti». Ma il clima politico arroventato, con il corredo di veleni incrociati e senza esclusione di colpi non piace affatto a Napolitano che anche in questa occasione ha chiesto uno stop.
Quella sul referendum - ha denunciato - «è diventata una sfida aberrante».
Che vede in prima linea lo scontro sul Senato. Ma per Napolitano il principale «obiettivo non è tagliare il numero dei parlamentari», bensì «avere un Senato che rappresenti i territori e che sia più snello».
Per l’ex presidente, se va salvaguardata la prima parte della Carta, non altrettanto vale per «l’organizzazione della vita della Repubblica» dove si registrano delle «debolezze, soprattutto nell’equilibrio dei poteri costituzionali laddove fu lasciato un posto minore al governo rispetto al Parlamento e alla Costituzione e poi si creò il pasticcio del bicameralismo paritario. Debolezze riconosciute dagli stessi costituenti».
Questa riforma - ha rimarcato - «consente al Paese di fare passi avanti» e «può ridare potere e limpidezza di funzione al Parlamento. A partire dalla questione dei decreti legge».
Il presidente emerito ha fatto presente che il voto referendario non è pro o contro il governo: «non si vota nè per questo governo nè contro, ma su quello che è scritto nella legge: limitare i dl, non fare con leggerezza fiducie e maxiemendamenti in uno spirito in cui il potere del Parlamento si rafforza e con esso la democrazia. Si vota su quello, non sulle motivazioni di Renzi».
A giudizio di Napolitano non sono da escludere ricadute finanziarie: «I rischi di crisi finanziaria ci sono sempre e in questa fase possono anche accrescersi per conseguenza di eventi internazionali che conosciamo. Non vorremmo vedere lo spread che cresce. Dobbiamo stare molto attenti comunque vada il referendum».
L’endorsement di Napolitano sulle riforme non è piaciuto affatto alla Velina rossa di Pasquale Laurito.
«La storia della Repubblica italiana - ha scritto - non ha mai registrato un fatto così grave come quello che vede un ex presidente della Repubblica recarsi in una trasmissione televisiva in difesa dell’attuale presidente del consiglio impegnato in campagna elettorale sul referendum».
Critico anche il capogruppo dei deputati di Sinistra italiana, Arturo Scotto: «L’ex presidente Napolitano evoca i rischi di una crescita dello spread legato all’esito referendario. Sembra di partecipare al gioco dell’oca».
«Lo spread - prosegue il capogruppo della sinistra - non c’entra niente con la riforma Costituzione, con il fatto che debba essere cambiata opporre no». «Non vorrei che i neocostituenti si trasformino negli ultimi giorni in imprenditori della paura per condizionare il voto dei cittadini. Non caschiamoci - conclude Scotto - un’altra volta».
E Elvira Savino, deputata di Forza Italia, commenta: «Se, come dice il senatore a vita Napolitano, per giudicare Renzi ci sono le elezioni politiche nel 2018 e non il referendum, perchè allora per giudicare il presidente Berlusconi nel 2011 è bastato l’imbroglio dello spread e non si è aspettato invece che si arrivasse alla fine naturale della legislatura? Se non si rispetta l’articolo 1 della Costituzione, quello per cui la sovranità appartiene al popolo, e il popolo aveva eletto Berlusconi al governo dell’Italia, allora è inutile ogni ulteriore commento di Napolitano sugli altri articoli».