Trump: alt agli immigrati e agli arrivi da 7 paesi islamici
Il presidente americano Donald Trump ha in programma oggi colloqui telefonici con il premier giapponese Shinzo Abe e con quello australiano Malcolm Turnbull.
Sale così a cinque il numero di leader stranieri con cui Trump si sentirà nella giornata odierna: il tycoon aveva già in agenda telefonate col presidente russo Vladimir Putin, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande.
Nel suo ordine esecutivo per impedire l'ingresso di terroristi islamici negli Stati Uniti, il presidente americano ha sospeso per 120 giorni il programma di ammissione di tutti i rifugiati e fino a ulteriore comunicazione l'ingresso di quelli siriani.
Per quest'ultimi nel provvedimento non sembra esserci a safezones (zone di sicurezza).
Ingresso negli Stati Uniti sospeso per tre mesi per i cittadini di sette paesi musulmani: Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen.
Lo ha disposto il presidente americano Donald Trump nel suo ordine esecutivo per evitare di far entrare negli Usa terroristi stranieri.
"L'ingresso di cittadini e rifugiati siriani" è "dannoso per gli interessi del Paese": scrive Trump nell'ordine esecutivo.
Trump ha tagliato di oltre la metà il numero dei rifugiati che gli Stati Uniti prevedevano di accettare quest'anno, portandolo a 50mila.
Nel suo giro di vite per difendere gli Stati Uniti dall'ingresso di terroristi islamici, il presidente americano Donald Trump ha sospeso con effetto immediato il programma Visa interview waiver, che consentiva ai cittadini stranieri titolati di chiedere il rinnovo del visto senza affrontare il colloquio personale con le autorità diplomatiche Usa.
Trump procede come un rullo compressore per mantenere le sue promesse elettorali e firma altri due ordini esecutivi al Pentagono, dopo aver incontrato lo stato maggiore congiunto e partecipato alla cerimonia di giuramento del nuovo segretario alla difesa, il gen. James Mattis, "l'uomo giusto al posto giusto". "Vogliamo mantenere i terroristi islamici radicali fuori dagli Usa", per garantire che non si ammetta nel Paese la stessa minaccia che i nostri soldati combattono all'estero, ha osservato.
"Vogliamo ammettere nel nostro Paese solo coloro che lo sosterranno e ameranno profondamente la nostra gente, ha aggiunto, senza pero' spiegare i dettagli del provvedimento. Nei giorni scorsi erano trapelate sue intenzioni di sospendere il flusso di rifugiati e i visti per le persone provenienti da alcuni Paesi a maggioranza islamica flagellati dal terrorismo, come Siria, Libia, Iraq, Somalia, Sudan e Yemen.
In una intervista al Christian Broadcasting Network, Trump ha detto che tra i siriani che chiedono lo status di rifugiati dovrebbe essere data priorita' ai cristiani, finora "trattati in modo orribile": "se eri un musulmano potevi entrare ma se eri un cristiano no, era quasi impossibile". Parallelamente il presidente vuole rafforzare quello che e' gia' il primo esercito del mondo, rischiando di rilanciare la corsa agli armamenti e di gonfiare il deficit pubblico.
L'obiettivo, ha spiegato, "e' iniziare una grande ricostruzione delle forze armate americane, per sviluppare un piano per nuovi aerei, nuove navi, nuove risorse e strumenti per i nostri uomini e le nostre donne in uniforme".
Ma evitando sprechi. Mattis ha ordinato proprio oggi una revisione dei programmi per gli F-35 e l'Air Force One, gia' criticati da Trump come troppo costosi. Il capo del Pentagono ha chiesto al suo vice Robert Work di individuare i modi per ridurre significativamente il costo degli F-35, confrontandoli con gli F/A-18 Super Hornet e verificando se un Hornet modernizzato potrebbe rappresentare una valida alternativa.
Mattis ha chiesto risparmi anche per i nuovi modelli dell'aereo presidenziale, prodotti dalla Boeing. Il segretario alla difesa avra' infine l'ultima parola sulla tortura. "Credo che la tortura, il waterboarding funzionino", ha ribadito nella conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca gelando Theresa May.
Ma poi l'ha rassicurata precisando che si atterra' alle decisioni dei capi del Pentagono e della Cia, che nelle loro audizioni sotto giuramento al Congresso si sono dichiarati contrari alla tortura, vietata peraltro anche dalle leggi Usa. Il neo presidente ha infine continuato la sua guerra contro la stampa, sposando le controverse accuse del suo chief strategist Steve Bannon, secondo cui i media sono un partito di opposizione. "Non parlo di tutti, ma di una grande parte dei media... la loro disonesta', la loro totale truffa li rende certamente in parte un partito di opposizione", ha detto in una intervista alla Cbn.