Baciamano al boss catturato Il procuratore: gesto ignobile
Nei decenni è stato indicato come il «paese dei sequestri di persona», poi come quello della faida che ha provocato decine di morti e culminata con la strage di Duisburg (Germania) - sei vittime - a Ferragosto 2007.
Adesso San Luca, piccolo comune di 4.000 abitanti alle pendici dell’Aspromonte, commissariato per mafia e dove l’11 giugno non si voterà perché nessuno si è presentato, è tornato alla ribalta delle cronache come il paese del baciamano al boss.
Il gesto di un vicino di casa - forse un parente - che omaggia il superlatitante Giuseppe Giorgi mentre i carabinieri lo portano via da casa dopo averlo catturato dopo 23 anni di ricerche, inevitabilmente ha scatenato le polemiche.
«Questo non è il paese del baciamano, il problema è la mancanza di lavoro. Ma tanto San Luca è sempre il male», dicono a denti stretti alcuni paesani.
Ma fuori gli aggettivi negativi per indicare il gesto si sprecano: imbarazzante, indegno, bruttissimo. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini la definisce una scena «imbarazzante, perché poi purtroppo quella è l’immagine di una certa Italia che gira nel mondo e non è l’immagine vera della Calabria e della Sicilia che io conosco».
Il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho bolla il gesto come «ignobile», ma sottolineando che non si è trattato «certo nè di condivisione nè tantomeno di debolezza dello Stato che anzi ha dato una straordinaria dimostrazione di forza». Più che sul baciamano, il magistrato che guida la Dda che tanti latitanti ha assicurato alla giustizia, sposta l’attenzione su un’altra scena, quella dei carabinieri che esultano al rientro in caserma. «I carabinieri che si abbracciano felici come bambini - dice - sono la parte più bella di uno Stato efficiente in grado di catturare un latitante».
Uomini e donne che non si sono risparmiati, lavorando 24 ore ininterrottamente pur di raggiungere l’obiettivo. E se Giorgi è riuscito ad avvicinare il gruppetto di persone che lo attendeva fuori casa, spiega de Raho, è solo perchè i militari si sono trovati ad operare in spazi ristretti ed in una realtà in cui bisogna fare attenzione a tutti coloro che stanno nei paraggi perchè «conosciamo bene la forza militare della ‘ndrangheta.
L’importante era portare via Giorgi senza problemi ed è quello che è stato fatto».
Colpito dal baciamano si è detto il vescovo di Locri, mons.
Francesco Oliva, che proprio ieri ha annunciato di avere indetto «una giornata diocesana di preghiera per la conversione dei mafiosi». «Purtroppo - dice - è sintomo di una mentalità di ossequio al mafioso di turno che sta ad esprimere l’atavica suggestione psicologica della gente verso queste persone».
Persone, dice senza tentennamenti il referente di Libera don Pino Demasi, che «non sono da rispettare ma da disprezzare».
Per evitare che gesti simili si ripetano, aggiunge, serve «una rivoluzione culturale forte accompagnata da uno Stato sociale».
Che San Luca non sia quella del baciamano al boss ne è convinta la Cgil calabrese che in questi giorni ha tenuto nello stadio del paese, inaugurato ad aprile dal sottosegretario Maria Elena Boschi quale segno di rinascita, le olimpiadi della Legalità con la partecipazione di 200 ragazzi.
«Ma come si sa - chiosa la Cgil - a queste latitudini fa più notizia il baciamano di un pericoloso latitante che l’impegno di 200 ragazzi e ragazze che partendo dallo sport e dalla cultura, cercano di costruirsi un futuro, una luce ed una speranza».