Referendum costituzionale, alle 23 chiusi i seggi
Matteo Renzi è rientrato a Palazzo Chigi, dopo mezz’ora di colloquio al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Matteo Renzi ieri mattina voleva lasciare tutto e subito: sia il governo e, secondo alcuni, perfino la guida del Pd. «L'ho detto, sono diverso dagli altri, non posso restare un giorno in più», era inamovibile il premier agli alleati e ai fedelissimi che gli chiedevano di restare almeno fino a fine anno.
C'è voluta una paziente moral suasion del presidente della Repubblica Sergio Mattarella , durata per tutta la giornata, a convincere il segretario Pd a «congelare» le dimissioni fino all'approvazione della legge di bilancio che il governo vuole licenziare in tempi brevissimi ma che ha riti e passaggi che comunque richiedono tempo. In fondo si tratta solo di qualche giorno di sacrificio, ha detto il presidente.
E Renzi si è convinto solo quando si è capito che l'approvazione della manovra potrebbe essere rapidissima. Dopo una girandola di telefonate partite sia dal Colle che da Palazzo Chigi. Ma resta tutto ancora da sciogliere il nodo della durata del prossimo Governo che per Renzi dovrebbe chiudere il capitolo della legge elettorale e portare a elezioni anticipate in tempi brevissimi.
La notte ha, se possibile, aumentato la rabbia e la delusione del presidente del consiglio per una sconfitta bruciante che mai avrebbe immaginato di queste dimensioni. E la convinzione che il rottamatore non poteva trasformarsi nel galleggiatore, il classico politico che prende tempo e poi non si dimette più. Con questo spirito Renzi è salito in mattinata al Quirinale dove Mattarella lo aspettava con l'urgenza di mettere in sicurezza la scadenza della legge di bilancio. E l'unico modo per evitare l'esercizio provvisorio è che sia l'attuale governo e non quello che verrà a portare in porto la manovra.
L'addio, nella giornata di ieri dell'ex sindaco di Firenze, spiegano fonti di governo, avrebbe causato lo stand by della manovra fino al nuovo esecutivo che magari, per rispondere a nuove logiche di maggioranza, avrebbe anche riaperto il calderone della legge di bilancio. Un rischio che l'Italia, sarebbe stato il ragionamento del Capo dello Stato, non può permettersi visto che tutto il mondo in questo momento ci guarda.
Renzi si sarebbe a quel punto consultato con Pier Carlo Padoan facendosi garantire che l'ok alla manovra arrivi già venerdì. Il consiglio dei ministri aveva già approvato la fiducia per il testo alla Camera ma, per chiuderla in settimana, bisognerà accelerare l'iter in commissione con la presentazione degli emendamenti.
«Accetto per senso di responsabilità», avrebbe acconsentito alla fine il premier salendo al Quirinale dopo il consiglio dei ministri dove, con un brindisi, ha dichiarato politicamente chiusa l'esperienza di governo.
L'approvazione della manovra non frena però la ricerca della soluzione per il dopo. E giochi e contatti sono già partiti. In pole nei gradimenti del Pd sarebbe un esecutivo guidato da Pier Carlo Padoan che confermerebbe un buon numero degli attuali ministri, al netto di quelli strettamente renziani come il ministro Maria Elena Boschi , anche lei ferma nell'intenzione di lasciare. La richiesta dei vertici Pd, spiegano fonti di maggioranza, è di un governo di scopo di brevissima durata per tornare, dopo la riforma dell'Italicum, alle urne già a marzo o al massimo a giugno.
Ma il 2017, tra l'anniversario dei Trattati di Roma a marzo e il G7 a guida italiana a fine maggio e, prevede impegni che richiedono un governo in carica. Davanti ad un orizzonte più lungo che potrebbe anche arrivare alla scadenza naturale della legislatura, Padoan potrebbe non essere più disponibile, per lealtà a Renzi, e, a quel punto, secondo le ipotesi più accreditate, il presidente della Repubblica potrebbe puntare su una figura istituzionale come il presidente del Senato Pietro Grasso .
