Brexit, ora il nodo è l'Irlanda del Nord
Ieri è stata fumata nera su un accordo che appariva a portata di mano ma un'intesa sulla Brexit è ancora possibile. Anche se c'è da sciogliere il nodo più intricato: la frontiera dell'Irlanda del Nord. L'ipotesi di mantenere Belfast nel mercato unico è sembrata prendere corpo, con un possibile ok di Londra. Ma la soluzione creerebbe non pochi problemi politici al governo britannico.
Quando manca ormai pochissimo al vertice europeo del 14-15 dicembre, che dovrà sancire l'eventuale passaggio alla «fase due» dei negoziati tra Regno Unito e Ue, da entrambi i lati c'è comunque fiducia che nei prossimi giorni si possa chiudere il primo capitolo. E iniziare così a discutere dei rapporti futuri.
Dopo settimane di quasi impasse tra le squadre negoziali del francese Michel Barnier e del ministro britannico David Davis, il dossier è salito di livello politico: la premier Theresa May e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker si sono dati appuntamento di persona per un pranzo durato oltre tre ore. May, che a Bruxelles ha parlato anche con i presidenti delle altre istituzioni Ue, Donald Tusk per il Consiglio europeo e Antonio Tajani per il Parlamento, è arrivata con nuove concessioni che sembravano spianare la strada all'accordo. Tanto che in mattinata, diverse figure vicine al dossier si dicevano pronte a scommettere che sarebbe stata la giornata decisiva.
Sui diritti da garantire ai cittadini europei, la premier ha aperto alla richiesta di mantenere un ruolo per la Corte di giustizia dell'Ue e ha ammorbidito ulteriormente la linea sul nodo finanziario, dicendosi pronta ad ottemperare in pieno agli obblighi già presi dal Regno Unito rispetto al bilancio europeo.
Anche se chi ha visto le carte spiega che non è stata messa una cifra nero su bianco circa il «conto» da pagare.
Aperture che hanno fatto infuriare gli «hard brexiters», i sostenitori di un divorzio duro e puro. A creare i veri problemi è stata però la soluzione trovata per l'Irlanda del Nord: mantenere l'Ulster nel mercato unico, come richiesto da Bruxelles. Un'idea immediatamente bocciata dal Dup, il partito unionista nordirlandese il cui sostegno è vitale per tenere in piedi il governo May. La soluzione minacciava inoltre in prospettiva di risolvere un problema per crearne altri due, con gli scozzesi e il sindaco di Londra già pronti a chiedere anche loro uno status speciale come quello ipotizzato per Belfast. Per il momento, quindi, tutto in stand-by.
Probabilmente si cercherà di chiudere il cerchio prima di mercoledì, quando la Commissione presenterà una valutazione sull'andamento dei negoziati, in vista dell'appuntamento clou: quello dei governi dei 27 al vertice del 15 dicembre. Tusk in mattinata si era mostrato ottimista. In serata non ha nascosto la delusione: la bozza delle linee guida dei 27 per i negoziati sul periodo di transizione e sulle relazioni future è pronta, spiega, ma Londra e Commissione hanno chiesto tempo. Solo che ora «il tempo stringe davvero».