A Legnano e a Bassano il pianto di parenti e amici di Bruno e Luca
Sono Bruno Gulotta, 35enne di Legnano, e Luca Russo (a sinistra nella foto), 25 anni, di Bassano del Grappa, le due vittime italiane dell’attacco terroristico sulla Rambla di Barcellona (14 morti, un centinaio di feriti).
Gulotta, racconta la moglie, si è messo davanti ai figli di 7 mesi e 6 anni salvandoli dalla corsa del van.
Russo si trovava nella città catalana con la ragazza, ferita e ancora in ospedale. «Aiutatemi a riportarlo a casa» chiede la sorella del giovane veneto.
Luca Russo era originario di Marostica e abitava a Bassano. Si era laureato in ingegneria all’università di Padova. Il suo ultimo messaggio su Facebook è del giugno scorso e oggi appare profetico: «Nasciamo senza portare nulla, moriamo senza portare via nulla. Ed in mezzo litighiamo per possedere qualcosa».
Il giovane lavorava in una azienda del padovano ed era fidanzato con Marta Scomazzon, una concittadina rimasta ferita nell’attentato.
«Stavamo camminando assieme poi ci è venuto addosso il pulmino: io sono caduta e mi sono accorta che Luca non c’era più, non l’ho più visto da quel momento, il suo corpo è stato spazzato via», sono le parole che Marta ha riferito alla zia Lucia, poi raggiunta dall’Ansa.
«I terroristi, i kamikaze, ci ammazzano per intimidirci, piegarci e infine ricattarci. Il loro scopo non è riempire i cimiteri, non è distruggere i nostri grattacieli, le nostre Torri di Pisa, le nostre Tour Eiffel, le nostre cattedrali, i nostri David di Michelangelo. È distruggere la nostra anima, le nostre idee, i sentimenti, i sogni»: è quanto aveva scritto nel luglio 2016 su Facebook, in occasione dell’attentato terroristico di Nizza, Chiara Russo, la sorella di Luca.
«Stavamo investendo su di lui, volevamo farlo crescere. È come se fosse morto un fratello, siamo sconvolti». Stefano Facchinello è uno dei soci della Fral srl, l’azienda di Carmignano di Brenta (Padova) specializzata in deumidificatori dove lavorava Luca Russo.
«Luca era entrato in azienda da circa un anno - spiega Facchinello - lavorava all’ufficio tecnico e seguiva gli schemi elettrici delle macchine che producono i deumidificatori. Era un ragazzo disponibile, preciso e puntuale, ci ha colpito per la razionalità e la determinazione». L’azienda è chiusa fino a martedì; Facchinello ha appreso la notizia dai Tg: «Non sapevo nemmeno che Luca fosse in Spagna - aggiunge - altrimenti avrei cercato di contattarlo subito come ho fatto con un’altra dipendente, che era a Valencia e stava bene».
Dolore e incredulità anche a Legnano, per la morte di Bruno Gullotta.
«Non so, ma non dubito che abbia fatto scudo ai bambini: ha sempre messo i suoi figli in primo piano»: Manolo De Agostini, uno dei colleghi, ha reagito così al racconto di come è morto Bruno nell’attentato di ieri a Barcellona.
Oggi la società della rivista online Tom’s Hardware è aperta anche se con poco personale dato il periodo di ferie. Per tutti i colleghi la notizia che Bruno era fra le vittime è arrivata la notte scorsa come una doccia ghiacciata.
Bruno era partito da qualche giorno con la famiglia in auto per visitare Barcellona e le zone vicine. Sulla strada, da Cannes, aveva postato una foto sul suo profilo Facebook.
«Era un amico, una bellissima persona e il miglior esperto di marketing che abbia mai conosciuto» ha aggiunto Valerio Porcu, che ha un bimbo di quasi 5 anni, coetaneo del primogenito di Bruno. Per questo insieme parlavano di bambini. Ma non solo.
Nell’ultimo anno aveva iniziato ad andare in palestra, si interessava di nutrizione. Anche di questo parlava con i colleghi alla macchinetta del caffè, come dell’attualità, inclusi gli attentati di Nizza e di Londra quando sono accaduti.
«Era una persona posata e fatti come questi non si possono che condannare» ha aggiunto Manolo. La sua scrivania è come lui l’ha lasciata: assolutamente ordinata senza carte o soprammobili a differenza di quelle dei colleghi dove spuntano pupazzetti, materiale da provare o anche solo una miniatura di Star Wars.
«Era ordinato. Si segnava tutto e non ha mai scordato una scadenza».
L’ultimo messaggio Bruno Gulotta l’aveva postato 20 minuti prima di essere travolto dal van che ha falciato assieme a lui altre 12 persone e ne ha ferite centinaia a Barcellona. «Era felice, erano una famiglia felice in vacanza». A raccontare è il suo datore di lavoro, Pino Bruno, che da tre anni e mezzo lavorava al suo fianco. «Era un genio dell’informatica», dice.
Assieme alla moglie e ai figlioletti di 4 anni e appena 7 mesi, stavano facendo un viaggio itinerante, erano passati per Cannes e poi erano arrivati a Barcellona. Quel maledetto pomeriggio, spiega Bruno che ha parlato con la moglie del collega, «stavano passeggiando tutti insieme sulla Rambla, poi all’improvviso lui è stato travolto. Non ho chiesto troppi dettagli alla moglie, ho voluto rispettare il suo dolore».