Si lavora comunque per trovare un accordo con le opposizioni e arrivare entro venerdì al via libera del testo della Finanziaria senza modifiche in modo che non ci sia l'obbligo di un ulteriore passaggio alla Camera. La possibilità di raggiungere però un'intesa globale, almeno per il momento, appare difficile.
Al netto infatti del Movimento Cinque Stelle, che sarebbe disposto ad evitare barricate se si procedesse senza la fiducia, il centrodestra e Sinistra Italiana invece annunciano battaglia: «Le strane ipotesi su un possibile congelamento della crisi del governo Renzi, con l'approvazione accelerata della legge di bilancio grazie addirittura a cosiddette "fiducie tecniche", sono del tutto impraticabili», mettono in chiaro i capigruppo azzurri Paolo Romani e Renato Brunetta che si dicono pronti a discutere solo se dalla manovra venissero «stralciate tutte quelle parti che riguardano piccoli e grandi finanziamenti di mero sapore elettorale che oggi compongono il testo della legge all'esame del Senato».
Legge di Stabilità a parte, l'altro capitolo che Renzi si appresta ad affrontare riguarda il Partito democratico. «Non credo che Renzi si dimetterà da segretario», dice Massimo D'Alema convinto che il leader Dem avrebbe dovuto lasciare il suo incarico dopo il risultato delle amministrative.
Matteo Renzi è rientrato a palazzo Chigi, dopo mezz’ora di colloquio al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel consiglio dei ministri tenutosi alle 18.30 avrebbe confermato, secondo quanto riferiscono più fonti, l’intenzione politica di dimettersi. Ma la formalizzazione delle dimissioni avverrà, spiegano le stesse fonti, solo dopo l’approvazione della manovra che nelle intenzioni del governo dovrebbe avvenire nei tempi più brevi possibili, forse già in settimana.
Dimissioni annunciate dopo il voto negativo che il referendum costituzionale ha fatto registrare ieri.
Ha ringraziato i ministri per la collaborazione e lo spirito di squadra dimostrati in questi anni di governo. Infine, ha lasciato Palazzo Chigi per recarsi dal Capo dello Stato.
L’ipotesi maggiormente accreditata fino a questo momento - a questo punto - è che Renzi possa restare fino all’approvazione della Legge di Bilancio da varare in Senato in tempi brevissimi, già entro venerdì.
L'ipotesi, dunque, è quella di una fiducia «tecnica». Una possibilità che ha come conditio sine qua non il congelamento delle dimissioni di Matteo Renzi fino all'approvazione della legge. L'iter potrebbe anche essere ulteriormente accelerato nel caso in cui al Senato si trovi un accordo per anticipare il termine della scadenza degli emendamenti in commissione e non presentare alcuna proposta di modifica. Un simile scenario già è stato praticato nel 2011 con il governo Berlusconi.
Ma su ipotesi di questo tipo arriva il No di Forza Italia. «Le strane ipotesi che circolano su un possibile congelamento della crisi del governo Renzi, con l'approvazione accelerata della legge di bilancio grazie addirittura a cosiddette "fiducie tecniche", sono del tutto impraticabili. Il No al Referendum è un voto di sfiducia a Renzi e alla sua attività di governo nel suo complesso». Lo affermano in una nota congiunta i capigruppo di Forza Italia al Senato e alla Camera, Paolo Romani e Renato Brunetta.
Il presidente del Consiglio in mattinata si è recato al Quirinale per un colloquio di oltre un'ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
«L’Italia è un grande Paese con tante energie positive al suo interno. Anche per questo occorre che il clima politico, pur nella necessaria dialettica, sia improntato a serenità e rispetto reciproco». Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il capo dello Stato ha dichiarato che «l’alta affluenza al voto, registratasi nel referendum di ieri, è la testimonianza di una democrazia solida, di un Paese appassionato, capace di partecipazione attiva».
Nella nota del Quirinale si parla degli effetti che ha prodotto la consultazione popolare, dove i No alla «riforma Boschi» rappresentano una maggioranza pesantissima.
L’alta affluenza al voto, registratasi nel referendum di ieri, è la testimonianza di una democrazia solida, di un Paese appassionato, capace di partecipazione attiva
In attesa delle dimissioni formali di Renzi, si guarda avanti. «Vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all’altezza dei problemi del momento» ha dichiarato il presidente della Repubblica.
