Italia sempre più povera oltre 7 milioni in difficoltà
«Un Paese in netto miglioramento», che fa progressi su svariati fronti, ma dove restano «importanti punti di debolezza», conclamati dal confronto con l'Europa. È come se i passi avanti siano sempre più corti di quelli della concorrenza. Si contano così ritardi che diventano voragini quando si guarda al Mezzogiorno. La diagnosi arriva dall'Istat.
A colpire è il rialzo dell'indice di grave disagio economico, quando non ci si può permettere di andare in vacanza, comprarsi un'auto o stare in regola con le bollette. Una condizione che tocca il 12,1% della popolazione, ovvero 7,3 milioni di persone.
L'incidenza al Sud è tripla rispetto al Centro-Nord. Ma, e potrebbe sorprendere, l'intensità del fenomeno che ci dice quanto i poveri siano poveri, è più accentuata nelle regioni settentrionali. Colpa, forse, del costo della vita.
L'analisi si fa quindi complessa, ma il verdetto del nuovo Rapporto «Noi Italia» è chiaro, c'è una parte del Paese, il meridione, che fa progressi troppo modesti o addirittura va peggiorando. Le ricadute vanno oltre il Pil e il mercato del lavoro. Come noto, l'Italia vanta un'aspettativa di vita fra le più alte in ambito europeo (quasi 80 anni per gli uomini e 85 per le donne) ma dietro la media si nascondono forti disuguaglianze, con uno svantaggio del Mezzogiorno di circa un anno rispetto al resto del Paese, che diventano tre considerando gli estremi del Trentino e della Campania. Lato occupazione, le regioni meridionali si vedrebbero assegnare la maglia nera se paragonate al resto dei Paesi dell'Ue. Basti pensare che i giovani senza lavoro superano la soglia del 50%. E in Calabria per le ragazze si sfiora addirittura il 70%. Per aiutare le donne a trovare un posto non sembra si faccia molto, soprattutto per le mamme. Eppure nel Sud l'Istat vede del potenziale. Dal turismo alla tutela dell'ambiente. Il rapporto mette in evidenza anche i fiori all'occhiello dell'Italia, dalle eccellenze agroalimentari alla qualità delle acque balneari. Nel labirinto di statistiche emerge però nitidamente come la via d'uscita stia nel puntare sull'istruzione e sulla formazione. Settori che ci vedono in fondo alle classifiche. Così risulta bassa anche la capacità di attrarre talenti: degli oltre 5 milioni di stranieri in età da lavoro la maggioranza ha solo la licenzia media.