Vitalizii, M5S all'attacco Ma Cicciolina si arrabbia
Il M5S accelera la partenza della campagna elettorale che intende giocarsi soprattutto cavalcando la battaglia contro i privilegi della ‘castà, a partire dalla guerra ai vitalizi, istituto «medievale e anticostituzionale».
«Non ci fermeremo, per il M5S l’abolizione dei vitalizi è una priorità. Siamo a pochi mesi dalla fine della legislatura e noi concentreremo le nostre forze su questa battaglia» annuncia Luigi
Di Maio nel giorno in cui Beppe Grillo rompe gli indugi sulla location della prossima kermesse nazionale del Movimento: si farà a Rimini dal 22 al 24 settembre e lì, conferma, «annunceremo i risultati della votazione online che avrà decretato il candidato premier ed è qui che farà il suo primo discorso ufficiale: sarà un momento storico».
Il leader del M5S ci sarà e con pieni poteri: Grillo smentisce infatti l’ipotesi di abbandonare il Movimento.
«Quello con il M5S per me è un rapporto siamese, inscindibile, indissolubile. Da qui alle politiche nessuno può permettersi passi indietro» chiarisce.
Rimini sarà anche l’occasione per presentare il programma di governo e la squadra che in vario modo lo supporterà, anche con personalità esterne al Movimento. La kermesse sarà «anche l’occasione per aprire le porte a tutte le persone che vogliono collaborare alla creazione dell’Italia 5 Stelle» annuncia.
La guerra alla casta invece sarà materia per la campagna elettorale del M5s ma il Pd non si arrende e rilancia. «Nelle prossime ore avanzeremo una proposta per l’ufficio di presidenza per risolvere definitivamente la questione e anche il caso di chi dopo la riabilitazione pretende di ricevere indietro gli arretrati» annuncia il dem Ettore Rosato. Sui ‘casì dei percettori di vitalizi il M5s ha stilato una specie di black list in cui figurano i vitalizi percepiti da alcuni ex parlamentari, come «Ilona Staller, Gianni Rivera, Vittorio Sgarbi, Ombretta Colli o Eugenio Scalfari che ci fa la morale».
Piccata la replica via Facebook di Ilona Staller in arte Cicciolina: «Le tue dichiarazioni riguardo me mettendomi sul - Black List – è offensivo!! Chiedimi scusa ufficialmente se non sarò costretto a querelarti!! Non sai neppure e dichiari il falso che io ho fatto il deputato dal 1987-1992 per ben 5 anni !! Ho preso 20,000 voto ero seconda a Marco Pannella e per ben 5 anni ogni santo giorno andavo al parlamento!! Ho fatto 20 proposte di legge è tuttora depositata al Parlamento Italiano! Io prendo 2000 euro nette di vitalizio ! Il tuo stipendio parlamentare sicuramente è oltre 10,000 euro al mese!! Concludo di non insultarmi sui giornali perché vado via legale!! E chiedi scusa al giornale che hai menzionato anche un morto defunto da anni dicendo che prende vitalizio!! Ridicolo!!»
Di Maio infatti aveva citato anche un «certo Boneschi che s’è fatto un giorno in Parlamento ma prende 3.108 euro al mese».
Di Maio non lo sa ma il radicale Luca Boneschi, avvocato difensore della famiglia di Giorgiana Masi, di Pietro Valpreda e Camilla Cederna, deputato per un solo giorno per poter rinunciare all’immunità, è deceduto un anno fa: «per fare propaganda tutto è lecito: anche mettere i morti alla pubblica gogna» commenta Renato Schifani.
«La vera gaffe è di chi ci ha fatto pagare un vitalizio a una persona che ha messo piede un solo giorno nella sua vita in Parlamento» ribatte il deputato trentino Riccardo Fraccaro che ricorda come il M5S abbia perseguito l’abolizione dei vitalizi da quando è entrato in Parlamento mentre «la maggioranza dice di volerlo fare, prendendo in giro gli italiani». I fatti, sostiene il M5s, li smentiscono. Il deputato ricorda i voti contrari del Pd dalla mozione presentata dal M5s nel 2013 e ripercorre le tappe dei tentativi fatti fino al tira e molla sulla proposta Richetti, sulla sua calendarizzazione fino allo stop in attesa del parere della
Ragioneria dello Stato su cui oggi il M5s ha chiesto un chiarimento, presentandosi negli uffici del Ministero. «Abbiamo scoperto che, guarda caso, a non aver fornito i dati necessari alla sua redazione sono stati proprio Camera e Senato!» spiegano i 5 Stelle che ora chiedono conto del ritardo ai presidenti Grasso e Boldrini. E difende la Ragioneria anche Rosato:«Inutile prendersela con la ragioneria quando fa il suo lavoro: cerchiamo un’altra soluzione e portiamo a conclusione la vicenda».