Intanto non mancano le reazioni politiche, soprattutto all’interno di un Pd più spaccato che mai. «I gruppi parlamentari del Partito Democratico siano il perno della stabilità del Paese» dice Roberto Speranza, deputato che guida l’area di minoranza Pd Sinistra riformista, dopo le dimissioni annunciate da Matteo Renzi.
«Pieno sostegno al percorso istituzionale che indicherà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella», aggiunge.
La Costituzione della Repubblica non sarà modificata dalla riforma voluta dal governo Renzi: il referendum vede trionfare i no - che sfiorano il 60% - e il premier ne prende atto annunciando la fine della sua esperienza a palazzo Chigi. Questa mattina un primo colloquio con il presidente Mattarella, in serata sono attese le dimissioni.
I temuti contraccolpi negativi sui mercati finanziari non si sono avuti. Le principali piazze europee sono in positivo, la Borsa di Milano stamane ha oscillato fra segno più e meno, senza grandi tesnioni, salvo uno scivolone di Unicredit.
Un centinaio di sezioni della provincia di Trento sono state fra le ultimissime che in nottata hanno comunicato al Viminale l'esito del voto.
Il dato finale in provincia vede un successo netto dei no alla riforma: 54,30% contro il 45,70% dei sì
In Alto Adige invece il sì domina con il 63,69% contro il 36,31%.
Questa differenza fra le due province, che vede il Trentino quasi allineato col resto d'Italia (malgrado l'invito a votare sì venuto dalla maggioranza provinciale) e l'Alto Adige primatista pro riforma, si traduce in un dato regionale che vede avanti il sì 53,87% a 46,13%. L'affluenza è stata del 72,2%.
Risultato più risicato per il no nel capoluogo, Trento: 51,01% contro 48,99%.
A Rovereto divario più ampio: 56,62% del no contro il 43,38% di consensi alla riforma.
Lo scrutinio più lento è stato quello delle schede giunte dall'estero, circa un milione, in controtendenza (sì al 65%) ma ininfluenti sull'esito generale, dato l'enorme divario nel voto in Italia. Alla fine il dato complessivo premia i no con il 59,39% contro il 40,61% (19,2 milioni di elettori per il no contro 13,1 milioni del sì.
Un trionfo netto, nettissimo, che segna 'un prima e un dopò nella politica italiana. Il No alla riforma stravince con il 60% delle preferenze e travolge Matteo Renzi e il suo esecutivo: "il mio governo finisce qui, vado via senza rimorsi", annuncia il presidente del Consiglio in una conferenza stampa a Palazzo Chigi dove parla di "sconfitta netta" e afferma che nel giro di una manciata d'ore consegnerà le sue dimissioni irrevocabili al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Non siamo stati convincenti, mi dispiace, ma andiamo via senza rimorsi, volevamo vincere non partecipare", ha detto.
Di tutt'altro tenore la reazione del fronte del No, unito idealmente da un lungo boato di esultanza. È una notte drammatica per il governo Renzi e per il Pd. Una notte che comincia malissimo con i primi exit poll che non lasciano spazio alle illusioni dando il Sì a percentuali che non superano il 46%. La forbice, con il passare delle ore, si allarga, con il No che supera il 59% e il Sì fermo a poco più del 40%. Dati ai quali va accompagnato quello dell'alta affluenza, che si attesta al 69%. Lega e Forza Italia, già nei minuti successivi alla chiusura dei seggi, chiedono le dimissioni del premier.
"È la vittoria del popolo contro i poteri forti di tre quarti del mondo", esulta il leader leghista Matteo Salvini laddove il capogruppo FI Renato Brunetta attacca: "per Renzi è 'game over'". "Sono commosso e orgoglioso", esulta Alessandro Pace dalla sede dei Comitati del No mentre il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini annuncia, per martedì, la direzione di un partito nel quale oggi la minoranza si prende la sua rivincita: "eravamo nel giusto", sottolinea Roberto Speranza. Poi, poco dopo la mezzanotte - e dopo aver sentito il capo dello Stato - tocca a Renzi assumersi le responsabilità della sconfitta.
