Province senza fondi per i servizi Alla Camera Ok al potenziamento
Sì dell’Aula della Camera alle mozioni sulle iniziative volte a garantire il funzionamento delle province.
In base ai testi approvati, il governo è impegnato, tra l’altro: «a proseguire nello sforzo intrapreso al fine di garantire le risorse necessarie ad assicurare l’effettivo esercizio delle funzioni fondamentali da parte delle province e delle città metropolitane, anche promuovendo le opportune modifiche alla legislazione vigente; ad individuare le risorse adeguate a copertura delle funzioni statali assegnate in base all’analisi reale dei fabbisogni standard, nel rispetto dell’articolo 119 della Costituzione».
I testi approvati a Montecitorio impegnano, inoltre, il governo «a verificare che il processo di riordino delle funzioni regionali assegnate dalle regioni alle province e città metropolitane sia garantito da una copertura finanziaria in base all’analisi dei fabbisogni standard; ad adottare ogni iniziativa di competenza utile a favorire il ripristino dell’autonomia organizzativa degli enti; ad adottare ogni utile iniziativa di competenza che consenta, a partire dal 2018, di ristabilire la piena autonomia economica, finanziaria e organizzativa delle province e delle città metropolitane attraverso la garanzia della piena copertura delle funzioni fondamentali, superando la logica emergenziale del bilancio annuale e garantendo la corretta programmazione».
Le Province ordinarie sonoi state depotenziate nel 2014 dalla legge Delrio, durante il governo Renzi, con l'obiettivo poi di cancellare definitivamente dalla Costituzione l'ente di area vasta cui però fanno capo numerosi servizi di primo piano, quali l'edilizia scolastica o la manutenzione di molte strade.
Con il successo del no nel referendum costituzionale del 4 dicembre scorso si riapre il confronto, dunque, anche sul ruolo di questo ente territoriale previsto dalla Costituziona ma notevolmente iondeboilito dalla legge ordinaria di tre anni fa, sia con il dimezzamento del personale sia con il taglio dei fondi; cancellata anche l'elezione diretta degli organismi, che dopo la riforma sono scelti e formati da politici già impegnati nei Comuni.