Ugo Rossi: «Referendum occasione persa anche per la nostra autonomia»
Il Trentino, a differenza dall’Alto Adige, è in linea con il resto d’Italia nei risultati del referendum costituzionale. I no hanno prevalso con il 54,30% mentre i sì hanno ottenuto il 45,70%.
Il capoluogo è in controtendenza: i sì (51%) hanno prevalso sui no (49%).
L’affluenza è stata da record, con un dato provinciale del 76,82%. Nelle grandi città Trento (77,06%) è seconda solo a Firenze.
«La vittoria del no è un’occasione persa per l’Italia, ma anche un’occasione persa per la nostra autonomia», ha detto il governatore trentino Ugo Rossi che come l’intera maggioranza di governo si era speso a favore della riforma costituzionale dalla quale il Trentino Alto Adige sarebbe uscito rafforzato nella sua autonomia speciale, mentre venivano indebolite - col trasferimento di competenze a Roma - le Regioni ordinarie.
«Gli ultimi 70 anni comunque dimostrano - ha aggiunto Rossi - che sappiamo tutelare e sviluppare la nostra autonomia anche senza clausola di salvaguardia».
Ugo Rossi si è comunque detto preoccupato «per il divario del risultato tra Bolzano e Trento». In Alto Adige, infatti, il sì ha toccato il 64%, mentre in Trentino il no ha superato il 54%.
«La maggioranza dei trentini ha preferito votare con il trend nazionale contro Renzi. È importante ora restare uniti, per non dare la percezione che l’autonomia sia una questione puramente etnica e linguistica», ha concluso il presidente della Provincia di Trento.
L’ex governatore e oggi deputato di maggioranza Lorenzo Della commenta: «Il popolo si è pronunciato; il nmo è prevalso, vedremo alla fine con quali dimensioni. Un’opportunità importante di cambiamento è stata buttata alle ortiche, ma questa è la democrazia e va rispettata.
Noi che abbiamo sostenuto questa riforma abbiamo il dovere di interrogarci sul perchè essa non è stata accolta dai cittadini e sui nostri errori di narrazione politica. Servono nervi saldi, umiltà e lungimiranza. Le sfide per il Paese sono ancora più difficili di prima e non saranno certo i campioni del populismo - benchè oggi galvanizzati da un risultato che però solo in parte è loro - a poterle affrontare».
Il presidente del consiglio provinciale di Trento, Bruno Dorigatti.(Pd) invita a una riflessione aperta: «L’affermazione del voto contrario all’ipotesi di riforma se evidenzia da un lato la carenza di attenzioni al crescente disagio sociale, dall’altro palesa il rifiuto dell’elettorato di ciò che gli è apparso come una sorta di ‘confuso progetto costituzionalè».
«Questo voto chiede quindi altro: interroga cioè la politica per avviare un serio e plurale dibattito, capace - sottolinea Dorigatti - di profilare nuovi orizzonti di sviluppo e crescita affinchè l’Italia possa riprendere a guardare avanti, uscendo da quel clima di eterna campagna elettorale che sembra aver segnato di sè almeno l’anno che si sta chiudendo». «In quest’ottica, anche il lavoro della Consulta per il terzo Statuto d’autonomia non potrà che proseguire, con maggior vigore, proprio con l’obiettivo di fornire strumenti nuovi e prospettive diverse al futuro che si sta costruendo», conclude Dorigatti.
Bolzano è stata la provincia italiana più favorevole alla riforma (il sì domina con il 63,69% ): qui, divesamente dal Trentino, la grande maggioranza degli elettori ha accolto l’appello venuto dai governanti locali a sostenere Renzi.
«La stragrande maggioranza degli altoatesini si è espressa a favore dell’autonomia e la Svp resterà fedele al suo impegno e proseguirà sulla strada dello sviluppo dell’autonomia», ha detto il segretario del partito di raccolta dei sudtirolesi Philipp Achammer. Il 63,69% degli altoatesini ha infatti votato sì.
Ci sono poi paesi, dove il sì ha toccato punte da record, intorno l’80%.
«Purtroppo - ha aggiunto Achammer - con la bocciatura della riforma costituzionale è caduta anche la clausola di salvaguardia che prevedeva l’obbligo d’intesa tra Bolzano e Roma per la riforma dello Statuto d’autonomia». Il governatore Arno Kompatscher ha auspicato che «la fase di instabilità venga superata al più presto». «Ci impegneremo anche in futuro per lo sviluppo della nostra autonomia, grazie anche con il sostegno di Vienna e del nuovo presidente Van der Bellen, che è un europeista convinto», ha detto.
Il senatore Svp Karl Zeller, in questi due anni sempre schierato a sostegno delle riforme varate dal governo, afferma - in controtendenza - che Renzi si rafforzerà: «Sembra paradossale, ma Renzi uscirà da questa sconfitta da vincitore. Ha fatto l’unica cosa giusta dimettendosi, impedendo di essere logorato. In questo momento - ha aggiunto - ci sono poche alternative a Renzi. Ora ha tutto il tempo per riposizionarsi e tra un anno sarà ancora più forte».
Per quanto riguarda il referendum, secondo Zeller, «non ci sono vincitori, hanno perso tutti. L’Italia ha paura del proprio futuro e perciò ha preferito non cambiare nulla».
Zeller non crede in una radicale riforma della legge elettorale. «Voteremo con la proporzionale, nel migliore dei casi con un premio di coalizione», ha detto.
Secondo il senatore Svp, «se i mercati internazionali dovessero dare fiducia all’Italia il prossimo premier potrebbe essere Franceschini oppure Delrio, altrimenti toccherà a Padoan a guidare un governo verso le elezioni».