"È stata una festa in un contesto in cui tanti cittadini si sono avvicinati alla Costituzionale", sottolinea il premier rivendicando l'azione riformatrice del suo governo citando leggi come quella sulle unioni civili o sul 'dopo di noì e annunciando, allo stesso tempo, la fine del suo esecutivo. "Volevo tagliare poltrone, non ce l'ho fatta. La poltrona che salta è la mia", afferma Renzi ringraziando, con voce rotta dalla commozione, la moglie Agnese e i suoi figli e assicurando che il governo dimissionario si impegnerà comunque per completare l'iter della legge di bilancio e nell'assistenza alle popolazioni terremotate.
E, in ogni caso, "l'Italia può contare sulla guida autorevole e salda di Mattarella", sono le parole del premier che poi si rivolge al fronte del No in chiave post-Italicum: "a voi onori e oneri, tocca a voi fare una proposta sulla legge elettorale". Una proposta sulla quale anche il M5S dovrà dire la sua.
"Ha vinto la democrazia, addio Renzi", scrive Beppe Grillo dal blog dove annuncia: "Dalla prossima settimana inizieremo a votare online il programma di governo e in seguito la squadra di governo". E netto è il commento del candidato premier 'in pectorè del M5S, Luigi Di Maio: "l'uomo solo al comando non esiste più". E mentre anche il leader di Ap, Angelino Alfano si congeda con un tweet ("abbiamo giocato una bella partita e l'abbiamo persa"), da domani, sarà il Quirinale a fare le sue valutazioni. Con un obiettivo, innanzitutto: far uscire il prima possibile il Paese dal cono d'incertezza in cui stanotte è precipitato.(
I risultati in Trentino:
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I risultati a Bolzano
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I risultati in Italia
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Si sono chiusi alle 23 in tutta Italia i seggi per il referendum costituzionale. In tutto 61.551 le sezioni elettorali in Italia. Secondo i primi dati arrivati al Viminale (relativi al 10% dei comuni, circa 800 su un totale di 7.998) l'affluenza alle urne alla chiusura dei seggi in Italia per il referendum va attestandosi sopra il 68%. Lo si rileva dal sito del ministero dell'Interno. Intanto, a quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio Matteo Renzi parlerà intorno alla mezzanotte nella Sala dei Galeoni di Palazzo Chigi.
I primi exit poll: In base al terzo exit poll, elaborato ponderando anche i primi dati dello spoglio, di Ipr Marketing-Istituto Piepoli per la Rai sul referendum il Sì è al 39-43% ed il No al 57-61%.
In base al secondo exit poll di Emg per La7 sul referendum il Sì è a quota 41-45%, il No a 55-59%, confermando il dato del primo exit poll.
In base al terzo exit poll Tecné per Mediaset sul referendum, il Sì è al 40-44%%, il No è al 56-60%.
Salvini, vittoria popolo contro poteri forti - "Sfidiamo la scaramanzia e osiamo perché se vittoria sarà, sarà vittoria di popolo contro i poteri forti di tre quarti del mondo". Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini intervenendo subito dopo gli exit poll. "Se fossero confermati questi dati sarebbe una grande vittoria dei cittadini e Renzi dovrebbe dimettersi nei successivi due minuti per andare subito a elezioni politiche".
Guerini, direzione Pd martedì - "Convocheremo la direzione del Partito democratico probabilmente già martedì per la valutazione dell'esito del voto e le indicazioni sulle iniziative politiche da assumere". Lo dice il vicesegretario del Partito democratico Lorenzo Guerini.
Forza Italia, Renzi si deve dimettere - "Renzi si deve dimettere. Questa e' una grande vittoria della democrazia e se confermati i dati anche una grande vittoria del no": così Renato Brunetta in conferenza stampa commentando i primi exit poll.
