La strage di Berlino Bufera sull'intelligence
Gli 007 tedeschi sapevano molto del killer del mercatino di Natale. Polemica sulla mancata espulsione
Pensava di procurarsi un kalashnikov a Napoli «senza problemi». Poi, successivamente, aveva optato per il mercato delle armi di Parigi, per compiere un attentato in Germania.
A rivelare i progetti di Anis Amri, il killer di Berlino, è stata una fonte fidata della sicurezza tedesca, stando al rapporto dell’Anticrimine, consegnato oggi al comitato di controllo parlamentare, che adesso dovrà occuparsi del caso, individuando eventuali responsabilità.
Un dossier anticipato dalla Süddeutsche Zeitung, che ha definitivamente chiarito che gli inquirenti tedeschi del tunisino responsabile dell’attentato al mercatino di Natale di Berlino sapessero parecchie cose. E la domanda di tutti è, a questo punto, perché Amri non sia stato espulso prima, o per lo meno marcato stretto.
Era un caso di cui la sicurezza, in Germania, si occupava «ogni settimana», scrive infatti il giornale. Le notizie venivano fornite da una VP (Vertrauensperson), cioè una «persona fidata» della polizia. Il «contatto» lo avrebbe accompagnato addirittura in auto, in un’occasione: circostanza che ha sollevato perfino il dubbio - categoricamente smentito dal ministero dell’Interno - che lui stesso fosse un informatore dei servizi. E di Amri la fonte aveva riferito che «potesse senza problemi procurarsi un kalashnikov a Napoli».
Anis dava l’impressione di «volersi assolutamente battere per la sua fede». Il 3 dicembre del 2015 aveva spiegato al suo interlocutore di voler comprare l’arma a Parigi, per fare un attentato in Germania.
All’epoca di queste rivelazioni il cognome non era ancora noto agli inquirenti: veniva identificato come Mohammed Hassa, una delle sue 14 identità. Alla fine del 2015, però, l’Italia comunicò alla Germania che l’uomo si chiamava Amri di cognome, che era nato il 22 dicembre 1992 in Tunisia, e che era stato in prigione 4 anni. Un rapporto corredato di foto. Ma la valutazione in Germania è che fossero «da escludere atti pericolosi».
Successivamente la fonte fece sapere che Amri trovava cosa buona «l’uccisione degli infedeli». Agli inizi di febbraio fu classificato come «pericoloso». Il suo comportamento diventa sempre più inquietante: è molto riservato, legge molto il Corano e la fonte aggiunge di lui di non averlo mai visto così prima, e di averlo sentito parlare anche di un attentato con dell’esplosivo.
Da maggio c’è un nuovo cambiamento: viene intercettato dagli inquirenti, dice di voler tornare in Tunisia, assume droghe pesanti. Il 13 ottobre viene classificato come «foreign fighter» e il giorno dopo dal Marocco arriva l’informazione che sia un seguace dell’Isis e voglia unirsi ai terroristi in Siria, Iraq o Libia.
Il 20 ottobre la Tunisia nega i documenti sostitutivi, contestando che non fosse stato identificato attraverso le impronte digitali. Molti errori, nel sistema della sicurezza tedesco, evidenziano oggi tutti a Berlino, eppure si stenta ancora a capire se qualcuno debba essere chiamato a pagare per quello che è accaduto. La conclusione di oggi è l’istituzione di una task-force per analizzare il flusso d’informazione passato per il centro comune antiterrorismo Gatz.