Padoan: dalla spending review 30 miliardi di risparmi strutturali
Da Carlo Cottarelli a Yoram Gutgeld la spending review è arrivata a fruttare quest’anno quasi 30 miliardi di risparmi strutturali.
Con uno sforzo portato avanti con un lavoro in alcuni casi certosino, più che con l’accetta, l’Italia si è portata ai primi posti a livello Ocse per i progressi compiuti, tanto da essere diventata un caso «interessante» anche all’interno dell’Eurogruppo.
Proprio il nostro Paese, ha rivendicato con un certo orgoglio Pier Carlo Padoan, viene infatti regolarmente invitato a portare in Europa dati ed esempi concreti su come aggredire la spesa pubblica ed ottenere indispensabile «spazio fiscale» per altri obiettivi.
La spending, ha spiegato Gutgeld nella relazione annuale sull’attività svolta in qualità di commissario straordinario del governo, ha infatti creato due terzi delle risorse necessarie per il risanamento dei conti e il calo del deficit, per la riduzione della pressione fiscale (scesa dal 43,6% del 2013 al 42,3% del 2016) e per il finanziamento dei servizi pubblici essenziali.
I fronti di intervento sono stati molti: innanzitutto il ruolo della Consip, nell’occhio del ciclone per tutt’altri motivi, come centrale d’acquisto nazionale della pubblica amministrazione «è stato notevolmente ampliato» con risultati sia sulla spesa presidiata sia sul valore delle gare bandite che nel 2016 è stato di 17,3 miliardi, il 28% in più rispetto al 2014.
Per effetto del blocco del turn over, nel triennio 2013-2016 il personale pubblico è invece diminuito, al netto della scuola, del 3,8% (pari a 84 mila dipendenti in meno) con punte del 7% nei soli ministeri. Mentre per quanto riguarda gli enti locali, gli incentivi alle fusioni dei piccolo Comuni introdotti nel 2014 hanno finora indotto 120 Comuni a fondersi. Un risultato che, ha sollecitato il commissario, spingerebbe non solo a confermare la misura ma a rafforzarla ulteriormente.
La riforma delle Province ordinarie ha invece prodotto un risparmio annuo strutturale di circa 843 milioni di euro, che però ha messo in crisi un sistema di servizi, come la manutenzione strade o l'edizilizia scolastica, tuttora di competenza degli enti depotenziati.
L’invito al prossimo governo è quindi quello a «non mollare la presa», che però già questo è intenzionato a non allentare.
A breve, ha annunciato il presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, arriverà infatti l’atteso Dpcm che dovrebbe regolamentare i tagli ai ministeri per un miliardo già previsti dal Def.
«Certo nella pubblica amministrazione esistono sprechi, - ha osservato il premier - ma farla facile è un sport abbastanza diffuso e tutto sommato non conviene».
Nel governo, ha quindi puntualizzato, «non c’è religione dei tagli ma aspirazione all’efficienza».
A togliersi qualche sassolino dalla scarpa di fronte ai risultati raggiunti è quindi anche Padoan. «Mi auguro, dopo la presentazione della relazione del commissario sulla spending review, di leggere un po' meno sulla stampa che in Italia la spending o non si è fatta o si è fatta male. Qualcuno continuerà a dirlo, ma qualcuno ci penserà due volte», ha rilevato il ministro dell’Economia.