Fico esulta per partecipazione, Italia c'è - "Felice per la grande partecipazione. L'Italia c'è!". Così il deputato M5s e presidente della Commissione vigilanza Rai, Roberto Fico commenta il voto al referendum ad urne chiuse. Il deputato campano che sta attenendo i risultati a Napoli ha anche dato appuntamento via Fb a "tutti gli amici del Movimento 5 Stelle della Campania, siamo ad aspettare i risultati definitivi del referendum a Napoli in via Port'alba 28. Vi aspettiamo tutti qui!".
Si sono chiusi alle 23 i seggi per il referendum costituzionale.
In attesa dello scrutinio, che inizierà subito, sono disponibili i primi exit poll, che vanno naturalmente presi con le pinze (gli elettori campione hanno ripetuto la votazione in segreto all'uscita dal seggio).
Secondo questi primissimi dati, il «no» sarebbe in vantaggio sul «sì» con percentuali rispettivamente tra il 54 e il 58% e il 42 e il 46%.
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Un trionfo netto, nettissimo, che segna 'un prima e un dopò nella politica italiana. Il No alla riforma stravince con il 60% delle preferenze e travolge Matteo Renzi e il suo esecutivo: "il mio governo finisce qui, vado via senza rimorsi", annuncia il presidente del Consiglio in una conferenza stampa a Palazzo Chigi dove parla di "sconfitta netta" e afferma che nel giro di una manciata d'ore consegnerà le sue dimissioni irrevocabili al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Di tutt'altro tenore la reazione del fronte del No, unito idealmente da un lungo boato di esultanza. È una notte drammatica per il governo Renzi e per il Pd. Una notte che comincia malissimo con i primi exit poll che non lasciano spazio alle illusioni dando il Sì a percentuali che non superano il 46%. La forbice, con il passare delle ore, si allarga, con il No che supera il 59% e il Sì fermo a poco più del 40%. Dati ai quali va accompagnato quello dell'alta affluenza, che si attesta al 69%. Lega e Forza Italia, già nei minuti successivi alla chiusura dei seggi, chiedono le dimissioni del premier. "È la vittoria del popolo contro i poteri forti di tre quarti del mondo", esulta il leader leghista Matteo Salvini laddove il capogruppo FI Renato Brunetta attacca: "per Renzi è 'game over'". "Sono commosso e orgoglioso", esulta Alessandro Pace dalla sede dei Comitati del No mentre il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini annuncia, per martedì, la direzione di un partito nel quale oggi la minoranza si prende la sua rivincita: "eravamo nel giusto", sottolinea Roberto Speranza. Poi, poco dopo la mezzanotte - e dopo aver sentito il capo dello Stato - tocca a Renzi assumersi le responsabilità della sconfitta. "È stata una festa in un contesto in cui tanti cittadini si sono avvicinati alla Costituzionale", sottolinea il premier rivendicando l'azione riformatrice del suo governo citando leggi come quella sulle unioni civili o sul 'dopo di noì e annunciando, allo stesso tempo, la fine del suo esecutivo. "Volevo tagliare poltrone, non ce l'ho fatta. La poltrona che salta è la mia", afferma Renzi ringraziando, con voce rotta dalla commozione, la moglie Agnese e i suoi figli e assicurando che il governo dimissionario si impegnerà comunque per completare l'iter della legge di bilancio e nell'assistenza alle popolazioni terremotate. E, in ogni caso, "l'Italia può contare sulla guida autorevole e salda di Mattarella", sono le parole del premier che poi si rivolge al fronte del No in chiave post-Italicum: "a voi onori e oneri, tocca a voi fare una proposta sulla legge elettorale". Una proposta sulla quale anche il M5S dovrà dire la sua. "Ha vinto la democrazia, addio Renzi", scrive Beppe Grillo dal blog dove annuncia: "Dalla prossima settimana inizieremo a votare online il programma di governo e in seguito la squadra di governo". E netto è il commento del candidato premier 'in pectorè del M5S, Luigi Di Maio: "l'uomo solo al comando non esiste più". E mentre anche il leader di Ap, Angelino Alfano si congeda con un tweet ("abbiamo giocato una bella partita e l'abbiamo persa"), da domani, sarà il Quirinale a fare le sue valutazioni. Con un obiettivo, innanzitutto: far uscire il prima possibile il Paese dal cono d'incertezza in cui stanotte è precipitato.(