Nuovo missile dalla Corea Nuova condanna dell'Onu
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, «condanna» il lancio dell’ultimo missile dalla Nord Corea, un’altra «palese violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza».
Guterres, in una nota del portavoce, invita la leadership di Pyongyang a «evitare ulteriori test, rispettare le risoluzioni del Cds e lasciare lo spazio per esplorare la ripresa di un dialogo sulla denuclearizzazione».
Il segretario generale «discuterà la situazione nella penisola con tutte le parti interessate a margine dei lavori dell’Assemblea Generale».
IL LANCIO DEL MISSILE
In meno di tre settimane, due missili balistici nord-coreani hanno sorvolato l’isola giapponese di Hokkaido, la più settentrionale. Ancora una volta, questa mattina all’alba, un missile di Pyongyang ha seminato il panico nell’impero del Sol levante, irritando e preoccupando il mondo intero.
Gli Stati Uniti in primis, ma anche l’alleato cinese che neppure lui riesce a controllare la follia di Kim Jong-un. A Seul, il presidente sud-coreano Moon Jae-in ha immediatamente convocato una riunione urgente del Consiglio di sicurezza nazionale.
LA RIUNIONE DI EMERGENZA
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha indetto una riunione d’emergenza. Le consultazioni a porte chiuse avranno luogo oggi pomeriggio su richiesta degli Stati Uniti e del Giappone, rende noto l’Onu.
Immediata la reazione della Corea del Sud: il presidente del Paese, Moon Jae-in ha dichiarato che Seul possiede una capacità di fuoco in grado di distruggere la Corea del Nord «in modo irrecuperabile». Moon ha aggiunto che il dialogo con Kim Jong-un è «impossibile in una situazione come questa». Lo riporta l’Independent, che cita l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap.
LA GITTATA DEL MISSILE
Secondo i militari sud coreani citati dalla Yonhap, questa volta il missile ha avuto una gittata ben superiore rispetto a quello di fine agosto, già considerato dagli esperti un missile intercontinentale potenzialmente in grado di trasportare una mini testata nucleare verso gli Stati Uniti e l’Europa. Ed è di pochi giorni fa - il 3 settembre - il sesto test nucleare nord coreano, che secondo alcuni esperti, anche americani, ha fatto esplodere una bomba all’idrogeno, provocando un terremoto di una intensità superiore alla magnitudo sei della scala di Richter.
Oggi il missile lanciato dai pressi della capitale Pyongyang ha volato per ben 3.700 chilometri, affondando verosimilmente nel Pacifico Nord, e ad una altezza di circa 770 chilometri. Il missile precedente, quello del 28 agosto, un Hwasong-12, aveva avuto una gittata di circa 2.700 chilometri, volando ad una altitudine di circa 550 chilometri e si era spezzato in tre parti nel mare del Giappone.
E proprio in queste ore, nello stesso Mar del Giappone, sarebbero in corso manovre della marina sud coreana, secondo fonti di Seul. Manovre che potrebbero aver spinto Kim Jong-un ad anticipare il nuovo test odierno rispetto alle previsioni.
Poche ore prima del lancio del nuovo missile la Corea del Nord attraverso la sua agenzia di stampa ufficiale aveva minacciato direttamente il Giappone, ricorda il Washington Post online. «Le quattro isole dell’arcipelago (giapponese) dovrebbero essere affondate da (una nostra) bomba atomica», aveva dichiarato la commissione nordcoreana per la pace nel Pacifico asiatico, aggiungendo: «Il Giappone non deve più esistere accanto a noi».
Lunedì scorso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità una serie di nuove sanzioni contro la Corea del Nord, per la nona volta dal 2006, anno del primo test nucleare di Pyongyang.
LA REAZIONE DI MOSCA
Sulla Corea del Nord Mosca sta dimostrando «non solo la nostra contrarietà verso questi lanci illegali» ma anche «il nostro desiderio di risolvere la situazione nella penisola coreana». Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova alla radio Govorit Moskva. «Purtroppo da Washington viene solo retorica aggressiva», ha aggiunto.
La Russia è profondamente preoccupata per le ulteriori azioni provocatorie della Corea del Nord e le condanna con forza perché possono portare a una escalation. Così il Cremlino citato dalla Tass